Terminata le competizioni due settimane fa con i quarti di finale raggiunti al Challenger di Ortisei, per Federico Gaio è già arrivato il momento di dedicarsi alla preparazione in vista della dell’inizio della stagione 2021. Nell’intervista pubblicata sul sito della FIT, Federico tira le somme di un’annata per tutti senza precedenti e parla dei progetti per l’immediato futuro.
Dal suo punto di vista, l’interruzione del Tour dello scorso marzo non è certo arrivata nel momento migliore, con il successo a Bangkok di fine gennaio che lo aveva portato al best ranking (n. 124 ATP), avvicinandolo alla top 100: “Peccato che lo stop causa pandemia sia arrivato proprio nel momento in cui non avevo punti da difendere in classifica” spiega. “Nel complesso, tuttavia, non mi posso lamentare: anche dopo la ripresa ho giocato abbastanza bene e, considerando che sono uno a cui piace mettere nelle gambe tante partite, lo stesso può dirsi anche per il finale di stagione, a parte qualche torneo indoor”.
Come hanno avuto modo di rilevare tanti suoi colleghi, però, sarebbe potuta andare anche peggio. E, in effetti, le prospettive della scorsa primavera con le cancellazioni di fette del Tour che si susseguivano erano tutt’altro che rosse: “È già andata bene che l’attività sia ripresa ad agosto e si sia potuto giocare altri tre-quattro mesi, dopo i due iniziali, una prospettiva che a un certo punto pareva impossibile”.
Con la ripresa del circuito e l’esperienza della prima bolla a New York, l’attuale n. 137 della classifica racconta che quella del Roland Garros è stata “molto più pesante da sopportare. A differenza dello US Open, dove dall’organizzazione erano stati previsti spazi all’aria aperta, con un maxi-schermo e la possibilità di mangiare nel rispetto delle distanze di sicurezza, a Parigi non c’erano spazi all’aperto in hotel ma solo al circolo: ci si sentiva quasi in carcere, come in gabbia. E pure le mascherine da indossare sempre e il distanziamento sociale, o l’assenza di pubblico, sono aspetti che non si possono dimenticare tanto facilmente”.
Per quanto riguarda il presente, è radicalmente cambiato il team del ventottenne faentino. Finita la collaborazione con l’allenatore Daniele Silvestre e il preparatore atletico Umberto Ferrara, Gaio spiega che sarà seguito da Fabio Colangelo al circolo della Stampa Sporting di Torino, lo stesso in cui lavora Lorenzo Sonego con coach Arbino. “Punto di riferimento importante sarà anche il preparatore atletico Riccardo Zacco e un prezioso aiuto verrà da Danilo Pizzorno con la sua video-analisi. Il club ospiterà anche gli allenamenti dei protagonisti delle ATP Finals e sta quindi per attrezzarsi anche con impianti ancora più moderni”. Federico non ha dubbi sugli obiettivi da perseguire: “L’ingresso tra i primi cento del mondo è la priorità, io lavoro sempre per arricchire il mio bagaglio tecnico-tattico oltre che atletico, e risultati e classifica ne sono una conseguenza. Spero davvero di riuscire a compiere questo ulteriore step, imitando quanto sono già stati capaci di ottenere altri giocatori italiani”.
Con il periodo primaverile in cui ha pochissimi punti da difendere, l’obiettivo è quello di ingranare bene con la ripartenza in Australia. Certo, gioverebbe sapere quando ci sarà questa ripartenza. Con il nodo fondamentale della possibilità di allenarsi durante la quarantena ancora da sciogliere, i primi arrivi internazionali nello Stato della Victoria che inizieranno contingentati dalla prossima settimana solo per permettere il ritorno in patria in occasione delle feste natalizie, le ipotesi che si rincorrono su bolle, hotel, qualificazioni in altri continenti, per tacere di una data di inizio della quale si ignora anche il mese, Gaio è capace di riassumere la complessa situazione delle trattative fra Tennis e Australia e governo statale con una semplice, incontestabile battuta: “Ad oggi, l’unica vera certezza è che non ci sono certezze”.