L’uomo dei numeri (non solo) dell’ATP, Craig O’Shannessy, torna a stuzzicare la nostra curiosità con una delle sue puntualissime analisi. Oggetto dell’approfondimento è questa volta il secondo servizio dei top 10; precisamente, la direzione scelta dal battitore quando si trova sul lato della parità e il grado di successo che quella decisione gli porta. Ricordiamo che, come sempre, le direzioni del servizio sono divise in esterna, al corpo e alla T.
La regola non scritta (anzi, più e più volte scritta) suggerisce che una buona idea, dopo aver avuto quella pessima di fallire il bersaglio con la prima battuta, sia di sfoderare un bel kick alla T o uno slice leggermente a sinistra del ribattitore che gli curvi verso il corpo. Insomma, tiragli sul rovescio. L’assunto su cui si regge questa analisi è appunto che servire esterno a un avversario destrimano viene percepito come coraggioso oppure insensato. A meno che, sottolinea Craig, non ci si fidi della matematica.
Sorpresa sorpresa, la miglior percentuale di successo arriva proprio quando i primi dieci del mondo servono a uscire sul dritto dell’avversario (mal)destro. Non proprio i migliori dieci, in realtà, dal momento che Roger Federer è escluso da questa statistica. E non perché, se non fosse per il ranking biennale, il campione di Basilea sarebbe a malapena fra i primi trenta (o fuori dai cinquanta, secondo la matematica hordorffiana), ma per il semplice motivo che quest’anno non ha giocato eventi ATP, fonte dei dati di questo studio. Al suo posto entra allora Gael Monfils, che viene anche comodo in quanto colui che più di tutti tira a destra, guidando il trio che fa di codesta direzione la preferita:
Gael Monfils = 48% (59/123)
Novak Djokovic = 44.0% (118/268)
Daniil Medvedev = 41.9% (95/227)
Ma andiamo subito a vedere i dati aggregati relativi a percentuali di scelta della direzione e di esito.
Stagione 2020: secondi servizi dei top 10 dal lato della parità contro avversari destrimani
Direzione | % della direzione | % di successo |
Esterna | 25% | 65% |
Al corpo | 23% | 56% |
Alla T | 53% | 58% |
(Sì, è altamente probabile che il valore della direzione al corpo o alla T sia errato di una unità.) O’Shannessy ci tiene a ribadire che servire sul dritto dell’avversario sembrerebbe una strategia insensata, mentre i numeri descrivono una realtà ben diversa. Sono infatti ben otto coloro che vantano la percentuale di successo più alta servendo esterno. Eccoli in ordine, con il ragazzone di Atene che più di ogni altro raccoglie i frutti di questa presunta insensatezza:
1. Stefanos Tsitsipas = 75.0% (21/28)
2. Alexander Zverev = 66.7% (4/6)
3. Dominic Thiem = 67.5% (27/40)
3. Rafael Nadal = 67.5% (27/40)
5. Daniil Medvedev = 64.2% (61/95)
6. Gael Monfils = 62.7% (37/59)
7. Matteo Berrettini = 62.5% (10/16)
8. Diego Schwartzman = 60.6% (40.66)
Talmente soddisfatto di questa scoperta, Craig non nomina nemmeno i due restanti (Nole e Rublev, ovviamente), limitandosi a specificare che uno dei due fa più punti servendo al corpo e l’altro mirando alla T. Soprattutto, non ci fornisce la sua interpretazione su un Djokovic che sembra scegliere di tirare con più frequenza là dove l’esito favorevole è meno probabile. In ogni caso, i vantaggi di servire esterno sul dritto del ribattitore sono essenzialmente due:
1) L’elemento sorpresa. Se questi dati raccontano che tre volte su quattro il battitore sceglie la T o il bersaglio grosso, è ragionevole pensare che chi risponde si prepari (sia come posizione, sia mentalmente) a gestire una palla in arrivo sul proprio lato sinistro; se invece arriva a destra, correzioni veloci possono facilmente trasformarsi in errori diretti o, comunque, in risposte tutt’altro che impegnative per il battitore.
2) Strafare. Non ci sono dubbi che un giocatore sia in grado di produrre più potenza con il dritto che con il rovescio. Così, quando per una volta quell’antipatico dall’altra parte della rete non ci costringe ad arrampicarci di rovescio o a toglierci la palla dall’ombelico, vogliamo scatenare potenza e rabbia su quella risposta; il problema, però, è che siamo in allungo fuori dal campo e cercare di fare un buco per terra da una posizione che suggerisce invece una soluzione più conservativa ci porterà a sbagliare.
In conclusione, l’analisi mostra i vantaggi di servire da destra la seconda esterna sul dritto avversario, fenomeno che, sempre secondo O’Shannessy, non avremmo mai sospettato. Vantaggi, ça va sans dire, che nascono proprio perché è la direzione meno abituale. E che, al momento, sono provati per la maggioranza dei top 10.