Karolina Pliskova si trova a Marbella per preparare la nuova stagione insieme al suo team, capeggiato dal nuovo allenatore Sascha Bajin. In un’intervista a Tennisnet, il coach tedesco racconta di essere stato prima contattato da Michal Hrdlička, marito e manager di Karolina. Dopo qualche positiva chiacchierata su FaceTime, comincia la collaborazione, anche se “all’inizio non intendevo continuare subito con il Tour” racconta Sascha. “Per me, deve anche avere senso lavorare con una certa giocatrice: è necessario che creda in lei e senta che può fare grandi cose. Ed è importante che io possa aiutarla con il mio metodo. Sono stato sorpreso e felice di questa richiesta da parte di una ex numero 1”.
NIENTE MASCHI, VOGLIO VINCERE – Quella di Pliskova non è stata l’unica offerta di lavoro arrivata dopo la fine del rapporto con Dayana Yastremska. Si sono fatti sentire anche alcuni di giocatori, un paio con proposte molto allettanti, dei quali però non fa i nomi. “Con gli uomini, è estremamente difficile arrivare al vertice per via di quei tre o quattro che si spartiscono i titoli”. Come a dire che i Fab Four hanno annientato non solo le aspettative e le ambizioni di due generazioni di tennisti che, in pratica, si sono più o meno presto rassegnati a non poter vincere titoli pesanti né puntare alla cima della classifica, ma anche quelle di alcuni allenatori. “In quanto coach, lo scopo è vincere titoli, è per questo che lavoriamo”. Verrebbe quasi da osservare che Sascha abbia optato per evitare le difficoltà, ma puntare a un Major con Pliskova non può nemmeno essere definito voler vincere facile. “È un po’ come con Caroline Wozniacki” continua, “neanche lei aveva mai vinto uno Slam prima che lavorassimo insieme. Non ero con lei all’Australian Open 2018, ma è sempre stato il nostro obiettivo. E lei ce l’ha fatta due mesi dopo la nostra separazione. Ne sono stato davvero felice”.
I LIMITI DA SUPERARE – Karolina ha raggiunto la vetta del tennis mondiale nell’estate del 2017, ma non ha ancora messo le mani su uno Slam. Il motivo non è un segreto: “Se hai vinto tutti gli altri titoli e battuto tutte, dev’essere una barriera mentale a non permetterti di esprimere il tuo miglior tennis nei Major”. Bajin è convinto che aver lavorato con giocatrici che hanno alzato i trofei più prestigiosi (Azarenka, Stephens, Wozniacki) sia un grosso vantaggio in termini di energia e fiducia che lui può trasmettere. “L’obiettivo è ovviamente vincere un torneo dello Slam. Finora lei si è caricata di troppa pressione ma, se tutto va bene, fermeremo questa cosa”.
Oltre alla ‘testa’ pare che manchi anche il cosiddetto piano B – non che sia esattamente l’unica del circuito ad avere questo limite. “Per vincere uno Slam, il piano B è importantissimo perché non puoi giocare al tuo massimo per due settimane. Nessuno lo ha mai fatto. Forse un po’ Iga Swiatek, ma di solito ti serve un piano B e forse un C. Stiamo lavorando per far sì che superi il blocco mentale e giochi il suo miglior tennis nei momenti importanti”. Un aspetto di cui Sascha, che ha anche scritto un libro sulla forza mentale (“Strengthen your mind: 50 habits for mental change”), si fa completamente carico. “Ci sono cento altri coach che ti insegnano anche meglio come colpire un dritto o un rovescio, ma non nei momenti che contano. Sul 5 pari al terzo, 40-30, devi essere in grado di spiegare alla giocatrice su cosa deve concentrarsi e cosa è importante. La parte difficile è che ciò varia da tennista a tennista e una frase che può aiutare una non funziona con un’altra, anche se hanno lo stesso problema. La mia forza è che sono versatile e so adattarmi. Lo dimostra il successo che ho avuto con giocatrici della Bielorussia, del Giappone e della Danimarca, tutte persone diverse”.
IO NON C’ERO – Con la giovane ucraina Yastremska, viceversa, i risultati non sono arrivati, ma lui la vede diversamente: “Ha raggiunto la finale ad Adelaide, poi c’è stata l’interruzione per il coronavirus. A me piace stare con la mia pupilla per tutto l’anno e prendermi il 100% della responsabilità, ma non abbiamo potuto lavorare insieme per sei mesi. Per questo, trovo difficile assumermi responsabilità in questo caso”. Sascha sminuisce anche l’enfasi dato al suo tweet di complimenti a Osaka come causa della rottura con Dayana che “è dipesa da come interpretavamo il suo gioco. Volevo vedere certe cose e pensavo che A-B-C- l’avrebbero aiutata, mentre per lei era D-E-F. Non svelo di cosa si trattava né dico di avere ragione. Eravamo semplicemente in disaccordo sulle priorità. Ma ho sempre un’altissima opinione di lei come giocatrice e avrà molto successo quando capirà cosa è davvero importante per lei”
EFFETTO COVID – Di certo, Bajin non teme di mostrarsi eccessivamente sicuro di sé per quanto riguarda il proprio lavoro, ma ha l’indubbio e raro pregio di evitare di lanciarsi in proclami su qualsiasi argomento, nel caso preferendo ammettere di non avere sufficienti informazioni, per esempio sulla PTPA o sulla ventilata unione tra WTA e ATP. A proposito della nuova nomenclatura dei tornei femminili, afferma: “Il mio lavoro è preparare la giocatrice a vincere quei 470 o 280 punti” anche se i tornei si chiamano WTA 500 e 250. “Disorienta un po’, in effetti. Non so se dia fastidio ai fan, ma per noi è irritante”. Tende comunque a non incolpare troppo la WTA per non essere riuscita a salvare il finale della stagione come ha invece fatto la controparte maschile. “Bisogna considerare diversi fattori. Non puoi mettere su un torneo dal nulla e ci sono le normative dei Paesi da rispettare, specialmente durante l’emergenza sanitaria. Dal mio punto di vista, è stato un vantaggio perché ho avuto più tempo per lavorare con Karolina”.
È però conscio che per molti allenatori a ogni livello l’anno sia stato disastroso sotto il profilo economico. “È terribile, ho amici che vivono insegnando tennis a Monaco, ma ora non è possibile perché i campi sono chiusi. Anche molti coach del Tour hanno problemi: se alleni una ragazza che è numero 40, non guadagni abbastanza da poter non fare nulla per sei mesi. Io non devo prendermi cura di una famiglia e questo fa una grossa differenza”. C’è anche il timore che le restrizioni per arginare la pandemia che hanno colpito lo sport amatoriale, impedendone di fatto la pratica per lunghi periodi, abbiano un impatto negativo su un’intera generazione di tennisti. “Molti bambini perderanno interesse e non riprenderanno l’attività. Sono convinto che alcuni buoni talenti che avrebbero potuto ottenere dei risultati andranno purtroppo perduti”.
POTREI ANCHE DIRTELO, MA POI… – Riguardo alla ripresa del Tour, Sascha ha informazioni di prima mano, ma “purtroppo non ci è permesso rivelare nulla sugli sviluppi in Australia”. In ogni caso, pur non sapendo ancora se ci saranno tornei a gennaio, suggerisce che le prossime tappe sue e di Karolina potrebbero essere Dubai e Melbourne. “Il nostro scopo è andare dove ci sono molte giocatrici. Ce ne saranno sette o otto a Dubai e da lì partono molti voli per l’Australia. Mi sono tenuto libero per gennaio e febbraio” dice ridendo. “L’obiettivo è lavorare con una giocatrice per un periodo lungo. Spero che il momento sia finalmente arrivato”.
NAOMI, WHO ELSE? – L’Happy Slam, che dovrebbe iniziare l’8 febbraio, fornisce lo spunto per parlare dell’evoluzione di Naomi Osaka, che al suo fianco ha alzato il trofeo nel 2019. “È stupefacente. Quando abbiamo iniziato, aveva paura del mondo intero, di cosa pensasse di lei, soprattutto quando non giocava bene. Pensava troppo. Le ho detto che non c’era nulla di cui vergognarsi o essere spaventati. Di concentrarsi su sé stessa. È bello vederla così cresciuta e usare la sua posizione per richiamare l’attenzione su argomenti importanti“. Anche in questo caso, pone l’accento sull’aspetto psicologico: “Ho sempre creduto che il grosso ostacolo fosse l’atteggiamento mentale. Per me, le cose cominciano sempre fuori dal campo, te le porti nei match. Non puoi essere di cattivo umore e improvvisamente entrare in partita tutta allegra. Ho detto a Naomi di camminare guardando dritto di fronte a lei, non per terra. Ho cercato di schiuderle un po’ il mondo. Sono contento che ci siamo riusciti”.
SFERA DI CRISTALLO – Chiamato a fare previsioni per il prossimo futuro, l’ex sparring partner di Serena Williams dice che, per quanto il tempo passi anche per lei, “fino a quando Serena riuscirà a tenere in mano una racchetta, credo che il 24° titolo Slam sia possibile”, mentre tra un anno il ranking maschile vedrà “Novak Djokovic davanti a Dominic Thiem e Daniil Medvedev”. Per la classifica femminile, una certa risposta è d’obbligo: “Karolina sarà numero 1 e credo fermamente di poterla aiutare. Ora devo stare attento…”. Parecchio attento, ma quel tweet a Naomi gli ha evidentemente insegnato a riflettere in certe occasioni e se la cava egregiamente: “Non saprei della numero due e della tre. Mi interessa solo la prima posizione e spero che ci saremo noi. Ma” conclude ridendo, “che ciò non suoni presuntuoso”.