Ripartiamo dal torneo che ha chiuso la stagione 2020, le ATP Finals vinte da Daniil Medvedev, grazie all’imbeccata di Craig O’Shannessy che sul sito ATP mette a confronto il posizionamento in risposta del russo con gli avversari battuti nell’ultima edizione e i protagonisti delle edizioni 2018 e 2019 del torneo. L’articolo completa l’analisi iniziata da Andrea Canella in questo articolo incentrato sui turni di risposta e di servizio del russo.
Una prima precisazione di ordine puramente tecnico: non abbiamo accesso al dataset completo a cui O’Shannessy ha attinto, ma soltanto ai dati che l’articolo ci mette a disposizione – comprese le videate interattive degli incontri vinti da Medvedev contro Zverev (round robin) e Thiem (finale). In ogni modo, l’analisi statistica si riferisce a 44 dei 45 match disputati nelle ultime tre edizioni delle Finals.
La comparazione effettuata da O’Shannessy ci dice che nessuno ha risposto alla prima di servizio lontano dalla riga di fondo quanto Daniil Medvedev, che ha giocato otto match alla 02 Arena e con cinque di questi occupa l’intera top 5 della speciale graduatoria. Se in media i ‘maestri’ hanno risposto alla prima 1,9 metri dietro la riga, Medvedev ha oscillato tra 4,51 e 5,51 metri, distanza record fatta registrare nell’incontro d’esordio di questa edizione in cui ha battuto 6-4 6-4 Zverev.
Medvedev ha picchiato alcune risposte così lontano dal campo che persino il sistema grafico di Infosys fatica a contenere i pallini che ne indicano il posizionamento; la scala comparativa si ferma a 5 metri. Ad occhio, un paio di risposte sono state scagliate a circa 7 metri di distanza dalla riga di fondo: è quasi la larghezza di una porta di calcio.
La prestazione più lontana da quella di Medvedev (e più vicina alla riga) è quella di Federer contro Nishikori nel 2018, match vinto in due set dal giapponese. Forse consapevole di non avere molte energie da spendere nello scambio, lo svizzero colpì – senza una grossa resa, appena 8 punti fatti – le 36 risposte contro la prima di servizio a una distanza media di 22 centimetri dalla riga di fondo. Appena tre palmi.
Nonostante Federer, il tennista che contribuisce più di tutti ad abbassare la distanza media dalla riga, il valore è sensibilmente aumentato nel 2019 e nel 2020 – non a caso le prime due edizioni a cui ha partecipato Medvedev.
Distanza media in risposta (contro la prima)
• 2018 = 1.41 metri
• 2019 = 1.73 metri
• 2020 = 2.55 metri
Prima di tornare a focalizzarci su Medvedev, diamo un’occhiata al comportamento medio dei maestri in risposta alla seconda di servizio. Per un principio che non serve rimarcare, i tennisti si posizionano più vicini alla riga (o addirittura entrano in campo) quando devono impattare la seconda. Dal 2018 al 2020 i tennisti si sono però progressivamente allontanati, raggiungendo nell’ultima edizione un valore pari a quello fatto registrare dai partecipanti dell’edizione 2018… ma in risposta alla prima.
Distanza media in risposta (contro la seconda)
• 2018 = 0.23 metri
• 2019 = 1.25 metri
• 2020 = 1.43 metri
Nel 2018 i tennisti avevano risposto alla seconda con i piedi dentro il campo, in media, in 15 ‘prestazioni’ su 30 (ogni edizione ha 15 partite, dunque 30 prestazioni in risposta); nel 2020 è successo soltanto 6 volte su 30.
Dettagliando l’analisi delle risposte sulla seconda, O’Shannessy fa una considerazione forse un pizzico azzardata – ovvero lascia intendere che adesso tutti i tennisti tendano ad allontanarsi dal campo più contro la seconda che contro la prima. Non è così, in generale. Di sicuro, però, questo è stato vero nella semifinale disputata quest’anno da Medvedev e Nadal. Vediamo il dettaglio dei dati.
Medvedev
• distanza vs la prima di Nadal = 3.15 metri
• distanza vs la seconda di Nadal = 3.85 metri
Nadal
• distanza vs la prima di Medvedev = 3.58 metri
• distanza vs la seconda di Medvedev = 4.13 metri
Il russo e lo spagnolo hanno già una tendenza naturale a cercare di guadagnare spazio in risposta; un po’ perché si fidano del braccio che hanno, e della capacità di rispondere profondo anche ben lontani dalla riga, un po’ perché sono naturalmente portati a giocare più vicino ai teloni che al campo. Sono due straordinari difensori e questa attitudine si riflette anche sul posizionamento in risposta, ma non per questo possiamo assumere – senza il conforto dei dati – che facciano sempre un passo indietro sulla seconda rispetto alla prima.
Purtroppo l’ATP non fornisce questa statistica su base stagionale, anche se in un anfratto del link raggiungibile tramite l’articolo di O’Shannessy scoviamo il dato 4,07 metri come ‘storico’ della distanza di Medvedev in risposta alla prima e 2,73 come ‘storico’ sulla seconda. Non sappiamo quale sia il campione, se il solo torneo, tutto il 2020 o tutti i match disputati dal russo in tornei che raccolgono questa statistica, ma sembra un dato sufficiente a farci dubitare che esista un trend che allontana Medvedev dal campo sulla seconda più di quanto accada sulla prima. Inoltre, come vi abbiamo già raccontato, il match tra Nadal e Medvedev è stato anomalo dal punto di vista statistico anche per altre ragioni.
A riprova di questo, e se vogliamo anche della natura camaleontica di Medvedev, ci sono i numeri della finale contro Thiem, nella quale il russo ha compiuto scelte opposte a quelle della semifinale contro Nadal. Si è avvicinato tantissimo alla riga sulla seconda, rispondendo a una distanza media di 85 centimetri, e soprattutto lo ha fatto progressivamente nei tre set (1,11 m – 0,87 m – 0,50 m) così come, parallelamente, si è invece allontanato sulla prima (2,87 m – 3,34 m – 3,88 m). Si potrebbe dedurre che Medvedev ha tentato di denudare il difetto tecnico di Thiem, che ha aperture abbastanza ampie e indoor soffre le palle che gli tornano più rapidamente del previsto dopo il servizio. Inoltre, all’austriaco basta un minimo spiraglio per prendere a pallate chiunque ed è verosimile che il russo abbia tentato di concedergliene il meno possibile.
O’Shannessy sottolinea come la tendenza di Medvedev a colpire lontano dal campo in risposta sia un tentativo di ricondurre la situazione di gioco a quella di un semplice colpo di rimbalzo, nella quale Daniil si muove come una carpa in un lago d’acqua dolce (senza pescatori nei dintorni, preferibilmente): ‘it’s essentially just another groundstroke‘, dice l’esperto.
Insomma, l’analisi è interessante (anche se un po’ parziale) e dice questo di Medvedev:
- non ha bisogno di stare incollato alla riga per vincere tornei
- in risposta, si allontana e si avvicina in base a situazioni di gioco e avversari
- soprattutto per ‘colpa’ sua, la distanza media in risposta alle Finals si sta alzando (ma anche Thiem ha contribuito)
Mentre no, i numeri non sono sufficienti per dire che tutti i tennisti rispondono più lontani dal campo (servirebbe un campione ben più ampio) né per sostenere che in risposta alla seconda ci si allontani più che sulla prima.