Anno nuovo, nuovo Ceck. Sì proprio lui, Marco Cecchinato che, in uno speciale a cura di Barbara Grassi andato in onda mercoledì 6 gennaio su Sky Sport Arena, ha parlato della sua “nuova” vita di tennista e di padre.
Tutti ricordano l’impresa di Marco che, nel 2018, ha riscritto la storia del tennis italiano diventando il primo giocatore azzurro (nel singolare maschile) ad approdare ad una semifinale slam dopo quarant’anni dall’exploit realizzato da Corrado Barazzutti proprio sulla terra parigina (1978). Un 2018 cominciato sotto il segno delle prime volte: prima vittoria in un grande torneo a Montecarlo, primo titolo ATP a Budapest e prima semifinale in un major. Una cavalcata brillante ed entusiasmante quella di Marco sull’ocra di Porte d’Auteuil, dove arrivava da n. 59 in classifica.
L’esordio con Marius Copil è complicato e tutto in salita. Recupera infatti da due set a zero e vince 10-8 al quinto (2-6 6-7, 7-5 6-2 10-8). Poi è la volta dell’argentino Marco Trungelliti che l’azzurro domina 6-1 7-6 6-1. Al terzo round, il palermitano ha la meglio anche su Pablo Carreño Busta, a cui infligge una sconfitta in quattro set (2-6 7-6 6-3 6-1) e, agli ottavi, batte anche la testa di serie n. 8 del torneo, David Goffin (7-5 4-6 6-0 6-3). E poi l’impresa più grande. Ai quarti di finale sbaraglia un “certo” Novak Djokovic con lo score di 6-3 7-6 1-6 7-6 e approda così alla sua prima semifinale slam in carriera, facendo piangere di gioia i tifosi e gli appassionati di tutta Italia. Verrà fermato da Dominic Thiem che disputerà, contro Rafa Nadal, la sua prima finale major. Le vittorie parigine lo fanno salire alla posizione n. 27 del ranking.
Marco continua a mettersi in luce sulla terra rossa perché conquista il suo secondo titolo a Umago, battendo Guido Pella in finale e, dopo la semifinale a Doha (cemento) a inizio 2019, conquista il terzo titolo in carriera a Buenos Aires, salendo al n. 16 ATP (best ranking).
Poi si rompe qualcosa. La pressione dettata dalle nuove aspettative e dai punti da difendere, unita forse a un calo della tensione emotiva, determina numerose sconfitte che lo fanno scivolare oltre i primi 100 del mondo. Le buone sensazioni sfumano match dopo match e Marco non riesce più a far brillare quel talento che lo aveva reso uno dei protagonisti della stagione precedente. Tuttavia, nonostante il 2020 venga funestato dalla pandemia e da lunghi stop, passo dopo passo, settimana dopo settimana, Cecchinato sembra ritrovare sensazioni positive e la grinta e le motivazioni di un tempo, grazie soprattutto agli ottimi match disputati a Roma, Parigi e al raggiungimento della finale dell’ATP 250 di Sardinia (persa contro il serbo Laslo Djere). Chiude l’anno alla posizione n. 79 del ranking.
“Ho ritrovato il Marco Cecchinato grintoso che tutti avevano conosciuto“, esordisce il 28enne palermitano nel suo racconto a Barbara Grassi. “Sì, ci sono cose positive, sia in campo, sia per quanto riguarda l’atteggiamento, ma anche a livello fisico. Adesso sto bene, ho lavorato tanto. Questo stop mi è servito perché ho avuto la possibilità di rimettermi in sesto e sono stato tante ore in campo con Max, soprattutto nel primo periodo, perché avevo bisogno di ritrovare quelle buone sensazioni che avevo un po’ dimenticato e , da n. 16, ero uscito dalla top 100. E, in verità, per questo rosicavo tanto, era una cosa che mi faceva stare male. Tante sconfitte al primo turno, brutte sensazioni, ho passato un periodo difficile. Tante critiche, con la gente che cominciava a parlare male e a criticarmi. Da una parte soffrivo, ma dall’altra parte avevo tanta voglia di rimettermi in gioco“.
Ma un fattore fondamentale nello sforzo della risalita e nella ritrovata serenità è la rinnovata collaborazione con il suo primo coach e mentore, Max Sartori. Insomma, un ritorno alle origini per rinnovarsi e crescere ancora. “Per me Max è il coach migliore d’Italia, lo conosco. Con lui ho vissuto due anni da quando ero andato via da casa, quando avevo 17 anni e in quell’occasione sono cresciuto tanto, sono passato da bambino a ragazzo“.
“Più che ricostruire, bisognava ritrovare“, afferma coach Sartori. “Abbiamo cercato di riportarlo a giocare come una volta. Palle molto più pesanti, riportandolo a fare la giocata che realizzava due-tre anni fa“.
“Sono ritornato ad essere molto solido, e anche a livello fisico” continua Marco, verso la fine dell’anno si è visto perché giocavo partite dure, lunghe e, nel match successivo, ero sempre pronto. Quindi, sì, ci sono tante cose positive, e poi quest’anno c’è stata anche la gioia più importante, la più bella della mia vita, la nascita di mio figlio Edoardo“.
La vittoria più bella, certamente, che cambia la vita e ti fa sentire diverso: “Mi dicevano che la nascita di un figlio avrebbe cambiato la mia vita ed è vero, la mia vita ora è cambiata tanto. Mi sento molto più responsabile, vedo le cose in maniera diversa. Per me è stato importante, perché mi ha dato tanta energia positiva. La scelta di Max e la nascita di mio figlio mi hanno fatto ritrovare la serenità e la voglia che mi mancava da un po’ di tempo”.
Soddifatto anche Massimo Sartori: “Quello che mi è piaciuto molto della stagione è che lui sia andato a Roma. Arrivava da un Challenger in Francia, dove aveva perso ai quarti, è partito, in macchina, è arrivato a Roma e ha giocato le qualificazioni; ha fatto tre turni di quali, poi quella contro Edmund (vinta al terzo, ndr), è stata una partita importante per lui perché ha tirato fuori qualcosa che non trovava più. Da lì è andato a Parigi e si è riqualificato superando ancora tre turni. Anche a Parigi Bercy si è qualificato. Ecco, secondo me, questo è già molto positivo perché quando un giocatore si qualifica sempre in tornei grossi, vuol dire che ha già cambiato marcia“.
Ma qual è il punto di forza di Marco Cecchinato? “Direi che sono gli occhi, gli occhi della tigre. Quando ho quell’espressione, riconosco il vero Marco Cecchinato, che è quello che si era un po’ spento verso la fine del 2019 e inizio 2020. Questa, secondo me, è la parte più importante quando sono in campo“.
“Penso di essere migliorato tanto anche sul cemento, il cemento all’aperto, s’intende, perché a livello indoor nel finale di stagione si gioca poco. Migliorare sul cemento mi porta anche dei margini di miglioramento sulla terra“. “E poi bisogna lavorare un po’ sul rovescio“, aggiunge Sartori, “e va aiutato ancora nel servizio. A Parigi, quando ha fatto semifinale al Roland Garros, serviva veramente bene. Poi ha sempre fatto fatica; quest’anno in Sardegna ha cominciato a servire bene, ma anche a Parigi. Quindi va aiutato ancora in questo senso, ad esprimere un colpo migliore. Nel suo gioco, infine, deve sempre mantenere la palla pesante e gli avversari lontani dalla linea di fondo, perché poi lui ha la palla corta, il colpo stretto, tante cose, con il gioco di mano è molto forte […] Al Roland Garros, lui ha trovato il miglior Marco Cecchinato, oggi deve trovare il solido Marco Cecchinato“.
E poi Ceck è stato il tennista italiano che ha rotto il ghiaccio nei risultati importanti. “Tu hai dato un po’ il ‘la’ a questa valanga azzurra che adesso è irrefrenabile, perché con la semifnale al Roland Garros poi è iniziato tutto...” commenta Barbara Grassi: “Sicuramente sono contento perché se non l’avessi fatto, ovviamente non ci sarebbe stato quel pezzo della mia carriera e della mia vita” ammette Marco. “Per me è stata una parte importante in cui ho percepito il vero livello, perché non si arriva al n. 16 del mondo e ad una semifinale slam per caso. Ho raggunto traguardi importanti. Ovvio che mi faccia piacere perché è partito tutto da lì e l’hanno riconosciuto anche tanti giocatori e tanti coach quindi, sentirmelo dire, mi fa piacere. E quello che adesso mi piace è che siamo in tanti italiani e, secondo me, uno trascina l’altro. Anche per me, che adesso sono un po’ più indietro, è importante perché si ha sempre la voglia di superare chi ti sta davanti“.
Dopo Cecchinato, tanti nomi si sono messi in luce. In primis quello di Matteo Berrettini, attuale n. 10 del mondo, uno degli otto “Maestri” delle ATP Finals 2019. “Penso che Matteo Berrettini abbia fatto una cosa incredibile raggiungendo le Finals, e anche questo può essere da traino per tutti gli altri ragazzi“.
Il 2021? “Non mi pongo un obiettivo preciso di ranking, ma vorrei giocare quelle settanta-ottanta partite nel modo in cui ho giocato nel finale di stagione del 2020, con quella voglia, con quella carica e quell’energia positiva che avevo quando entravo in campo ultimamente”.
Il sogno di Marco oggi, a parte lo scudetto al Milan…? “Sicuramente vorrei vincere altri tornei ATP. Un altro titolo... in fondo ci sono andato vicino in Sardegna… Se avrò gli occhi della tigre, vorrà dire che sono attento e ho tanta voglia di vincere… “. E noi te lo auguriamo, Marco. Il siciliano tornerà in campo direttamente in Australia, dopo la quarantena, in uno dei ATP 250 di Melbourne che precederanno l’Australian Open. Bonne année et bonne chance, come direbbero nella tua amata Parigi.