[Q] C. Harrison b. G. Mager 7-6(2) 6-4
Alla sua seconda volta ai quarti di finale nel circuito maggiore, la prima sul duro dopo il gran torneo dello scorso anno sulla terra di Rio, Gianluca Mager cede in due set a Christian Harrison, fratello minore di Ryan e a suo tempo promessa statunitense. Il ventiseienne della Louisiana è entrato per otto volte in sala operatoria tra il 2009 e il 2018, anno in cui aveva fatto capolino nella top 200 prima della nuova pausa forzata fino allo scorso settembre. L’occasione per Mager era davvero ghiotta, ma la tensione per essere decisamente favorito almeno sulla carta contro il n. 789 della classifica gli ha impedito di esprimersi al meglio. Partito dalle qualificazioni con il ranking protetto, Harrison vale chiaramente molto di più, come testimoniavano già i quattro incontri vinti fino a questo lunedì, tra cui quello contro la prima testa di serie Cristian Garin.
IL MATCH – Come aveva già fatto contro Querrey, Gianluca sceglie di rispondere e viene premiato da due doppi falli che gli consentono di partire al comando. Harrison si sveglia in fretta e in risposta inizia subito a mettere in difficoltà l’azzurro, mentre in battuta concede le briciole nonostante un’altezza (180 cm) ben lontana da quella dei big server. Mager salva sette volte in due giochi il prezioso vantaggio, ma il primo servizio scompare nel momento del bisogno – non che non faccia sempre comodo –, vale a dire servendo per chiudere e il contro-break arriva tutt’altro che inaspettato. Nel tie-break, un Harrison sempre più carico e dominante in battuta ha la meglio sul nostro che ha evidentemente sofferto un peraltro comprensibile nervosismo.
Si ricomincia con Christian che prende sempre più il tempo in risposta e Mager che deve salvarsi al terzo game; torna finalmente a procurarsi delle palle break in quello successivo che si allunga ai vantaggi, ma lo statunitense è preciso nelle tre occasioni. Non lo è altrettanto il ventiseienne sanremese che subisce il 2-3 commettendo un doppio fallo sul vantaggio esterno. Harrison continua spedito dietro ai suoi kick efficaci e dimostra anche una buona solidità nei colpi a rimbalzo. Gli dà certo una mano involontaria Gianluca, del quale sembra di percepire la tensione nelle corse in avanti, pesante sulle palle basse e non abbastanza deciso quando dovrebbe chiudere. Con alle spalle appena due ottavi a livello ATP (2013 e 2018), Harrison arriva a servire per la semifinale. Giustamente poco curioso di scoprire se in grado di mantenere il sangue freddo su eventuali seconde battute, mette sempre in campo una buona prima, scelta doppiamente intelligente perché Mager non si è mai sciolto del tutto e non riesce a mettergli alcuna pressione. Christian tiene lasciando solo il primo dei tre match point consecutivi e si prende la meritata semifinale in attesa del vincente tra Hubert Hurkacz e il sorprendente nipote di Andres Gomez, Roberto Quiroz, n. 293 ATP, anch’egli proveniente dalle qualificazioni.
“Non mi è piaciuto come ho affrontato la partita – ha detto Mager dopo la partita –sono entrato troppo teso, troppo bloccato, perché era comunque solo il mio secondo quarto ATP e mi sentivo inconsciamente favorito, anche se lui veniva dalla vittoria con Garin. Per questo mi sono messo troppa pressione addosso, non sono riuscito a servir bene, troppe volte ho cercato di uscire dallo scambio, ho fatto due doppi falli quando ho servito per il set. Se avessi giocato contro un giocatore contro il quale non avevo niente da perdere sicuramente non avrei giocato così. In ogni modo tanti meriti a lui, è stato solido, e soprattutto ha sempre risposto, costringendomi quindi sempre a giocare”.
Resta comunque positivo il torneo di Gianluca che, nonostante la delusione della sconfitta, ha dimostrato di sapersi esprimere a buoni livelli anche lontano dalla prediletta terra battuta. “A parte un challenger indoor vinto due anni fa in Germania, a Koblenz, sul veloce a livello ATP non avevo mai vinto una partita, per cui averne vinte due di fila, oltretutto contro due americani, per me è fantastico, per cui vado in Australia convinto di poter dire la mia su questa superficie, e mi allenerò in futuro per migliorare su questa superficie dove il mio team pensa che possa fare molto bene. Al momento io mi sentirei meglio a giocare sulla terra, ma vedremo nelle prossime settimane cosa fare nelle settimane post Australian Open. A me piacerebbe andare a giocare i tornei in Sud America, trascorrere 4-5 settimane laggiù, ma vedremo cosa fare nei prossimi giorni a livello di iscrizione“.