I primi anni di Veronika Kudermetova
Veronika Kudermetova è nata il 24 aprile 1997 a Kazan, la capitale della Repubblica Tatara, ed è figlia di di un giocatore di hockey, Eduard Kudermetov. Il fatto di avere come genitore uno sportivo professionista ha reso lo sport centrale nella vita della famiglia e ha anche portato Veronika a vivere diversi traslochi in giro per la Russia, determinati dai trasferimenti del padre da un Club all’altro.
Da bambina Veronika comincia con il tennis per caso; ecco come lo ha spiegato in una intervista: “Trascorrevo l’estate nella nostra casa di campagna e una mia amica mi ha invitato a provare il tennis, perché si annoiava a giocare da sola. Non solo non avevo mai preso una racchetta in mano, ma non avevo assolutamente idea di cosa si trattasse. L’idea mi sembrava comunque più attraente che lavorare nel giardino della nonna. Avevo molta energia e, sorprendentemente, sono persino riuscita a colpire la palla. Mi è piaciuta molto la sensazione che mi dava il gioco”. In quel momento ha sette anni, ma probabilmente avrebbe comunque incontrato il tennis di lì a poco, perché anche il padre lo pratica, e con grande passione. Lo stesso Eduard racconta per esempio di infiniti match disputati con i compagni di Club durante i periodi di pre-season svolti in Finlandia; partite giocate sino all’una o le due di notte, approfittando del fatto che in estate oltre il circolo polare artico il sole non tramonta mai.
Del resto oltre a Veronika gioca a tennis anche la figlia minore Polina: anzi, a detta del padre, Polina potrebbe rivelarsi la Serena Williams di famiglia, cioè la sorella più giovane ma più dotata. Al momento Polina (nata nel giugno 2003) è numero 4 nel ranking junior, ed è reduce dalla semifinale al Roland Garros 2020.
Nei suoi anni da junior Veronika va incontro alle tipiche difficoltà che affrontano le giovani russe nello sviluppare l’attività a livello internazionale. È noto infatti che le tante giocatrici di valore emerse nei primi anni Duemila erano anche il frutto di una precisa politica sportiva voluta da Boris Eltsin in persona. In quel periodo esisteva un sistema di reclutamento e formazione tecnica con a disposizione notevoli mezzi finanziari, che andavano in aiuto ai club e alle giocatrici. C’erano quindi condizioni favorevoli per sostenere la cruciale fase di formazione, quella che richiede alle adolescenti viaggi e spostamenti, anche molto impegnativi, senza alcun ritorno economico immediato.
Dopo la fine dell’era Eltsin (morto nel 2007) le cose cambiano; vengono chiusi i rubinetti statali e le giocatrici devono procedere con pochissimi aiuti economici. Il padre di Kudermetova aveva provato in parte a ovviare al problema: quando si era trasferito a giocare a Mosca, aveva chiesto fra i benefit del contratto che la figlia potesse far parte di un circolo di tennis di qualità, in modo che fosse seguita al meglio, da allenatori competenti. Ma per i viaggi all’estero le difficoltà economiche persistevano.
L’attività da junior di Kudermetova è più che discreta, ma non raggiunge le vette di altre sue coetanee. Vince alcuni tornei di grado 4, ma in quelli di livello più alto (grado 1 e grado A) trova spesso la strada sbarrata da Belinda Bencic e Daria Kasatkina. Belinda per esempio la sconfigge due volte nel torneo di Santa Croce (la seconda in finale) e anche al Bonfiglio; Daria alla Yeltsin Cup. In compenso vince la Fed Cup junior del 2013 come numero 2 del team che vede proprio Kasatkina come leader.
Il ranking junior più alto raggiunto è numero 22 nel 2013, a 16 anni. In quello stesso anno sono due coetanee a monopolizzare gli Slam: Ana Konjuh vince i due titoli sul cemento (Australian e US Open), Belinda Bencic quelli europei (Roland Garros e Wimbledon): Che la generazione 1997 sia molto forte lo si capisce dal fatto che a livello Slam vincerà altri due Major nel 2014 (Kasatkina il Roland Garros, Ostapenko Wimbledon) e uno nel 2015 (Paula Badosa ancora il Roland Garros), lasciando poco alla concorrenza più giovane o anziana.
Con rivali del genere per Kudermetova non è facile emergere. Rimane comunque una giocatrice da non sottovalutare, e con discrete prospettive. Ma con pochi aiuti dalla federazione, deve rinunciare ai viaggi più lunghi e selezionare i tornei a cui partecipare. Allora il padre, che dopo il ritiro dall’hockey ha cominciato a seguirla da vicino, cerca soluzioni alternative. Nel 2012 trova un appoggio dalla federazione austriaca: l’ipotesi è quella di cambiare bandiera e giocare per l’Austria. Per questo Veronika si trasferisce per un paio di mesi a Vienna; ma lo fa malvolentieri: non le piace l’idea di cambiare nazionalità. E al dunque si oppone: il padre racconta che a un certo punto gli dice esplicitamente che o giocherà da russa o smetterà con il tennis. Risultato: ritorno a Mosca.
Forse anche per questi ostacoli arriva la decisione di chiudere a soli 16 anni con il tennis junior e dedicarsi completamente ai tornei ITF, passando professionista. Ma gli inizi non si riveleranno semplici.
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