Craig Tiley, il grande capo del tennis australiano, si aggira circospetto con un bersaglio sulla schiena. Non c’è stato giorno, negli ultimi novanta e più, in cui non abbia dovuto schivare – o meglio, parare – frecce scagliategli da pressoché chiunque fosse coinvolto nell’operazione Happy Slam, e la giornata odierna non ha fatto eccezione. A indirizzare un durissimo comunicato contro le alte sfere di Tennis Australia stavolta è stata la Reale Federazione del tennis spagnolo, profondamente indispettita dal trattamento riservato dall’organizzazione a due suoi tesserati.
“Per prima cosa intendiamo esprimere piena solidarietà ai giocatori spagnoli che stanno soffrendo le pesanti conseguenze del lockdown in Australia – l’esordio della nota -. Pur rispettando le decisioni del Governo e di Tennis Australia, la RFET si sente in dovere di dichiarare quanto segue“. E il seguito, articolato in sei punti, si estrinseca in una riprensione nei confronti dell’organo di governo della racchetta aussie, reo di aver sottoposto Mario Vilella e il fenomenale teenager Carlos Alcaraz – entrambi emersi dalle qualificazioni giocate a Doha – a provvedimenti restrittivi inattesi, considerate le fattispecie.
“Sebbene gli atleti fossero stati informati del fatto che un tampone positivo avrebbe loro precluso l’accesso al torneo e al Paese, nessuno aveva chiarito che sarebbero stati sottoposti a un confinamento totale qualora sui loro voli fossero state riscontrate positività di altre persone, indipendentemente dai contatti avuti con queste“. Vilella e Alcaraz, loro malgrado, si sono trovati coinvolti nella sfortunata circostanza, e sono stati posti in isolamento senza alcuna chance di allenarsi all’esterno delle rispettive stanze d’albergo.
“Comprendiamo la necessità di tutelare la salute di giocatori, pubblico, staff e residenti, ma riteniamo che qualsiasi misura dovrebbe tener conto della salute fisica e psicologica dei tennisti. Nello specifico, Mario Vilella e Carlos Alcaraz non possono allenarsi in campo pur essendo entrambi negativi, e questo impedirà loro di competere alla pari con i colleghi all’Open d’Australia. Non solo: un lockdown totale di quattordici giorni avrà riflessi negativi anche sul resto della stagione“.
Infine l’appello della Federazione Spagnola, al quale, almeno per il momento, non ha fatto riscontro alcuna controdeduzione di Tennis Australia. “Gli atleti professionisti hanno assoluto bisogno di allenarsi per rimanere competitivi ed evitare infortuni. Tutto ciò considerato, chiediamo all’organizzazione di risolvere la situazione dei tennisti maggiormente colpiti dai provvedimenti in questione, e in particolare di valutare i casi di Vilella e Alcaraz, che rappresentano l’oggetto specifico di questa nota“.