Tra coloro che non amano il nuovo formato della Coppa Davis possiamo senz’altro annoverare John Newcombe, l’australiano che ha alzato l’Insalatiera per cinque volte tra il 1964 e il 1973. Secondo il quotidiano The Age, l’ex numero 1 del mondo sia in singolare che in doppio ha lanciato un appello in favore della fusione della Davis con l’ATP Cup, che ha invece apprezzato nel 2020: “Penso che sia stato un grosso successo. È stato magnifico”. E ha poi aggiunto che “se l’ITF avesse un po’ di senno, farebbe tutto il possibile per negoziare con l’ATP l’unione dei due eventi”. Un’idea peraltro già suggerita da Novak Djokovic e Rafa Nadal un anno fa in occasione della prima edizione della manifestazione a squadre dell’Associazione dei Professionisti.
Sempre secondo il sette volte campione Slam, “la Coppa Davis non sta andando da nessuna parte. Credo che l’ITF debba rispondere del modo in cui ha preso una competizione che durava da 120 anni svendendola per alcune monete d’argento”. Una trentina di monete, tirando a indovinare, laddove la cifra “sbandierata” è di tre miliardi di dollari in 25 anni. “Immagino tutti i grandi del passato che ora sono in cielo guardare giù scuotendo la testa”, ha commentato.
Newcombe ha anche raccontato che, verso la fine degli anni ’90, era parte di un gruppo che intendeva dare nuovo smalto alla Coppa Davis. Con lui c’erano Mark Miles, CEO dell’ATP, e Charlie Passarell, membro del Board. “Abbiamo presentato all’ITF un nuovo formato. L’ATP intendeva aiutare a rendere grande la Davis con una formula completamente nuova e l’ITF, nella sua saggezza dilettantistica, non ci ha nemmeno ascoltati”.
Intanto, stando a quanto riporta Okdiario, si è tirato indietro uno dei finanziatori della competizione ridisegnata da Gerard Piqué. Dopo un contributo di cinque milioni di euro per la passata edizione, il Comune di Madrid non sarà più sponsor ufficiale e siglerà un nuovo accordo con il Gruppo Kosmos per formalizzare un rapporto che, più semplicemente, rientrerà nell’ottica dell’appoggio incondizionato agli eventi sportivi del territorio. Dovrebbero quindi figurare nelle clausole l’impegno per la cessione delle strutture della Caja Mágica e il loro allestimento. Sulla decisione, oltre forse a un ritorno economico della prima edizione delle Finali non all’altezza dell’importanza sportiva dell’evento che ha visto trionfare proprio la Spagna, non può non aver pesato l’incertezza legata alla pandemia e il collegato rischio di un numero ridotto di spettatori. Senza dimenticare la proposta, in attesa di essere discussa dal board dell’ITF, di affiancare altre due città a Madrid per le Finali 2021.