Dieci vittorie consecutive tra fine 2020 e inizio 2021, il che vuol dire aver vinto due titoli di fila – seppur con l’off-season di mezzo. Un teenager non ci riusciva dai tempi di del Potro (estate 2008), ma l’argentino aveva qualche mese in più di Jannik Sinner. Che tutto dimostra, dal tennis dominante alla forza mentale fuori dal comune, fuorché i 19 anni e i cinque mesi della sua carta d’identità. La conferenza stampa dopo la vittoria su Travaglia conferma l’approccio che è già quello di un giocatore abituato a sostare nei piani alti della classifica. Nonostante sia entrato in top 50 appena quattro mesi fa.
“Non sto troppo a pensare al fatto che ho vinto i cinque match conclusivi del 2020, però è ovviamente una cosa che porto con me. Non si tratta solo di vincere, a volte le sconfitte ti aiutano persino di più – soprattutto quando sei giovane. Penso di aver fatto molto bene l’anno scorso, ora ho vinto il secondo titolo ATP che è un po’ differente. Situazione difficile, una settimana difficile, giocare due volte in un giorno. Sono molto soddisfatto“. Poi un piccolo passo indietro, ripensando alla off season, e subito un passetto avanti verso l’Australian Open. “Credo di aver fatto una buona preparazione, dura, e ovviamente domani inizia già un nuovo torneo, una nuova settimana con nuove sensazione (sebbene i campi siano gli stessi, ndr). Quel che è fatto è fatto. Contro Denis sarà sicuramente una partita interessante, siamo entrambi molto giovani. Sarà dura, vediamo come andrà. Io sono carico“.
Non c’è motivo di non credergli, vista l’attitudine con cui ha affrontato tutti i match di questa settimana. Che riassume così. “In questo torneo ho dato tanto, ogni partita si è rivelata difficile. Contro Bedene, che ho battuto al primo turno, non avevo mai vinto; contro Kecmanovic è stata una partita durissima, di alto livello, e con Khachanov è stata… dura dura. In finale c’era un po’ di pressione in più, tutti e due avevamo giocato tanto questa settimana. Tutto questo mi ha dato una spinta“. Verso la vittoria, s’intende, nonostante la stanchezza. Anche dall’accumulo di acido lattico Jannik è convinto di poter trarre qualcosa, sebbene la sfida contro Shapovalov andrà in scena tra sole 24 ore: “Qualche volta, giocare con la stanchezza mi può aiutare a migliorare. Può succedere di sentire stanchezza e tensione, come mi è successo nel secondo set; ho provato a rimanere concentrato e nei punti importanti credo di aver servito abbastanza bene. In qualche modo devi trovare una soluzione, cosa che sono riuscito a fare oggi e della quale sono molto orgoglioso“.
La fatica resta comunque un fattore, nonostante i diciannove anni, e lo prova l’esplicito ringraziamento al suo fisioterapista Claudio Zimaglia durante la cerimonia di premiazione. La sfida è adesso ancora più ardua: cercare di recuperare le energie in meno di 24 ore. “Proverò a dormire bene, a non pensare al tennis per un po’. Domani gioco tardi quindi potrò arrivare qui più tardi. Proverò a mettermi nella miglior situazione fisica e mentale possibile“. Problemi fisici evidenti non ci sono, nonostante Jannik si sia toccato il ginocchio diverse volte durante la finale. “Tranquilli, sto bene. Si trattava solo di stanchezza“.
Un po’ di numeri tricolori. Sinner porta all’Italia il 69° trofeo del circuito maggiore e raggiungendo la 32° posizione in classifica entra già tra i migliori 20 italiani di sempre in termini di best ranking (di questi, ben sei sono in attività: oltre a Sinner, ci sono Sonego, Seppi, Cecchinato, Fognini e Berrettini – con Lorenzi e Bolelli subito dietro). Quanto ai numeri di precocità, non si vedeva un tennista raggiungere quota due titoli in carriera a un’età così giovane dai tempi di Novak Djokovic, che nel 2006 – praticamente aveva la stessa età di Sinner – vinceva a Metz dopo aver vinto ad Amersfoort pochi mesi prima.