N. Djokovic b. A. Zverev 6-7(6) 6-2 6-4 7-6(6)
Bastano sprazzi di Novak Djokovic per avere ragione di un Alexander Zverev incapace di capitalizzare il vantaggio e le occasioni per incrementarlo nel terzo e nel quarto set. Si è rivisto qualche demone in battuta per il tedesco, nonostante il tabellino reciti 21 ace e appena cinque doppi falli, ma con meno prime in campo rispetto ai turni precedenti. E, naturalmente, la risposta di Djokovic, pur non continua, ha dato un contributo determinante.
Quattro set caratterizzati da un livello altalenante che ha seguito i repentini scambi di fiducia, virtù oggi a disposizione in quantità insufficiente perché entrambi ne disponessero contemporaneamente. Quando alla fine quel che conta è vincere, a uscirne male è ovviamente lo sconfitto, che deve recriminare per non essere riuscito a dare la spallata decisiva quando il numero 1 del mondo, pareggiato un primo set incerto con un secondo parziale di alto livello, è tornato a esprimere un tennis incerto per larghi tratti, anche se non si può non riconoscergli i meriti di aver giocato quasi sempre al meglio i punti importanti.
SI COMINCIA – Sascha sceglie di rispondere e, se i due ace che subito incassa da destra sembrano dargli torto, altrettanti doppi falli ed errori di dritto lo fanno partire in vantaggio. Proprio i dritti sono tra gli osservati speciali di questo confronto: quello di Zverev perché spesso troppo macchinoso e fonte di gratuiti, quello serbo per il problema al fianco destro nato con la scivolata contro Fritz e fonte di polemiche. Zverev ha fin qui messo in campo attorno al 70% di prime, con una media di cinque ace a set, e limitato i doppi falli. La seconda battuta tedesca è l’altro colpo che può cambiare gli equilibri, soprattutto se il il ragazzone in canottiera perde fiducia e inizia ad alternare sassate piatte a tentativi di giocarla in controllo con però il braccio che rallenta provocando ovvi e deleteri risultati.
Anche rassicurato dal break iniziale, Sascha è dominante nei propri turni servizio, mentre l’avversario si affida alle battute vincenti per uscire indenne dal quinto game. Quando si entra nel punto, non ci sono gli attesi lunghi scambi, soprattutto perché Novak cerca di tenere il ritmo molto alto affidandosi a soluzioni inusualmente rapide e spesso estemporanee quando si trova a difendere in zone complicate – per altri, non per lui. Forse c’è un po’ di paura che si ripresenti il dolore al fianco, ma recuperi e allunghi dimostreranno che è ormai un ricordo. La combinazione servizio esterno e rovescio lungolinea annulla il set point sul 3-5. Con quell’occasione in testa, Sascha serve per chiudere e fallisce davanti a un Nole nei suoi più abituali panni: risponde con continuità, inchioda l’avversario lontano dal campo e la casella dei gratuiti gratuiti di dritto non si schioda dagli otto. Piccolo rimpianto per Sascha, anche lui con gli addominali incerottati, per il primo punto del gioco in cui fallisce un passante su palla magari non semplice ma con un’autostrada davanti.
Il tie-break, dal punteggio altalenante, inizia a seguire i servizi nel finale. Di nuovo una gran prima esterna di Nole gli spalanca il campo per annullare il secondo set point. Subito dopo, però, il fenomeno di Belgrado si affida alla smorzata finendo per perdere il quarto punto su quattro con quella soluzione. La tensione sale con i nastri che fanno ripetere la prima di Zverev; buona la terza con Djokovic che non contiene e primo parziale al sicuro nel porto di Amburgo.
IN CATTEDRA – La risposta di Novak toglie punti diretti e sicurezze all’avversario, incapace di opporre resistenza alla pressione serba e privo di contromisure quando è in ribattuta. L’esito prevedibile si concretizza in un 4-0 nel giro di un quarto d’ora e solo forzando un paio di seconde Sascha riesce a muovere il punteggio. Dopo aver vinto appena un punto sui tre turni di servizi serbi, accenna una reazione in extremis, ma Djokovic torna ad alzare il livello con stupefacente immediatezza e pareggia il conto sei set con un inappellabile 6-2.
SVANISCE L’INERZIA – Sascha tiene il servizio di apertura nella terza partita, conditio sine qua non per avercela, una partita. Poi rimette qualche palla oltre la rete, Nole sbaglia un dritto a campo aperto e chiude il game con un doppio fallo, provocando un cambio radicale nella condizione di fiducia tedesca. Non ne approfitta appieno, però, Sascha, che con più attenzione avrebbe potuto tentare di procurarsi un secondo break. Il campione in carica cerca di replicare la scivolata che gli è costata il costato contro Fritz, per fortuna senza conseguenze, mentre Sascha deve servire una seconda a 218 km/h e colpire mezza riga con il dritto per annullare il vantaggio esterno. Sul punto successivo, Djokovic non trova la risposta e sfascia rabbiosamente la racchetta prendendosi il warning, mentre Zverev piazza l’ace di seconda per tenere la testa del set.
Tutta la tranquillità noliana del secondo parziale è svanita, ma riesce comunque a uscire indenne da un altro turno di battuta. Non aver approfittato di un Novak imperfetto è qualcosa che non si può non pagare e, con due doppi falli (i primi del match) da sinistra, separati da un attacco tragico, Zverev restituisce il break e si rinfila nella buca del secondo set, questa volta più per demerito suo e dei propri fantasmi. Novak, che era ormai rassegnato alla vittoria al quinto, ringrazia e dilaga nel finale di set, con l’emblematico punto dello 0-40 che Sascha riesce a perdere solo lui sa come.
SI TENTA LA REPLICA – Di nuovo e senza una vera logica, Zverev parte 2-0, ma ha già ampiamente dimostrato di poter restituire qualsiasi vantaggio anche con gli interessi, quindi a Djokovic non serve neanche mettere in campo il passantone in corsa sulla volée-assist tedesca per arrivare alla palla break che arriva con il doppio fallo. Nonostante una seconda battuta che Sara Errani avrà commentato “e poi dicono della mia”, Sascha esce indenne da quella e dalla successiva di nuovo offerta dal doppio errore. Il tennis dei due adesso è sotto il livello di guardia; Nole concede male e salva bene tre palle dello 0-4 restando in scia. Alle prese con l’overthinking che periodicamente si ripresenta perseguitandolo ormai da un paio d’anni, il numero 7 del mondo perde non tanto inaspettatamente il vantaggio, ma anche l’altro fatica; tuttavia, anche con la poca continuità odierna, Nole si distingue per la lucidità che, insieme alla prima battuta, puntualmente trova per annullare altre due palle break che avrebbero mandato Zverev a servire per il set.
Un tentativo di drop volley di Djokovic fa andare di traverso la torta di compleanno a John McEnroe e, se almeno si rifà con lo smash, la sua risposta non riesce a mettere pressione all’altro nei momenti caldi del parziale. Tutto sembra apparecchiato per il tie-break che in effetti arriva, ma non prima che un ottimo Zverev piazzi quattro punti fila in risposta sul 5-6 per un set point ben cancellato da Djokovic. Il livello finalmente buono dell’ultimo gioco prosegue in quello decisivo; entrambi centratissimi e determinati a non lasciare la presa quando servono, Novak arriva a match point ed entra nello scambio, ma Sascha gioca bene di rovescio. Non bene invece nel punto successivo, con un incomprensibile attacco indeciso sul rovescio serbo che si risolve in un errore al volo, subito punito dall‘ace numero 23 che regala a Djokovic la semifinale contro il sempre meno sorprendente Aslan Karatsev. Il serbo ne ha giocate otto qui a Melbourne, senza mai perdere.