Sembra finalmente sereno Novak Djokovic, almeno un po’, compatibilmente con le traversie cui è stato obbligato a far fronte nell’ultimo, complicatissimo periodo. Il match di quarti contro Sascha Zverev è stato digerito non senza immani difficoltà – “un rollercoaster, nel senso proprio del termine” -, ma un torneo più volte parso sul punto d’interrompersi bruscamente è stato condotto in semifinale. Una vittoria sudata, complessa; tre ore e mezza di lotta e una manciata di situazioni pressoché compromesse recuperate sul filo del rasoio. Perso il primo set, Nole ha rischiato l’osso del collo anche nel terzo quando si è trovato sotto per 1-4, 0-30, e anche nel quarto non si è fatto mancare una rimonta da break di svantaggio.
“Una partita durissima – ha dichiarato il serbo in conferenza stampa -, entrambi abbiamo esplorato i rispettivi limiti. Ci sono stati tanti cambiamenti d’inerzia, moltissime situazioni favorevoli seguite da momenti complicati. Un match senza padrone, fino al servizio decisivo nessuno avrebbe potuto prevedere come sarebbe andata a finire“. È finita bene, dalla parte serbo, ancora una volta chiacchieratissimo per via del guaio fisico patito nel match di terzo turno contro Taylor Fritz, portato a casa al quinto nonostante un infortunio che lì per lì era parso gravissimo. “Sto meglio, i medici sono ottimisti, io sono ottimista, anche se non si può mai guardare al giorno successivo con troppe certezze quando si gioca “sopra” un problema muscolare. Diciamo che soprattutto a partire dalla fine del primo set di oggi ho ricominciato a sentirmi bene. Abbiamo deciso di recuperare il più possibile tra un incontro e l’altro. Non mi sono allenato né prima del match con Raonic, né prima del match contro Sascha. Chi si prende cura del mio corpo ritiene che il riposo in queste condizioni sia la cosa più importante, e d’altra parte non sono infastidito dal passare meno tempo in campo, perché negli ultimi mesi ho messo un bel po’ di tennis nelle gambe“.
Gli infortuni continuano a tenere banco in questo avvio di stagione, e più di qualche giocatore ritiene che le diffuse débacle fisiche osservate in giro per il circus siano legate a doppio filo alla quarantena passata in Australia, e dunque all’impossibilità di allenarsi in modo appropriato. Sicuramente al nesso causale crede Nole, il quale, sollecitato sull’argomento, esonda. “Ciò che sta accadendo non è normale. Molti giocatori di vertice stanno combattendo con un’infinità di guai fisici, e il fatto è fuori dall’ordinario. Berrettini costretto al ritiro, Rafa con problemi alla schiena, Zverev acciaccato, e abbiamo visto quello che è accaduto a Dimitrov oggi. Parliamoci chiaro: i tennisti al top sono anche quelli preparati meglio, la cosa credo sia stata dimostrata molte volte in passato. È evidente come la quarantena cui siamo stati costretti abbia inciso negativamente sulla condizione fisica degli atleti. Io non mi posso lamentare troppo, perché ho avuto la chance di allenarmi, ma non oso nemmeno immaginare cosa abbiano passato i colleghi obbligati a rimanere chiusi in una camera d’albergo per due settimane“.
La lente d’ingrandimento a questo punto si sposta per forza di cose sul prosieguo della stagione; un futuro a breve termine del mondo della pallina avvolto da una fitta coltre di nebbia e incertezze. “Spero con tutto il cuore che la situazione sia temporanea, ma dobbiamo guardare al domani con il massimo del realismo, per trovare delle soluzioni. Ho parlato con molti giocatori preoccupati da ciò che li aspetta nei prossimi mesi. All’Open d’Australia il prize money è rimasto identico agli anni passati, e per questo in molti sono venuti qui nonostante le disagevoli misure prese per contenere la pandemia. Ma gli eventi 250, per non parlare dei Challenger, avranno montepremi considerevolmente tagliati, e ho ascoltato moltissime lamentele a riguardo. Non sto puntando il dito contro nessuno, ma bisogna dire le cose come stanno, e agire di conseguenza. Forse una bolla in stile NBA potrebbe essere presa in considerazione. Giocare tre, quattro tornei di vertice nello stesso posto, sulla stessa superficie, ma dobbiamo discuterne, perché non so se potrebbe funzionare. Aggiungiamo anche il fatto che siamo in Australia, dove la situazione è enormemente migliore rispetto a quella europea, e la gran parte della stagione si disputa in Europa. Presumo ci muoveremo in una bolla itinerante per molti mesi, e potrebbe anche andare bene non fossimo obbligati ad altre quarantene. Ma so che molti Paesi europei non accettano viaggiatori provenienti da nazioni considerate a rischio, quindi le difficoltà aumentano. Resterà in vigore anche la regola che impone a ogni giocatore un massimo di due accompagnatori, un altro bel problema per chi ha famiglia. Non so quale sia la soluzione migliore, ma bisogna ragionarci seriamente, perché la stagione è già iniziata“.
In attesa di fare chiarezza su mesi che si prevedono problematici, meglio pensare al presente, almeno per qualche giorno. E il presente ha le fattezze di Aslan Karatsev, clamorosamente spintosi in semifinale partendo dalle qualificazioni: sarà il sorprendentissimo russo il prossimo avversario di Djokovic. “Onestamente lo conosco poco, prima di questo Slam non l’avevo mai visto giocare, ma ha fatto qualcosa di straordinario. Rimontare due set ad Auger-Aliassime non è cosa di tutti i giorni, e anche il match di oggi con Griga è stato notevole. La scuola russa si vede tutta nella sua tecnica, ha un rovescio piatto fantastico e colpi da fondo molto pesanti. In più non ha niente da perdere, quindi andrà lì fuori e proverà a giocare il suo tennis al meglio, a divertirsi. Mi devo complimentare con lui“. Un esordiente totale in un Major è l’ultimo ostacolo tra la finale dell’Happy Slam e un tizio che di penultimi round a Melbourne ne ha già giocati otto, senza peraltro perderne alcuno. Tutto sommato una bella storia, in fondo a mesi di polemiche, rinvii, rinunce e bisticci. Del doman non v’è certezza, conviene godersi gli ultimi giorni di sole dell’estate australe.