Nessuno ha mai battuto Novak Djokovic dalla semifinale in poi sui campi di Melbourne Park. E non si poteva pretendere che un’impresa del genere la facesse Aslan Karatsev, il qualificato russo che ha ribaltato ogni pronostico possibile nella parte alta del tabellone raggiungendo il penultimo atto. L’otto volte campione del torneo si è imposto per tre set a zero (6-3 6-4 6-2) in un’ora e 53 minuti, giocando un match autoritario, da vero numero uno del mondo. Ha vinto la nona semifinale su nove giocate all’Open d’Australia e domenica sarà in campo per la 28esima volta in una finale Slam, l’80esima in totale nel Tour. Djokovic è anche il primo tennista dell’Era Open a raggiungere tre finali all’Australian Open dopo aver compiuto 30 anni.
Un grande applauso ha accompagnato l’uscita dal campo di Karatsev, strameritato. Dopo queste incredibili due settimane non debutterà solo tra i primi 100 del mondo, ma anche tra i primi 50 (sarà numero 42).
LA CRONACA – Dai primi game del match si intuisce che Aslan Karatsev non è sceso in campo per fare la comparsa, come capitò invece a Lucas Pouille nella semifinale di due anni fa. Il numero 114 del mondo entra bene in partita, ma dall’altro lato c’è un servizio in versione deluxe per Nole Djokovic, che colpisce 4 ace nei primi tre turni di servizio. Il pubblico si scalda per un punto straordinario di Karatsev sul 3-3, ma da lì in poi Djokovic vince dieci punti di fila: prima trova il break grazie a tre errori di Karatsev in un game dove il ritmo si abbassa sensibilmente, poi chiude in scioltezza il primo set in 35 minuti.
L’atteggiamento in campo di Karatsev, che fa il bello e il cattivo tempo nel primo parziale (7 vincenti e 13 errori), dimostra che tra i due c’è un divario, ma non tanto grande quanto potrebbe suggerire il ranking o, soprattutto, l’esperienza in match di questa importanza. Djokovic però fino al 5-1 del secondo set è semplicemente perfetto: commette solamente due errori non forzati, riesce a comandare le operazioni anche con la seconda di servizio in campo e continua a scagliare ace. In più ci si mette anche il nastro, che gli consegna il secondo break del set. Mentre è al servizio per il set, il numero uno del mondo ha una leggera flessione. Commette qualche errore non forzato insolito, ma fisiologico visto l’andamento della partita.
Karatsev riprende fiducia e infiamma il pubblico della Rod Laver Arena: contro-breakka sul 2-5 e salva alla grande due set point mentre Novak serve una seconda volta per il set, il secondo dopo uno scambio di 32 colpi. Destabilizzato, Djokovic si affida ancora al servizio: due botte esterne cancellano le due chance di Karatsev di pareggiare il set sul 5-5 e poco dopo lo chiude. 6-4 per Novak, che nella sua carriera ha perso solo una volta da un vantaggio di due set a zero (2010, contro Melzer al Roland Garros).
E Karatsev, come se conoscesse la statistica, parte col piede sbagliato anche nel terzo set (break sull’1-1), ma un altro game imperfetto di Djokovic al servizio gli permette di livellare il parziale sul 2-2. Nole si ricompone immediatamente, vuole tenere il russo con la testa sott’acqua per evitare brutte sorprese: il concetto di campione sta tutto qui. Forse la quasi totale assenza di variazioni nel gioco di Karatsev ha dato una mano al serbo a trovare il ritmo migliore. Dopo il contro-break, Karatsev non vincerà più un game. Con due ace messi in fila negli ultimi due punti del match, Djokovic si porta a una sola vittoria dal 18esimo Slam della carriera. “È il mio miglior match nel torneo, proprio nel momento giusto. Ho colpito senza alcun dolore” ha detto Djokovic a Jim Courier, confermando di essere in buonissima forma, dopo gli intoppi fisici dei giorni scorsi.
Ora Nole dovrà affrontare Medvedev o Tsitsipas per il titolo: “Mi prenderò i miei pop corno e mi godrò la partita” ha detto il serbo, che è in vantaggio negli scontri diretti con entrambi: 4-3 sul russo, battuto anche sui campi di Melbourne due anni fa (6-4 6-7 6-2 6-3) e 4-2 contro Tsitsipas, che l’ha trascinato al quinto set nell’ultimo confronto diretto nella semifinale del Roland Garros.