Craig Tiley controlla il suo Fitbit per conoscere il numero di ore di sonno di cui ha potuto godere durante lo Slam di Melbourne. “Nelle ultime sei settimane – tra le tre e le quattro ore a notte“, ha detto Tiley all’AAP mentre descriveva nel dettaglio l’enorme difficoltà mentale e fisica alla quale sono stati sottoposti lui e il team di Tennis Australia, formato da più di 600 persone, durante l’Australian Open, torneo fortemente condizionato dalla pandemia globale. “Quattro ore e 31. È stata una buona nottata. Tre ore e 10. Due ore e 50. Il mio orologio segnava costantemente la scritta ‘sotto la media’; ho perso peso a causa dello stress“.
Facilmente prevedibile, dato che Tiley ha regolarmente lasciato il quartier generale della TA di Melbourne Park minimo alle due del mattino ogni giorno per tutta la durata del torneo. “A quel punto devi guidare fino a casa e metterti a letto. La maggior parte delle volte guardavo l’orologio ed erano già le tre”.
Tiley ha lavorato quasi 24 ore su 24 da quando il Covid-19 ha iniziato a diffondersi lo scorso marzo, cercando disperatamente di garantire lo svolgimento dell’Australian Open 2021. Ma le ultime sei settimane sono state particolarmente difficili, talmente intense che il boss dell’Happy Slam si è dovuto allontanare parzialmente da sua moglie e dai loro tre bambini piccoli per proteggerli dallo stress.
Quando i passeggeri di tre dei 15 voli charter diretti in Australia sono risultati positivi ai test del coronavirus, costringendo 72 giocatori e i loro entourage alla quarantena il mese scorso, Tiley ha preso l’impegno di sostenere lunghe videochiamate notturne con le persone in quarantena. Ha iniziato con le giocatrici ed i rispettivi staff, poi è stato il turno degli uomini con i relativi allenatori ed infine dei dipendenti “internazionali” del torneo – coloro che arrivano in Australia a lavorare per lo Slam, tra cui arbitri, funzionari dell’ATP Tour, emittenti e media internazionali.
Comunicare per almeno cinque ore a notte con qualcosa come 451 persone, la maggior parte delle quali frustrate dall’isolamento, è stato difficile. “Sono stato subissato dalle chiamate. È stato devastante“, ha detto Tiley. “Ci sono state lamentele di ogni tipo, anche su aspetti su cui stavamo lavorando bene. Stavamo costantemente cercando di fare del nostro meglio. Così ho preso la decisione di essere costantemente attaccato in prima persona, in modo da salvaguardare il duro lavoro effettuato dal team che mi circondava. Ma normalmente, quando si subiscono lamentele, questo avviene una volta soltanto. In questo caso invece sono arrivate per 15 giorni consecutivi. Immaginatevi di essere attaccati, verbalmente parlando, per 15 giorni consecutivi”.
Questa serie di problemi ha spinto Tiley a mandare temporaneamente sua moglie Ali, i suoi gemelli, di soli sette anni, e sua figlia di otto anni a Rosebud, nella penisola di Victoria’s Mornington. “Lo stress dentro casa sarebbe stato troppo“, ha detto. “È stato veramente complicato perché mi sentivo un estraneo dentro casa. Però abbiamo preferito adottare questa soluzione. Sono stato a casa da solo per probabilmente sette, otto giorni. E così, purtroppo, doveva essere, mi sentivo letteralmente martellato dalle critiche, e se ti stanno attaccando in quel modo probabilmente è meglio non avere persone intorno, perché senti la necessità di sfogarti su qualcun altro. I miei cari hanno percepito una pesante sensazione di tensione che aleggiava dentro casa, così sono andati a Rosebud e, quando la quarantena dei giocatori è terminata ed il torneo ha preso il via, i bambini e mia moglie sono tornati“.
Tiley ha ammesso di non aver dormito per due notti consecutive durante il periodo di quarantena dei protagonisti dell’AO. “Sono rimasto sveglio per 50 ore di fila. Una tortura“, ha detto. “La privazione del sonno è una forma di tortura. Ma è stata una mia scelta. Mi sarei potuto comportare in maniera diversa, ma era fondamentale mostrarmi così anche agli occhi delle altre persone“.
Tiley ha ammesso di aver temuto che, da un momento all’altro, il premier dello stato di Victoria, Dan Andrews, avrebbe cancellato l’Australian Open. “Ero sicuro che prima o poi sarebbe uscito il comunicato. Bastava una sola positività nel nostro ambiente e tutto sarebbe andato in rotoli. Abbiamo camminato su una sottilissima lastra di ghiaccio per tutta la durata del torneo, e lo facciamo tuttora. Ora dobbiamo fare in modo che tutti lascino l’Australia senza problemi e senza nuove complicazioni legate al Covid“.
Ma, alla domanda se ne valesse la pena, il sudafricano ha risposto fermamente: “Assolutamente. Lo rifarei 100 volte. Non ho mai, mai pensato di gettare la spugna. Alcuni momenti sono stati veramente duri. Ad esempio, quando ci sono stati i casi di positività sui voli. Quando un lavoratore dell’hotel in cui alloggiavano diversi è risultato positivo ed abbiamo dovuto sospendere tutto per una giornata intera e fare i test (appena quattro giorni prima dell’inizio dell’Open) – è stato un altro momento complicatissimo. Poi c’è stato il lockdown dello Stato di Victoria per cinque giorni durante l’Open – altro momento complicato. Cacciare le persone dallo stadio scoccata la mezzanotte – altro momento complicato”.
Tiley ha ammesso che Tennis Australia aveva esaurito gli 80 milioni di dollari che aveva in piano di spendere e dovrà probabilmente chiedere un prestito, andando ad affrontare anni di difficoltà per risollevarsi dai problemi finanziari. Tuttavia è orgoglioso del fatto che l’Australia abbia tirato fuori ciò che sembrava impossibile fino a non molto tempo fa. “L’investimento che abbiamo fatto e il sostegno che abbiamo ricevuto dal governo saranno ampiamente ripagati perché abbiamo inviato un messaggio di speranza globale”, ha detto. “Tutti gli occhi erano puntati su Melbourne e tutti hanno visto quali risultati siamo riusciti ad ottenere. Volevamo dare un segnale al mondo su ciò che, nonostante la pandemia, possa fare lo sport“.
Il 58enne si sentirà per sempre in debito con la sua squadra di Tennis Australia; ha inoltre concesso a tutti i suoi dipendenti di prendersi 10 giorni di riposo a Pasqua, quando l’azienda chiuderà. “Non mi sono preoccupato di me personalmente. Ero più preoccupato per gli altri“, ha detto Tiley. “Voglio dire, a volte mi commuovo quando penso al lavoro del team perché l’incredibile impegno che hanno dimostrato è veramente fuori categoria. Queste persone amano il tennis. Amano lavorare per l’azienda. Forse non tutti, ma la maggior parte di loro lo è. Mi sentirò per sempre legato alla maggior parte delle persone dell’organizzazione perché abbiamo raggiunto un risultato storico, da tramandare alle organizzazioni future del torneo“.
Traduzione a cura di Marco Tidu