Clara Tauson
Oltre che a Doha, la scorsa settimana si è giocato anche in Francia, a Lione indoor. Senza dubbio dal torneo è emersa su tutte la giovanissima Clara Tauson. Ha sconfitto in una finale tra qualificate 6-4 6-1 Viktorija Golubic, una delle poche tenniste rimaste a utilizzare il rovescio a una mano.
Tauson, danese, per conquistare il primo torneo WTA della carriera ha vinto sette partite di fila (due turni di qualificazione e cinque nel tabellone principale) senza perdere un set. Nel main draw ha esordito eliminando la testa di serie numero 1 Alexandrova, una vera specialista dell’indoor, per 6-3, 6-4. Già quella sembrava una vittoria molto netta, e invece nei turni successivi Clara ha fatto anche meglio: nessun’altra avversaria è riuscita a strapparle più di sei game. Tauson ha sconfitto in sequenza: Alexandrova, Babos, Giorgi, Badosa, Golubic.
E così, dopo la conclusione di carriera di Caroline Wozniacki (avvenuta al termine dell’Australian Open 2020) la Danimarca potrebbe avere trovato una potenziale erede di un movimento piccolo, ma capace di offrire una grande protagonista del tennis degli anni ‘10. E chissà che non si delinei, con circa un anno di sfalsamento, qualcosa di simile con quanto accaduto in Polonia.
Ci sono notevoli similitudini tra la situazione polacca e quella danese, due nazioni che hanno visto ritirarsi le loro stelle da poco: Agnieszka Radwanska e Caroline Wozniacki. Aga è nata nel 1989, Caroline nel 1990 ed entrambe sono state campionesse Slam junior nel 2006 (rispettivamente al Roland Garros e a Wimbledon). Radwanska ha passato il testimone a Iga Swiatek (nata nel maggio 2001), che ha già raggiunto risultati straordinari, addirittura vincendo uno Slam. Per la Danimarca ci prova ora Tauson, nata nel dicembre 2002 (quindi più giovane di un anno rispetto a Swiatek).
E se Iga aveva vinto Wimbledon junior nel 2018, Tauson vanta il numero 1 del ranking giovanile e il successo all’Australian Open 2019 in finale su Leylah Fernandez. Insomma, per chi segue il tennis femminile, Clara non era affatto una sconosciuta. Però, come sappiamo, essere stata una stella da junior non garantisce il successo anche a livello WTA.
Per questo era apparsa importante la vittoria di Tauson all’esordio fra le adulte lo scorso anno al Roland Garros: dopo aver superato le qualificazioni (sconfiggendo anche Elisabetta Cocciaretto), Clara aveva stupito battendo al primo turno Jennifer Brady, reduce dalla semifinale allo US Open, e futura finalista a Melbourne. Tauson si era imposta al termine di una partita intensissima, conclusa 6-4, 3-6, 9-7. Un match che non era passato inosservato per la qualità di gioco, tanto che l’avevo scelto fra quelli da ricordare della stagione 2020.
Ma come gioca Tauson? Dopo avere rivendicato la mia conoscenza di Kvitova sulla scorta di centinaia di match seguiti, sarei del tutto incoerente se mi mettessi a giudicare Tauson dopo averla vista in pochissimi incontri, e nemmeno tutti per intero. Per questo voglio limitarmi a qualche prima, superficiale impressione, che mi auguro possa essere integrata da qualche lettore più esperto di me nel tennis giovanile.
Comincio con una nota secondaria, forse anche un po’ stupida. La prima cosa che mi colpisce di Clara è la differenza di atteggiamento che tiene tra un punto e l’altro rispetto a quando la palla è in gioco. Tanto è flemmatica nelle fasi preparatorie, quasi lenta, tanto è decisa e sicura quando comincia il gioco.
Come molte teenager, Clara non ha ancora un fisico del tutto formato, da atleta plasmata da anni di allenamenti professionali; però questo non le impedisce di far viaggiare la palla con sorprendente facilità e incisività. A mio avviso molto deriva dalla posizione che riesce a tenere in campo: quasi sempre a ridosso delle linea di fondo. Una qualità che era emersa anche sulla terra battuta nella partita del Roland Garros 2020 contro Brady. E si sa che colpire la palla presto rende la replica estremamente efficace, quasi a prescindere dalla potenza impressa, perché si riducono i tempi di gioco e si sfrutta di più l’energia della parabola avversaria.
Però forse l’aspetto che mi ha colpito più favorevolmente dei match di Lione è la sicurezza tattica mostrata: sempre con le idee chiare nella impostazione dello scambio, anche quando si è trovata a colpire in zone di campo meno usuali. Per esempio nelle situazioni di gioco sviluppate sulla verticale, che sono meno semplici da decodificare per le giovani del tennis contemporaneo, più abituate a scambiare da fondo, e quindi ai movimenti in orizzontale, destra/sinistra.
Nelle interviste rilasciate in settimana, Clara raccontava di quanto le piaccia il tennis e di quanto lo segua anche da spettatrice. Probabilmente questo l’ha aiutata a maturare con più rapidità, e a sviluppare interpretazioni di gioco più complesse, come ha dimostrato nei suoi impegni lionesi. In occasione del match contro Giorgi ha detto: “L’ho guardata così tante volte in TV. (…) Mi piace guardare il tennis, è divertente per me, conoscere tutti i risultati e tutti i giocatori. Non mi troverò mai in difficoltà se mi chiedi qualcosa sul tennis”. Da italiani dobbiamo contestualizzare: se una danese dice di avere seguito così tante volte Giorgi (che ha 29 anni, ma in carriera non è mai entrata in Top 20) significa che ha davvero una conoscenza approfondita del tennis attuale.
Non voglio invece sbilanciarmi sulle doti agonistiche e caratteriali, perchè, come ho avuto modo di ripetere parecchie volte, nella primissima fase di carriera in WTA si gioca con meno pressioni, in una condizione irripetibile. Si scende in campo con poco da perdere, non si chiedono per forza risultati, e tutto quanto arriva è guadagnato.
Solo quando la vita nel circuito diventa routine e quando arrivano le partite da vincere per forza, per non arretrare in classifica o per non deludere le aspettative del proprio team, degli sponsor, dei media e dei tifosi, solo in quel momento si può capire il vero carattere di una giocatrice. Ma naturalmente, a 18 anni, Tauson è ancora lontanissima dal vivere il complicato momento delle conferme. Oggi per lei è ancora il momento di sognare, e di affrontare i tornei con lo slancio leggero dell’esordiente.