Le semifinali del venerdì di Doha non sono esattamente quelle promesse dal seeding, visto che i tre attesi rovesci a una mano sono stati eliminati nei tre quarti di finale effettivamente disputati. Eliminazioni contro pronostico come esito, ma non sorprendenti per le rispettive modalità, nel senso, per esempio, che Thiem non ha perso per le fatiche del match precedente che l’età non gli ha consentito di smaltire. E, soprattutto, gli avversari ci hanno messo tanto del loro. Andiamo quindi a vedere perché sabato si sfideranno per il titolo Roberto Bautista Agut e Nikoloz Basilashvili.
[5] R. Bautista Agut b. [3] A. Rublev 6-3 6-3
RBA SENZA PIETÀ – Quando l’uomo riposato incontra l’uomo che la sera prima ha impiegato quasi due ore e mezza per battere Dominic Thiem, l’uomo riposato è spacciato. Sì, si è giocata davvero la semifinale della parte alta del tabellone; il dubbio c’era a causa del percorso netto di Rublev per arrivare all’appuntamento dopo che né Gasquet né Fucsovics erano scesi in campo, impegnandolo quindi al pari di Bye al primo turno. Andrey Rublev si era allora mostrato al pubblico solo in doppio, poi vinto al fianco di Karatsev. D’altra parte, la somma dei punti in palio per chi vince singolare e doppio in un ATP 250 non dà forse il numero magico del Signore dei Tornei di Mezzo? Non abbastanza magico, tuttavia, perché Roberto Bautista Agut gli rifila un perentorio doppio 6-3, raggiungendo la sua seconda finale su tre partecipazioni a Doha – la prima (2012) quando ancora giocava a livello Challenger, la seconda nel 2019 battendo in semifinale il n. 1 del mondo Novak Djokovic per poi alzare il trofeo. Fanno dunque nove vittorie consecutive and counting.
Rublev, fiducioso sia per il proprio stato di forma sia sulla scorta dei due precedenti a suo favore, i più recenti dei loro quattro duelli, vede il primo set andarsene con un solo break al quarto gioco, alla prima e unica opportunità concessa, che poi è anche l’unica complessiva perché Bautista distribuisce bene i soli quattro punti che cede al servizio, nemmeno uno sulla seconda, laddove uno è l’intero bottino russo quando non mette in campo la prima. L’incontro sembra già finito con il turno di battuta ceduto in apertura di secondo parziale, ma il ventitreenne moscovita non ci sta, pianta tre vincenti e riapre la contesa.
RBA è avversario antipatico quando sembra che se ne stia tranquillo a ribattere, magari illudendoti di lasciarti il tempo di sferrare le tue mazzate; invece, piazza un’accelerazione lungolinea che, in tutta sincerità, non puoi definire inopinata, oppure si presenta a rete quando sei in difficoltà, diversamente dai tanti colleghi che ti lasciano il tempo di recuperare e ricominciare lo scambio. È così che, al settimo gioco, torna avanti nel parziale di fronte a un Rublev furibondo. C’è un servizio da tenere per restare nel match, la mente forse inizia a pensare al successivo game di risposta e già Andrey si ritrova 15-30, tira una catenata nell’angolo ma perde il punto lo stesso, doppio match point. Ne cancella uno, viene a rete per raccogliere frutti che invece sono già nelle casse spagnole, con quel passantino stretto di rovescio a coglierlo in beffardo contropiede. Per Rublev, un eloquente 1 su 18 con la seconda di servizio; per RBA, la possibilità di bissare il titolo, tuttora l’ultimo del suo palmares.
N. Basilashvili b. T. Fritz 7-6(3) 6-1
UNA MACCHINA DA VINCENTI – Uscito vincitore dallo scontro con Taylor Fritz, il suo avversario sarà Nikoloz Basilashvili, probabilmente lo sfidante più improbabile a inizio torneo… e anche a metà. Nove sconfitte su nove incontri nella seconda parte del 2020, era finalmente tornato alla vittoria ad Antalya, prima “graziato” da Arnaboldi che aveva servito per il match, poi approfittando di un secondo turno contro il numero 309 ATP. Rientrato immediatamente nei ranghi con quattro sconfitte all’esordio, il sorteggio di Doha lo ha messo davanti a chi quest’anno ha vinto meno di lui (Millman e Jaziri). In un modo o nell’altro, è tornata un po’ di fiducia, ha messo in mostra il livello di un paio di anni fa per battere Federer annullando un match point (con quale risvolto sulla sicurezza nei propri mezzi, possiamo immaginare) e, nel suo crescendo della semifinale, non ha lasciato scampo a Fritz.
Lo slancio iniziale del ventitreenne di Rancho Santa Fe è subito rintuzzato da Basilashvili, che stupisce annullando una palla dello 0-3 con la smorzata seguita dalla volée, chiaramente un evento più unico che raro, e i due procedono appaiati scambiandosi palle pesanti come ci si aspetta. Nel tie-break, Basil è impeccabile, continua a tirare vincenti e non sbaglia, lasciando tre punti all’avversario.
Il ventinovenne di Tbilisi non si lascia sfuggire il momento e preme sull’acceleratore (ma non era già a tavoletta?). Si porta sul 2-0 aprendo il secondo game con due risposte fulminanti e continua a pestare come ossesso di dritto e di rovescio, concedendo rarissimi errori e di fatto travolgendo un ormai inerme Fritz, che riesce a muovere il punteggio con quello che resterà il gioco della bandiera. Il servizio californiano non fa male ed è di nuovo preda dalla veemenza georgiana, mentre l’ultimo turno di battuta è una formalità e sancisce il 6-1 dopo un’ora e un quarto. Basilashvili torna così in finale dopo quella vittoriosa di Amburgo 2019, ma innanzitutto pare davvero essere tornato a livelli del suo best ranking, il n. 16. Sabato a partire dalle… 16, scopriremo se riuscirà a non farsi intrappolare dalle trame di Bautista. Oppure sarà il classe 1988 di Castellon de la Plana a dover cercare di non farsi travolgere?