Elisabetta Cocciaretto si è soffermata lungamente in conferenza stampa in seguito alla netta vittoria ottenuta contro Lauren Davis nei quarti di finale del torneo di Guadalajara che le ha dato la prima semifinale WTA della sua carriera. Questo il suo responso sulla partita di ieri notte: “La cosa più importante era rubarle il tempo e pensare solamente al mio gioco. Faceva veramente caldo, e ho cercato di stare più vicina perché altrimenti mi avrebbe fatto correre, vista anche l’altura che favorisce un gioco più aggressivo. Sapevo di dover sfruttare le chance che mi dava, perché lei è più esperta di me e sapevo che avrebbe gestito meglio i punti importanti. So che il punteggio può sembrare netto, ma sono dovuta rimanere lì su tutti i punti“.
Al momento della conferenza stampa non si sapeva ancora il nome della sua prossima avversaria (Bouchard ha successivamente vinto contro McNally), ma per Coccia non ha grande importanza: “In semifinale dovrò alzare il livello sia per quanto riguarda il mio gioco che la soglia d’attenzione. Non conosco bene Bouchard; posso solo dire che vincerà la migliore”. E un’altra cosa a cui preferisce non pensare è la classifica. Il risultato di questa settimana le ha già assicurato il best ranking al 112 WTA, e se dovesse fare altra strada in Messico arriverebbero vette ancora più alte, ma fa tutto parte del percorso: “Il ranking è una conseguenza delle buone partite che sto facendo, l’importante è migliorare il mio gioco. Tecnicamente devo migliorare tutto, soprattutto il servizio e la capacità di andare verso la palla con i due colpi a rimbalzo, soprattutto su campi così rapidi”.
IL PERCORSO DI CRESCITA
La marchigiana ha vinto cinque partite questa settimana (compresi gli ultimi nove set giocati), ed è questa costanza che la rende più felice: “Sono molto contenta, mi sono concentrata sul pensare partita per partita e punto per punto, magari non sono riuscita a farlo sempre ma comunque sono soddisfatta del mio atteggiamento. Sia Laura Davis che Podoroska sono delle grandi giocatrici, sono solo contenta di stare in campo con loro. Avrò più autostima non tanto nel mio gioco, ma piuttosto nella mia capacità di stare in campo e di rimanere continua durante la settimana. Devo sempre riuscire a dare il meglio”.
Ha poi ulteriormente elaborato il concetto: “La mia stagione è iniziata a Dubai, dove sono riuscita a qualificarmi per l’Australian Open. A Melbourne non ho dato il massimo, ma è stata un’esperienza importante perché ho visto come lavorano le altre giocatrici. Nadia è un grande esempio per me: a settembre l’ho battuta a Praga in semifinale, ma la settimana successiva lei ha vinto un torneo, mentre io ho perso nelle qualificazioni ad Istanbul. Il mio obiettivo è di avere il miglior ranking che posso e di giocare al meglio, perché ho solo 20 anni, devo ancora imparare tanto. Sto iniziando a capire che perdere un punto non è una tragedia, c’è sempre quello successivo, e lo stesso vale per i tornei“.
Da buona studentessa università, durante la settimana Cocciaretto ha spesso guardato un’agendina durante i cambi di campo; nella conferenza di ieri ha spiegato: “Sono i miei appunti su ciò che devo fare in campo, perché a volte me lo dimentico!”
L’ASCESA DELLE NUOVE LEVE
Settimana scorsa, Clara Tauson (più giovane di Cocciaretto di un anno) ha vinto il suo primo torneo a Lione, e non è la sola giocatrice sotto i 20 anni ad aver ottenuto grandi risultati di recente – come vive l’azzurra l’ascesa delle coetanee? “Io e Clara Tauson siamo molto amiche, la conosco da quando siamo piccole perché veniva in Italia a giocare, e lo stesso vale per Juvan e Fernandez. Per me questa è una grande motivazione, perché loro sono più professionali di me, e mi dimostrano quello che devo fare per raggiungerle, e mi dico che se loro sono riuscite a raggiungere questi risultati allora posso farlo anch’io“.
Secondo lei, la sfida più grande è il passaggio fra junior e pro che fagocita così tanti grandi talenti: “Quello che cambia fra junior e professionisti è la professionalità, sia in campo che fuori. I pro mangiano bene e dormono bene, e in campo rimangono sempre concentrati. Io non ero così, e il mio allenatore mi diceva sempre: ‘Sei un’atleta, se ti comporti bene fuori dal campo darai il massimo dentro'”.
Per sua fortuna, però, non è mai stata lasciata sola in questo delicato frangente: “I rappresentanti della Federtennis mi hanno aiutata molto per il lavoro sul campo, mentre il mio allenatore [Fausto Scolari, ndr] mi ha aiutato tanto fuori. Senza la Federazione non sarei così. Ho iniziato da pochissimo a lavorare con un mental coach a Formia [città in provincia di Latina dove Cocciaretto si allena in un centro federale], ma è Fausto che decide cosa fare, il grosso del lavoro lo fa lui”.