I recentissimi successi – il titolo a Doha dopo la vittoria su Roger Federer – e i conseguenti riflettori di nuovo puntati su Nikoloz Basilashvili non potevano non riaccendere la polemica in Georgia. Al centro del dibattito, se possiamo usare questo (e i prossimi) understatement, è naturalmente il processo a suo carico, tuttora in corso, per violenza domestica nei confronti dell’ex moglie Neka Dorokashvili. Le celebrazioni del suo successo non sono state apprezzate da parte dell’opinione pubblica in patria, tanto che Irma Chkadua, avvocata di Basilashvili, si è rivolta all’ombudsman (il difensore civico) Nino Lomjaria chiedendole di monitorare i post pubblicati sui social media.
Secondo l’agenzia di stampa Report, Chkadua ritiene che la presunzione di innocenza del suo assistito sia stata violata poiché “nessun tribunale ha ancora riconosciuto Basilashvili colpevole di violenza domestica” e stigmatizza le espressioni di odio alle quali è soggetto. Punta poi il dito verso alcune organizzazioni non governative che hanno chiesto la squalifica del tennista dal torneo e cercherebbero di usare la situazione a proprio vantaggio.
Sul fronte opposto, Baia Pataraia, difensore dei diritti umani (peraltro come Irma Chkadua), ha naturalmente contestato tali accuse nei confronti delle ONG. Non ha neppure apprezzato che Chkadua si sia riferita a Basilashvili come “lo sportivo di maggior successo del Paese” né tutti quelli che ne hanno ammirato le gesta a Doha: “Anche Stalin era georgiano e forte, quindi la nazione dovrebbe essere orgogliosa di Stalin se solo la nazionalità, il successo e la forza contano per la maggior parte dei fan” pare sia stato il suo spericolato paragone.
A differenza di quanto accaduto con le accuse rivolte a Sascha Zverev, a stabilire i fatti in questo caso sarà la sentenza di un tribunale, nella speranza che non si faccia attendere a lungo. Intanto Basilashvili è impegnato a Dubai, dove al primo turno affronta Taylor Fritz.