Aslan Karatsev, il ventisettenne russo grande rivelazione della stagione, ha conquistato il suo primo titolo in carriera battendo Lloyd Harris per 6-3 6-2 in 75 minuti. Settimana prossima sarà N.27 al mondo, quinto nella Race to Turin (è peraltro preceduto da due connazionali). Il 9 marzo del 2020 era N.263 ATP; si può parlare di una delle ascese più sorprendenti degli ultimi anni, un vero e proprio Carneade che ora sembra avere la sicurezza e il gioco per vincere ogni match.
LA STRADA VERSO LA FINALE – Harris ha ottenuto la prima vittoria contro un Top 10 in carriera battendo Thiem al secondo turno, per poi eliminare altri che fra i primi ci sono stati come Nishikori e Shapovalov (contro quest’ultimo ha giocato con una vistosa fasciatura alla coscia destra da metà primo set in avanti). Karatsev ha invece ottenuto la sua seconda vittoria contro un membro dell’élite durante il torneo quando ha battuto Rublev nella giornata di ieri (la prima a Melbourne contro Schwartzman).
Il sudafricano risponde all’identikit del colpitore sovradimensionato contemporaneo, fondato su servizio e dritto ma dal rovescio incrociato di livello (soprattutto con il passante) e dotato di buona mobilità in relazione alla statura, mentre Karatsev ormai lo conosciamo, gioca senza il benché minimo salvagente spingendo tutti i fondamentali semipiatti con quei polpacci da Roberto Carlos, tanto che un divertente video emerso in questi giorni lo mostra al lavoro con un disperato Tursunov che cerca di convincerlo a variare e mettere un po’ di spin per tenere in campo qualche colpo in più:
Per ora, però, sta avendo ragione il buon Aslan, almeno in un momento di chiara fiducia com’è questo: 14-2 nel 2021 prima di questo match (sconfitto solo da Djokovic e Thiem) con semifinale a Melbourne e 40-8 dalla ripresa del tour ad agosto, un tesoretto di vittorie e autostima costruito principalmente a livello Challenger ma per il momento traslato ineffabilmente nel circuito maggiore.
Infine, la stanchezza difficilmente poteva essere un fattore, nel senso che il surmenage era vero per entrambi: Harris ha fatto sette partite partendo dalle qualificazioni con tre set persi (ha infatti scherzato dicendo di sentirsi come se avesse giocato due tornei), mentre Karatsev ha vinto i suoi ultimi quattro match al terzo, due dei quali in rimonta contro Sonego e Sinner – entrambi avevano trascorso poco più di 11 ore in campo prima della finale.
PRIMO SET – Nella prima sfida in assoluto fra i due, Karatsev ha colpito subito per il 2-0, trovando le facili accelerazioni acute a cui ci ha abituati negli ultimi mesi. Harris ha trovato due ace nel secondo gioco, ma quando lo scambio è partito non ha mai avuto la situazione in mano – bella soprattutto la combinazione di rovesci con cui Aslan è salito a palla break per poi piazzare un altro dritto in cross con i piedi dentro al campo su cui Harris non è riuscito a recuperare. Nel game successivo il sudafricano ha avuto una mezza chance su un errore di dritto dell’avversario, ma Karatsev l’ha subito cancellata con una prima esterna.
Va dato atto a Harris di aver saputo mettere giù la testa e reggere il più possibile, sfruttando anche qualche imprecisione di troppo del dritto del russo e attaccando bene la seconda (solo un punto su sei per Karatsev nei primi cinque game con il fondamentale), ma nei momenti decisivi il russo ha sempre mostrato una certa confidenza, trovando tanti punti diretti con il servizio (in particolare quello esterno da destra).
Il problema per Harris è che la strategia iper-aggressiva dell’avversario in risposta alla sua, di seconda, gli ha fatto perdere sicurezza: nonostante alte velocità, Karatsev era sempre con i piedi in campo, colpendo pulito e potente e vincendo quattro punti su quattro sul colpo dell’avversario. Nel quinto gioco, una di queste risposte agassiane gli ha dato tre palle del 5-1, ma Harris è riuscito a trovare tre prime per annullarle, rimanendo a contatto. Nel game successivo Karatsev ha concesso qualcosina con due doppi falli, ma sul 40-40 si è cavato d’impaccio con un gran passante di dritto lungolinea, salendo 5-2 e tenendo poi a zero per il 6-3 dopo 38 minuti.
SECONDO SET – A inizio parziale Karatsev è riuscito a spingere in risposta da subito, costringendo Harris a colpire in movimento o impedendogli di caricare il dritto (alla fine i vincenti da fondo saranno 19-3 per il russo): un profondo rovescio in cross gli ha dato il 15-40 immediato, e un errore di dritto del qualificato ha prodotto il break dell’1-0. La partita sarebbe potuta finire lì, perché Karatsev ha continuato a crescere, impattando senza problemi anche le prime in una fase di kleos assoluto; l’ennesima risposta di rovescio con i piedi dentro al campo gli ha dato due palle del doppio break, e solo qualche errore non forzato gliel’ha precluso.
Avanti 3-2, Karatsev ha ricominciato a regalare qualcosina con il dritto, e una risposta profonda di Harris ha generato una palla break, ma come ha sempre fatto sui punti decisivi Aslan ha giocato in sicurezza, trovando la prima e seguendo l’approccio nello spazio vuoto a rete. Tenuto il servizio, la wildcard ha chiuso l’incontro in scioltezza: prima ha trovato una risposta vincente di dritto d’incontro, e poi ha spinto nello scambio per provocare l’errore di Harris che gli ha dato il 5-2 – il titolo è arrivato subito dopo con uno smash a rimbalzo, come sempre con un angolo irraggiungibile.
“Sono supercontento”, ha detto per la verità con la consueta flemma. “Abbiamo fatto un buon lavoro con il mio team, mi è piaciuta la superficie rapida che usano qui rispetto a quella di Doha. La settimana è stata piuttosto dura, spero di poter recuperare per Miami”.
I NUMERI – Karatsev era finalista da wildcard (il terzo a Dubai dopo Santoro nel 1993 e Muster nel 1997, il primo a farlo da unseeded), Harris da qualificato (il primo nella storia del torneo a raggiungere la finale). Si tratta di una combinazione piuttosto rara, la sesta nell’Era Open considerando wildcard non teste di serie:
Come detto, questa era anche la prima finale per Karatsev (anche se settimana scorsa ne aveva già fatta una in doppio, vinta, a Doha), mentre per Harris questa è la seconda sconfitta dopo quella patita lo scorso ad Adelaide proprio con quell’Andrey Rublev frenemy di Karatsev (ci ha perso ieri interrompendo la striscia di vittorie nei 500, ma è stato stato suo compagno sia settimana scorsa in Qatar che nella vittoriosa spedizione in ATP Cup). Karatsev salirà al N.27, Harris al N.52 delle classifiche – best ranking per entrambi, ça va sans dire. Entrambi sono registrati per giocare a Miami, bisognerà vedere se dopo le fatiche di questa settimana vorranno affrontare la trasferta in Florida.