Si sa molto poco, se non pochissimo, del passato del tennista russo Aslan Karatsev, vincitore del torneo di Dubai e grande rivelazione di questo 2021 tennistico. Karatsev stesso non è uomo di molte parole nelle conferenze stampa, e questo lascia un alone di mistero sulla sua ascesa ai vertici del ranking mondiale (da lunedì è numero 27 ATP). Piano piano stanno comunque emergendo storie sul suo passato a partire dalla sua carriera tennistica, travagliata sin dagli inizi.
Il tennista russo, nato nella turbolenta regione russa dell’Ossezia da genitori di origine ebraica (nonno materno), si è trasferito ad appena 3 anni in Israele assieme a tutta la famiglia. È stato solo l’inizio dei vari vagabondaggi di Karatsev, che dopo essere tornato in Russia a 12 anni – a Tanganrogm, città portuale che affaccia sul Mar Nero – si è trasferito a Mosca a 18 anni. Ha poi girato il mondo tra Halle, Barcellona e infine Minsk, dove si allena tuttora assieme al suo allenatore Yahor Yatsyk, appena un anno più vecchio di lui.
Figura chiave della sua giovinezza è stato Dmitry Tursunov, ex numero 20 ATP russo, che gli ha fatto da mentore durante la sua giovinezza. Proprio di Tursunov è stata l’idea di andare ad allenarsi in Germani, dove i due hanno trascorso due anni – giocando anche assieme in doppio, e raggiungendo una finale a San Pietroburgo nel 2013.
Nel 2011 viene premiato dalla leggenda del tennis russo Marat Safin come miglior tennista juniores russo. Le foto pubblicate di recente ci danno anche modo di apprezzare il gusto molto sovietico nel vestire di Karatsev.
La sua promettente carriera però non decolla, tra problemi tecnici ed infortuni. Karatsev si trasferisce ancora, questa volta in Spagna, ma il suo gioco non migliora. Nel 2017 il tracollo; un infortunio al ginocchio lo ferma per sei mesi e mette a rischio la sua carriera. Da quel momento si addensano le ombre sul tennista russo, che torna a giocare ma fino al lockdown non va mai oltre la 254° posizione del ranking mondiale. Sospetti anche più gravi arrivano durante il suo (lungo) periodo di militanza nel circuito Challenger.
I bookmakers sospendono le scommesse su una sua partita per timori di match fixing, generati dal volume di puntate sospette. Non aiuta il comportamento di Karatsev in campo, tra doppi falli e crolli improvvisi – anche in situazioni di vantaggio – che non contribuiscono ad allontanare i sospetti. Il tennista russo non è però mai stato soggetto di indagini da parte della TIU. Una vicenda che ricorda quella di Marco Cecchinato, anche lui semifinalista a sorpresa in uno Slam e anche lui accusato di combine A differenza di Karatsev le accuse a Cecchinato si sono però dimostrate dotate di qualche fondamento ed hanno portato a una iniziale squalifica di 12 mesi, poi decaduta per errori procedurali di CONI e FIT.
La rinascita di Karatsev è storia recente. Il tennista russo, descritto dagli esperti di categoria come un giocatore con potenziale ma molto discontinuo, dopo il lockdown mette insieme tutti i pezzi del suo gioco e vince 18 partite su 20 a livello Challenger – con due titoli su tre finali disputate. Perde l’unica contro Stan Wawrinka a Praga. Karatsev dà grande merito alla sua risalita nel ranking al suo allenatore, il 28enne bielorusso Yahor Yatsyk, conosciuto durante un Futures francese nel 2018. “Ho giocato in un Futures e ci siamo detti: “Ok, proviamo a lavorare insieme“. Penso che sia una grande fortuna che abbiamo iniziato a lavorare insieme, ora ho una buona squadra intorno a me”.
I frutti del lavoro stanno pagando, e con la vittoria dell’ATP500 di Dubai Aslan è salito al numero 27 della classifica mondiale. Dove potrà arrivare è difficile prevederlo, ma ad ora è uno dei tennisti più in forma del circuito e le statistiche lo dimostrano. Karatsev è 14-0 contro i tennisti fuori dalla top 4 mondiale, e con un Miami alle porte che vedrà quattro dei primi cinque del mondo marcare visita, il tennista russo è sicuramente da tenere d’occhio. Forse anche per la vittoria finale.