Danka Kovinic
Così come da incorniciare è la prestazione di Danka Kovinic, che si è fatta strada attraverso un tabellone impegnativo. Dopo la qualificata Gabriela Talaba, Danka ha trovato al secondo turno Leylah Fernandez: giovane talento in grande ascesa, e reduce dal successo a Monterrey, primo titolo a livello WTA in carriera. Fernandez ama la terra battuta più ancora del cemento, ma Kovinic ha vinto per 6-4, 3-6, 6-3, giocando un ottimo finale di partita.
Ho già parlato del match di terzo turno contro Kvitova. Aggiungo che con questo successo Danka si è presa una parziale rivincita per le due precedenti sconfitte subite proprio al fotofinish contro Petra: a Indian Wells 2016 aveva perso 6-3, 4-6, 7-6 (7-5 il tiebreak). Mentre qualche mese dopo al Roland Garros aveva di nuovo ceduto al termine di una grande battaglia: aveva addirittura avuto l’occasione di servire per il match sul 5-4 nel terzo set (risultato finale 6-2, 4-6, 7-5). Questa volta però non ci sono stati dubbi: ha sconfitto Petra, terza testa di serie del torneo, con un inequivocabile 6-4, 6-1. La precisione negli spostamenti e la forza di gambe con cui ha assorbito la potenza di Kvitova, sono state davvero degna di nota.
Superato l’ostacolo Kvitova, ha quindi trovato Yulia Putintseva: specialista della terra, ma che nell’ultimo periodo è cresciuta di rendimento sulle superfici veloci, e che sembrava quindi particolarmente adatta all’ Har-Tru. Non è stato un confronto semplice, ma ancora una volta la capacità di Kovinic di non perdere campo, mostrata nel corso di tutta la settimana, le ha permesso di tenere più spesso l’iniziativa e di aggiudicarsi i punti decisivi, finendo poi per dilagare alla distanza (6-7, 7-5, 6-1).
Infine mi ha sorpreso per la sicurezza con cui ha eliminato Jabeur in semifinale (6-3, 6-2). Come detto, forse Ons non era nella giornata migliore, ma sconfiggerla lasciandole solo cinque game significa non solo giocare bene, ma anche non tremare nei momenti importanti. E questa non era una delle doti che le si riconoscevano in passato.
A 26 anni (è nata nel novembre 1994) Kovinic sembra essere tornata in una fase di ascesa e se saprà mantenersi su questi livelli può ambire a ritoccare il proprio best ranking raggiunto nel 2016 (numero 46). Rimane comunque nel curriculum un torneo disputato ad alti livelli, nel quale l’unica in grado di fermarla è stata Kudermetova in finale.
Veronika Kudermetova
Non immaginavo che Veronika Kudermetova avrebbe mostrato una tale adattabilità alla terra verde. Non solo ha vinto il torneo dando prova di grande sicurezza, ma lo ha fatto senza perdere un set: 6 match affrontati, 12 set a vinti zero persi, e nessuna avversaria capace di andare oltre i 4 game per set. Questa la serie di punteggi di Charleston: 6-1, 6-2 alla qualificata Desirae Krawczyk, 6-4, 6-4 alla wild card Emma Navarro, 6-0, 6-3 alla qualificata Kurumi Nara, 6-3, 6-4 a Sloane Stephens, 6-3, 6-3 a Paula Badosa e infine 6-4, 6-2 a Kovinic in finale.
E così Veronika non ha solo compiuto un percorso netto, ma ha vinto il primo titolo in carriera su una superficie pochissimo praticata, visto che prima della scorsa settimana ci aveva giocato un solo match ufficiale, perso nel 2019 contro Kaia Kanepi (sempre sui campi di Charleston).
Certo, sulla carta il suo tabellone non era proibitivo, perché la giocatrice di classifica più alta che ha affrontato è la numero 57 Sloane Stephens.; e sicuramente i primi turni non sono stati difficilissimi. Però ha comunque dato prova di notevole solidità mentale, nel momento in cui ha affrontato da favorita avversarie contro le quali il ranking suggeriva che avesse solo da perdere. E poi abbiamo visto come sia Badosa che Kovinic avessero offerto prestazioni di livello superiore a quanto lasciasse intendere la loro classifica.
Kudermetova ha sfoggiato una serie di partite quasi impeccabili. Agonisticamente ma anche tatticamente: non ha mai dato l’impressione di forzare le soluzioni durante gli scambi, e si è dimostrata pronta a cogliere le occasioni quando le arrivava la palla giusta da attaccare. Aggiungerei che sul piano tecnico rispetto al suo “normale” repertorio, in questa settimana molto spesso ha inciso grazie a dei dritti lungolinea di precisione e profondità inusuali, che si sono rivelati determinanti.
In sostanza ha davvero vissuto la settimana perfetta: iniziata contro giocatrici sicuramente abbordabili, ma poi confermata con una progressione di rendimento che le ha permesso di non andare mai in difficoltà anche quando il livello delle avversarie si era alzato notevolmente.
Durante la settimana in South Carolina, Veronika aveva detto, un po’ a sorpresa, di ritenere la terra la propria superficie favorita, sorprendendo il coach (e marito) Sergei Demekhine, che non era sembrato convinto di questo giudizio tecnico. Ma forse il risultato comincia a darle ragione. E lo ha ribadito al termine del torneo:
Grazie a questo successo Kudermetova entra per la prima volta in Top 30 (ma senza i cambiamenti di regole dello scorso anno ci sarebbe stata già da parecchi mesi), e si propone come una concorrente da rispettare in vista prossimi impegni sulla terra battuta europea. A questo punto la curiosità sarà scoprire se riuscirà interpretare la classica terra rossa così bene come ha saputo fare con la più rara terra verde del South Carolina.