Spazio sponsorizzato da Yoxoi
Guardando Nadal giocare a tennis probabilmente vi sarete chiesti sino a che punto un uomo possa sudare e se sia possibile o meno trovare delle soluzioni a questo inconveniente. Due persone si sono poste quest’ultima domanda e hanno deciso di non limitarsi ad allargare le braccia in segno di impotenza, ma di provare a darle una risposta costruttiva attraverso la costituzione di una società interamente dedicata alla produzione di abbigliamento maschile per il tennis, il padel e lo squash. Il suo nome è Yoxoi.
Yoxoi è un vocabolo che riecheggia il mondo del Giappone ed in particolare dei samurai, ma è frutto dell’inventiva di due imprenditori italiani: Giacomo Ruzza e Diego Mandarà. Per scoprire i loro progetti e capire cosa si cela dietro questo nome, ci siamo virtualmente recati in provincia di Pordenone dove ha sede la loro azienda, li abbiamo incontrati e da questo incontro è nata un’intervista che vi proporremo in due parti. Nel corso del dialogo abbiamo parlato di innovazione di prodotto, di made in Italy; ma anche di Alexander Bublik e di tennis italiano. Ci siamo così resi conto che alla base del loro progetto c’è un sentimento: l’amore per il tennis. Buona lettura.
Quando nasce Yoxoi e con quale missione?
DM: Per me il tennis è prima di tutto una passione che mi accompagna da una vita. Sono stato un buon seconda categoria, ancora oggi gioco appena ne ho la possibilità e sono in società con Massimo Sartori nel progetto accademia tennis Horizon che ha creato a Vicenza lo scorso anno (a tale proposito vi rimandiamo all’intervista realizzata lo scorso anno, NdA). Alcuni anni fa ebbi la possibilità di fondere passione e professione lavorando per una società italiana per la quale curai con successo il lancio della divisione dedicata all’abbigliamento per il tennis. Una volta uscito da questa società decisi di non sprecare il know how acquisito e insieme a Giacomo Ruzza – un imprenditore al quale sono legato da amicizia di lunga data – poco più di due anni fa fondai Yoxoi.
GR: Yoxoi nasce con una filosofia produttiva ben precisa, ovvero il “performance apparel”. Alla base di questa filosofia c’è l’idea che l’abbigliamento sportivo non debba costituire soltanto un accessorio esteticamente gradevole, ma debba altresì costituire per l’atleta – professionista o semplice amatore – uno strumento che gli permetta di ottenere prestazioni migliori, non diversamente dagli sci o dalle racchette da tennis, padel e squash. Questo concetto da più di 10 anni detta legge in molti degli sport più popolari, ma non in quelli delle racchette. Nel tennis – ad esempio – negli ultimi decenni c’è stata una grande evoluzione tecnologica per quanto riguarda gli strumenti (racchette e corde) ma la quasi totalità degli indumenti dedicati vengono ancora prodotti con tecnologie di tipo dri-fitTM, che proprio quest’anno ha festeggiato i 30 anni. Crediamo che questa arretratezza tecnologica possa rappresentare un’opportunità per chi sarà in grado di colmarlo, ed è con questa idea che Diego ed io abbiamo creato Yoxoi.
Più precisamente le vostre magliette da tennis in cosa sono diverse da quelle prodotte dai vostri concorrenti?
GR: Yoxoi ha investito molto in tecnologie già sperimentate con successo in altri sport, in particolare in quelli praticati in ambienti climaticamente difficili – quali il running – accumunabili al tennis in quanto “sforzo prolungato sotto il sole”. Avete presente le immagini di quei tennisti che – ad esempio – all’Australian Open sembrano soffocare dentro i loro indumenti per il caldo? La tecnologia usata per produrre le nostre magliette viene loro incontro. Accurate prove di laboratorio hanno infatti dimostrato che gli atleti che le indossano percepiscono una temperatura di circa 4 o 5 gradi inferiore rispetto a quella percepita da chi indossa magliette performance delle marche più note. Pensiamo che in uno sport come il tennis in cui le partite si decidono per una manciata di punti questo fattore costituisca un vantaggio che può risultare decisivo.
DM: Aggiungo che i nostri indumenti funzionano molto bene non solo in condizioni di caldo estremo ma anche in ambienti umidi e nei periodi invernali; in tutti i casi le magliette Yoxoi garantiscono un comfort termico superiore.
DM/GR: In sintesi, non solo la racchetta, l’incordatura e le calzature possono fare la differenza sul campo, ma anche la maglietta che si indossa.
Come ottenete questi risultati?
GR: Attraverso i tessuti e la loro lavorazione. Yoxoi ha due brevetti: uno relativo al tessuto – che abbiamo chiamato Duextretm – e uno relativo al metodo di fabbricazione della maglietta. I nostri indumenti sono fatti con un materiale costituito da tre fibre diverse che noi assembliamo opportunamente; una fibra è a contatto con la pelle e un’altra con l’ambiente esterno; la prima ha il compito di espellere il sudore in eccesso e la seconda di irrorare la pelle e di fare evaporare in fretta l’umidità. Il metodo di lavorazione riproduce fedelmente il “body mapping”; sappiamo che il corpo umano – soprattutto nella parte superiore del corpo – non ha una temperatura uniforme e quindi zone diverse del tronco hanno diverse esigenze termiche (per questa ragione l’importanza delle magliette è preponderante rispetto a quella dei pantaloncini e delle calze, NdA). In fase di lavorazione del tessuto noi poniamo la massima attenzione a questo aspetto; questa attenzione si traduce nei benefici di cui abbiamo parlato poco fa.
I professionisti possono contare su ricambi di magliette illimitati. I dilettanti no. La protezione termica che avete descritto quanto dura?
GR: I test dimostrano che le magliette Yoxoi mantengono questa caratteristica nel tempo indipendentemente dal numero di lavaggi ai quali vengono sottoposte, perché sono caratteristiche fisiche intrinseche dei materiali e del modo in cui vengono immagliati, e non frutto di trattamenti chimici, destinati prima o poi a perdersi coi lavaggi.
Che cos’altro contraddistingue il vostro prodotto?
GR: L’attenzione all’ambiente. I nostri indumenti sono “green” per il materiale e per le modalità con cui sono fatti: poco poliestere e interamente riciclato; molto TencelTM, (una fibra simile al cotone ma ricavata dalla cellulosa degli alberi) e polipropilene, un tessuto molto utilizzato in sport quali sci, ciclismo e fondo. Il polipropilene non ha bisogno di coloranti aggiunti ed è altamente e facilmente riciclabile ed ha quindi un basso impatto sull’ambiente.
DM: Ultimo ma per noi non ultimo, l’italianità. Tutta la filiera di Yoxoi – tecnologica, produttiva e distributiva – è italiana e crediamo che in tempi difficili come questi ciò costituisca un valore importante.
Nell’introduzione all’intervista abbiamo scritto che il nome Yoxoi evoca il Giappone.
GR: Non è un caso. Yoxoi deriva infatti dal vocabolo giapponese Yoroi, che indica la corazza del samurai. Abbiamo sostituito la r con la x per dare un tocco tecnologico in più. Le corazze dei samurai erano più leggere e maneggevoli delle corazze medioevali utilizzate dai cavalieri europei, ma allo stesso tempo altrettanto robuste. Per ottenere questo effetto gli artigiani giapponesi utilizzavano materiali diversi e disparati (cuoio, seta, bambù, crini di cavallo!) che integrati insieme nel modo più opportuno garantivano un risultato eccezionale, ben superiore alla caratteristica intrinseca di ogni singolo materiale. È ciò che fa Yoxoi attraverso le fibre e la tecnica produttiva prima descritte.
Qual è il significato del logo disegnato sulla sinistra della maglietta?
GR: È un “mon” giapponese, ovvero un emblema utilizzato per identificare un individuo o una casata; ha la stessa funzione di un simbolo araldico europeo. Il nostro mon è costituito da quattro elementi: tre visibili più il vuoto tra loro. Si chiamano FU, RIN, KA E ZAN e rappresentano le virtù del perfetto samurai: silenzioso come la foresta, irremovibile come la montagna, feroce come il fuoco e veloce come il vento.