Raggiante, solo così si può definire Stefanos Ttsitsipas dopo il primo titolo Masters 1000 conquistato sulla terra battuta di Montecarlo. Subito la sua attenzione in conferenza stampa si è concentrata sul momento del match point:
“Non è stato facile. Ho dovuto giocare un grande tennis per raggiungere quel momento dell’incontro. Alla fine si trattava di combattere. L’ultimo punto ho solo cercato di giocare il più profondo possibile, spingendo se lui avesse accorciato. Quanto al resto, non riesco proprio a descriverlo. È stato incredibile. Tante cose mi sono passate per la testa. Mi sono venuti in mente così tanti ricordi di quando ero bambino. Mi piace esprimermi e mostrare emozioni. Ho visto alcuni giocatori che non reagiscono alle loro vittorie in questo modo. Io invece ne ho bisogno, mi fa sentire bene”.
Poi la discussione si è spostata su aspetti più… spirituali: “Mi considero una persona religiosa. Mi definirei un cristiano ortodosso, ma penso che si possa prendere qualcosa da ogni religione e applicarlo alla propria vita quotidiana. Sicuramente non sono un estremista. Sono stato un po’ ispirato anche dal Buddismo. Direi che ci sono determinati valori ed elementi che si possono prendere e applicare alla propria vita per renderla migliore, più felice e appagante. La respirazione è qualcosa su cui ho lavorato negli ultimi mesi con il mio psicologo Costas, che conosce mio padre dai tempi dell’università e col quale collaboro da quando ho dodici anni. Trovo che la respirazione sia molto importante. Soprattutto quando gioco, respirare mi aiuta a controllarmi e ad avere il pieno controllo di cosa sto facendo là fuori. Quando respiro bene, sento che il mio gioco è in grado di rendere al massimo. Se non riesci a respirare, tutto diventa doppiamente difficile“.
Cosa serve allora per essere competitivo sul mattone tritato? “Bisogna gestire angoli, rotazioni e mettere grande impegno in difesa. Puoi essere bravo in attacco, ma non puoi essere sempre offensivo sulla terra battuta. Puoi provare, ma devi farlo in modo intelligente. Ecco perché ho detto che è come giocare a scacchi. Negli scacchi, se attacchi e basta, rischi pagarla alla fine, quindi occorre farlo in modo strategico, intelligente, aspettando il tuo turno con pazienza e controllando bene il campo. È importante avere questo approccio quando si gioca sulla terra battuta. Ho cercato di avvicinarmi il più possibile. So di essere un giocatore offensivo. È quello che so fare meglio. Ma sulla terra devi anche avere una buona difesa. È una delle cose più importanti, se non la più importante“.
Che coincidenza! 40 anni fa sua madre Julia Salnikova, vinceva un titolo junior proprio al Montecarlo Country Club… “Sì, è incredibile. La prima volta che sono entrato nel MonteCarlo Country Cub a sei anni, mia madre mi ha mostrato il suo nome. Ricordo di aver pensato che fosse una cosa molto fica. Non ci pensavo l’inizio del torneo, ma mi è venuto in mente quando giocavo la semifinale. Pensavo che sarebbe stato davvero bello essere in insieme, come madre e figlio. Questo mi ha motivato ancora di più. Se ci sono due persone a cui voglio dedicare questo successo sono proprio mia madre e il mio primo coach in Grecia“.
Che cosa vuol dire giocare da favorito un Masters 1000 dopo le eliminazioni di Djokovic e Nadal? “Ho portato il mio gioco al livello superiore e messo in campo questo buon tennis. Non vedevo motivo per andarmene da qui senza il trofeo. Sentivo di meritarmelo. Ci ho messo tanto impegno e tanta concentrazione. Sicuramente è un qualcosa che ho meritato. Altre opportunità come questa si presenteranno in futuro, quindi devo essere pronto a mostrare la mia solidità e a vincere“.
Quella con Rublev può diventare una grande rivalità come quelle del presente e del passato? “Abbiamo già una rivalità. La stiamo costruendo. Quand’è che si considera una rivalità? Dopo trenta partita? Ci arriveremo di sicuro se giochiamo l’uno contro l’altro così spesso. Non vedo alcun motivo per non farcela. Sono sicuro che non avrò una rivalità solo con Andrey. Sento che in questa era ci sarà più di una sola rivalità: io con Zverev, io con Sinner, io con Berrettini… Ci saranno molte rivalità là fuori. Penso che questa varietà in arrivo renderà il tennis davvero eccitante“.
Intanto è al primo posto nella Race per Torino a metà aprile… “È grandioso, ma è solo l’inizio. Abbiamo ancora molto tennis da giocare quest’anno, ma è fantastico essere in testa. Sto cercando di non pensarci troppo perché ho ancora tanti tornei davanti a me. Devo provare a trovare di nuovo la concentrazione. L’attenzione è su Barcellona. Il mio corpo si sente bene, il che è un buon segno, e sono davvero carico per accumulare punti in più nelle prossime due settimane“.
Il guanto di sfida appare lanciato….