Djordje Djokovic, direttore del nuovo ATP 250 di Belgrado attualmente in corso di svolgimento, nonché fratello del 18 volte campione Slam (estromesso a sorpresa in semifinale da Karatsev), ha rilasciato un’intervista al podcast Wish & Go prima dell’inizio del torneo, inserito in calendario provvisoriamente quest’anno grazie a una delle licenze annuale concesse da ATP – ne hanno beneficiato anche Cagliari e Parma. Il tennis del circuito maggiore è tornato a Belgrado nove anni dopo l’ultima edizione del Serbia Open, disputata nel 2012 e vinta da Andreas Seppi; a Matteo Berrettini spetta il compito di tenere il trofeo in Italia, ma la finale con Karatsev sarà tutt’altro che una passeggiata.
Tanti i temi toccati, dal rapporto di Djordje con Federer e Nadal agli obiettivi futuri della manifestazione, per arrivare alla squalifica di Nole allo US Open dello scorso anno.
UNO SGUARDO AL FUTURO
Già nelle scorse settimane, Djordje Djokovic non ha nascosto che l’obiettivo del torneo sia di diventare un ATP 500, e ha rivelato che questa evoluzione graduale sia frutto di quasi un anno di pianificazione, culminata con l’acquisto della licenza lo scorso autunno: “A ottobre abbiamo saputo che c’era la possibilità di acquistare la licenza del torneo di Budapest da Ion Tiriac. Abbiamo parlato con lui e con il suo entourage, e si è mostrato subito interessato, visto che ci conosciamo da tanto e abbiamo un buon rapporto con lui. A dicembre siamo riusciti a trovare l’accordo, ottenendo così una licenza quinquennale con opzione d’acquisto“.
I giocatori sono i nostri ambasciatori, e dobbiamo prenderci cura di loro.
Il torneo si sta disputando al Novak Tennis Center, che sarà anche la sede di un WTA 250 in programma in quella che fino a qualche giorno fa era la settimana precedente al Roland Garros. L’entry list del torneo maschile era ed è rimasta di livello assoluto per questa categoria e testimonia le ambizioni di Djordje; oltre alla presenza del numero uno ATP e gli altri Top 100 serbi (ça va sans dire), si erano iscritti anche Thiem, Berrettini, Monfils e Karatsev. Di questi quattro, Thiem e Monfils hanno rinunciato per problemi fisici, mentre gli altri due si sono qualificati per la finale (in programma quest’oggi, domenica, alle ore 17).
“Il nostro obiettivo è di diventare un 500; qualora ci riuscissimo, compreremmo di sicuro la licenza. Per questo abbiamo cercato una settimana dove sarebbe stato possibile organizzare un 500; è vero che Barcellona si gioca in contemporanea, ma non sarebbe la prima volta con due tornei di questa categoria nello stesso slot [casi correnti includono Dubai-Acapulco, Queen’s-Halle, Pechino-Tokyo e Basilea-Vienna, ndr]”.
Nonostante le porte chiuse, inoltre, il prize money del torneo è decisamente alto, visto che il financial commitment ammonta a 711.800 euro e il vincitore ne porterà a casa ben centomila: è una cifra più alta di quella portata a casa da Basilashvili per aver vinto l’ATP 250 di Doha, il torneo di categoria più ricco di questa parte di stagione prima che il circuito facesse tappa a Belgrado. Addirittura, per darvi un altro riferimento, più di quanto abbia vinto Zverev ad Acapulco (ATP 500). “Siamo orgogliosi di essere riusciti ad assicurarci un montepremi di queste dimensioni. I giocatori sono i nostri ambasciatori, e dobbiamo prenderci cura di loro. Un prize money ingente è sempre stato una delle mie priorità, così da attrarre giocatori di livello e soddisfare le aspettative dell’ATP. Vogliamo dimostrare a noi stessi e agli altri di essere pronti ad ospitare un 500“.
LA SQUALIFICA DI DJOKOVIC ALLO US OPEN 2020
Nonostante il legame di sangue con il direttore del torneo, Nole non è stato centrale nella pianificazione dell’evento: “Ho chiesto a Novak di non collaborare all’organizzazione del torneo, perché vogliamo trattarlo come gli altri giocatori; voglio che possa divertirsi e comportarsi da giocatore. Certo, è stato coinvolto nel processo di acquisizione della licenza ed è entusiasta all’idea del ritorno del torneo [un ATP 250 aveva già avuto luogo a Belgrado fra il 2009 e il 2012, ndr], ma credo che sarò in grado di fargli qualche sorpresa quando vedrà cosa abbiamo preparato per i giocatori”.
Chiaramente non posso essere imparziale sulla vicenda, ma credo che la reazione della giudice di linea sia stata un po’ esagerata. Non era la prima volta che Novak faceva una cosa del genere sul campo. Ne abbiamo parlato spesso, e per anni l’abbiamo pregato di non farlo, perché ogni tanto gli capitava anche in allenamento.
Sempre parlando del fratello, Djordje si è poi espresso sulla squalifica di Nole allo scorso US Open, quando una sua pallata colpì una giudice di linea alla gola: “Novak era appena stato breakkato nel primo set. Mi sono alzato per andare in bagno e all’improvviso ho sentito il telecronista esclamare, ‘oh, no’. Sono tornato alla TV e ho visto una donna a terra e il volto disperato di Novak. Stavo guardando con un mio amico, e gli ho detto subito, ‘è finita, verrà squalificato’. Era inevitabile e non posso dire che sia stata una decisione ingiusta; sono le regole. Detto questo, se la donna non fosse caduta a terra Novak non sarebbe stato squalificato“.
Ha poi aggiunto: “Chiaramente non posso essere imparziale sulla vicenda, ma credo che la reazione della giudice di linea sia stata un po’ esagerata. Non era la prima volta che Novak faceva una cosa del genere sul campo. Ne abbiamo parlato spesso, e per anni l’abbiamo pregato di non farlo, perché ogni tanto gli capitava anche in allenamento. Di nuovo, però, a volte è difficile controllare le proprie emozioni, credo che che Federer sia l’unico in grado di farlo, è sempre calmo e composto. Persino Nadal ogni tanto ha delle reazioni emotive. Noi serbi siamo emotivi, e forse questo è il tratto peggiore di Novak quando è in campo. Comunque si è trattato di un incidente sfortunato; voglio dire, c’erano 12 persone nello stadio ed è riuscito a colpirne una con una pallata. Non voglio mancare di rispetto a nessuno, ma credo che fosse destinato a vincere quel torneo, stava giocando estremamente bene. È stata una lezione, sono orgoglioso del fatto che l’abbia accettata e che abbia gestito ciò che è stato scritto sui media nelle settimane successive“.
FEDERER A BELGRADO?
Nelle ultime settimane, Srdjan Djokovic non ha certo lesinato parole dure nei confronti di Roger Federer (che non riporteremo qui), ma Djordje ha voluto mettere in chiaro che le parole di suo padre non riflettono il suo pensiero; anzi, ha affermato di voler invitare lo svizzero alla prossima edizione del suo torneo: “Non abbiamo invitato Roger Federer quest’anno perché dovevamo rimanere entro un certo budget; non potevamo permetterci di spenderlo su un solo giocatore. Speriamo comunque di vederlo a Belgrado nei prossimi anni. Spero sinceramente che potremo averlo qui prima della fine della sua carriera. Posso promettervi che l’anno prossimo lo inviteremo“.
IL RAPPORTO CON RAFA
Infine, una sorpresa – Nadal era il suo eroe: “Ho dei bei ricordi di Nadal; Novak me l’ha presentato a Montecarlo nel 2006. Una volta ero nella player lounge ed è arrivato Rafa. Era il mio idolo, usavo canotte e pinocchietti proprio come lui. C’era un tavolo da pinball e mi ha chiesto di giocare con lui, sebbene all’epoca nessuno dei due parlasse molto bene in inglese. L’ho battuto, e ridendo ha dato un calcio al tavolo, ma poi mi ha abbracciato. Da allora facciamo due chiacchiere ogni volta che ci incontriamo; è una grande persona. Ho incontrato Federer una quindicina di volte, invece, l’ultima volta durante il tie di Coppa Davis del 2014, ma non abbiamo mai parlato come con Rafa“.