Qui l’intervista originale di ubitennis.net
Pur avendo solo 23 anni, Daria Kasatkina potrebbe essere considerata una veterana, visto che ha debuttato nel circuito nell’ormai lontano 2013. Ex-N.3 juniores e vincitrice del Roland Garros di categoria, Kasatkina è stata annunciata come una futura stella fin da ragazzina. A 18 anni era in Top 100 e aveva già fatto segnare una vittoria contro la Top 20 Carla Suarez Navarro. Tre anni dopo, nel 2017, è salita fino al nono posto del ranking, e sembrava sulla buona strada per la consacrazione definitiva. Tuttavia, da quel momento in poi la sua carriera ha preso un biglietto per le montagne russe (scusate il facile umorismo): una serie di risultati deludenti e battute d’arresto con annessa perdita di fiducia durante il 2019 l’hanno portata a scendere fino al settantacinquesimo posto della classifica nel corso della passata stagione. Dopo un periodo di frustrazione, però, sta riuscendo a rimettersi in carreggiata sotto l’attenta sorveglianza del suo allenatore Carlos Martinez, a sua volta ex-giocatore che in passato ha lavorato con atleti del calibro di Svetlana Kuznetsova, Marc Lopez, Kateryna Kozlova e Feliciano Lopez.
Kasatkina ha già vinto due titoli quest’anno, Melbourne 4 e San Pietroburgo; l’unica altra giocatrice ad aver vinto più di un trofeo nel 2021 è la numero uno Ash Barty. Complessivamente, la russa ha registrato 15 vittorie nel 2021, il quarto bottino più cospicuo nel circuito [al momento dell’intervista, avvenuta prima del torneo di Madrid, ora è a quota 17, ndr]. “Per me la chiave è stato il duro lavoro svolto durante la off-season e negli ultimi mesi del 2020. Abbiamo operato bene, soprattutto dopo la parte di stagione su terra battuta nell’autunno scorso. Daria ha ri-acquisito sicurezza in questo modo“, ha raccontato Martinez a Ubitennis. “Una cosa di cui abbiamo discusso erano le nostre aspettative. Quest’anno non ne abbiamo, perché per noi la cosa più importante è andare giorno per giorno. Quando parliamo del nostro lavoro ci riferiamo sempre a ciò che dobbiamo fare giorno per giorno, e questo è quello che ci ha fatto bene; ecco perché abbiamo iniziato la stagione in questo modo. Ovviamente non ci aspettavamo questo inizio, ma la verità è che sta giocando bene, non in maniera eccezionale, ma sta gestendo le partite molto bene, e ha più fiducia”.
In mezzo ai due tornei vinti c’è stata una sconfitta al primo turno contro Alize Cornet a Dubai, la sua sconfitta più prematura dallo US Open dello scorso anno. Ironia della sorte, la battuta d’arresto si è rivelata essere una benedizione. “Dubai è stato come una sveglia. Di solito quando vinci un torneo ti rilassi un po’, ma non è quello che è successo negli Emirati, perché abbiamo avuto qualche problema con i visti e cose del genere; abbiamo perso un po’ di tempo e non siamo riusciti a prepararci molto bene”, ha riflettuto Martinez. “È vero che siamo volati a Dubai un paio di giorni prima del torneo, ma le condizioni erano diverse per lei rispetto all’Australia. La palla rimbalzava troppo alta e questo non le piaceva, ma ha fatto un buon lavoro quando siamo volati a Mosca per prepararci bene in casa. Nei giorni successivi ha raggiunto un buono stato di forma”. In quattro mesi, Kasatkina ha quasi dimezzato la sua posizione in classifica (da 72 a 37), anche se sia lei che Martinez ammettono che ci sia ancora del lavoro da fare. La sua migliore vittoria in questo periodo è stata su Petra Martic, N.18 all’epoca del loro match a Melbourne. Il suo unico incontro con una delle prime 10 è stato all’Australian Open, dove ha perso 7-6 (5) 6-3 al secondo turno contro Aryna Sabalenka [ha nuovamente perso con la bielorussa a Madrid, ndr].
Martinez ora ha il compito di assicurarsi che la sua assistita mantenga la forma nelle prossime settimane; più facile a dirsi che a farsi nel tennis femminile, visto il gran numero di ottime giocatrici. Kasatkina ha già sperimentato cosa voglia dire perdere terreno in classifica, e il suo team si sta impegnando affinché non capiti di nuovo. “Sappiamo quanto sia difficile rimanere al top e mantenere questo ritmo. Vincere due titoli in cinque tornei è super difficile”, ha continuato Martinez. “Per quello che riguarda la parte mentale, parliamo tantissimo. Ha vissuto un’esperienza negativa nel 2018 e non possiamo finire di nuovo nella stessa voragine. Ecco perché insisto molto su questo aspetto. Il tennis è già molto difficile di suo, e anche quando poi vinci un torneo, la settimana seguente sarà una storia completamente diversa, devi iniziare di nuovo da zero. Ecco perché penso che lei capisca qual è il nostro modo per ottenere il successo e spero che riusciremo a continuare nello stesso modo durante la stagione sulla terra”.
GRANDI COSE SUL ROSSO?
Fortunatamente per la numero 37 del mondo, la campagna sulla terra rossa europea è iniziata: si tratta di una superficie che le riporta alla mente dei bei ricordi. Tra tutti gli Slam, quello in cui ha vinto più partite è infatti il Roland Garros con 10 successi a fronte di cinque sconfitte – ha anche raggiunto i quarti di finale nel 2018. A dire il vero, però, finora ha vinto solo un titolo sulla terra in carriera, nel 2017 al Volvo Open di Charleston.
“Preferisce giocare sulla terra battuta, anche se secondo me può giocare bene ovunque”, afferma Martinez. “Ci stiamo preparando, ma non stiamo facendo niente di diverso dal punto di vista tecnico-tattico per affrontare i campi in cemento o quelli in terra battuta. Si possono ovviamente cambiare alcune cose, ma il nostro lavoro rimane lo stesso”.
Uno degli aspetti intriganti della stagione su terra rossa, per Kasatkina, è il modo in cui la sua squadra pianifica di valutare il suo successo. Si potrebbe pensare che sia semplicemente correlato ai risultati delle partite, ma il suo coach sottolinea che c’è qualcosa di più significativo su cui concentrarsi. “Daria avrà una buona stagione sulla terra se riuscirà a mantenere il livello mentale e di gioco che ha mostrato negli ultimi tornei. Penso che possa fare grandi cose, ma non riesco a misurare quale risultato mi renderebbe felice. La cosa più importante è arrivare a un certo livello, e una volta raggiunto quel livello le cose andranno bene in campo, e quindi arriverà il successo a lungo termine. Questa era la mia filosofia quando ho iniziato a lavorare con lei, e penso che stia funzionando – non cambierò il mio approccio”.
AMBIZIONI OLIMPICHE
Guardando avanti, Kasatkina ha i fari puntati sulle Olimpiadi di Tokyo. La russa ha debuttato alle Olimpiadi nel 2016, raggiungendo i quarti di finale sia in singolo che in doppio. Va detto che cercare di guadagnarsi un posto nel torneo è tutt’altro che facile, dato il numero di giocatrici russe che competono per la selezione: il suo Paese ha infatti cinque donne tra le prime 40, e Kasatkina è al momento la quarta [settimana prossima verrà superata da Pavlyuchenkova ma a sua volta supererà Kuznetsova, quindi sarà sempre quarta, ndr]. “Le Olimpiadi sono uno dei nostri obiettivi, Daria non è in una brutta posizione”, sottolinea Martinez. “Sarà dura, perché ci sono molte ottime giocatrici russe. Anche Kudermetova, Kuznetsova, Pavlychenkova e Alexandrova stanno lottando per queste posizioni, quindi sarà una battaglia difficile, e spero che raggiungeremo l’obiettivo“.
I Giochi si sarebbero dovuti lo scorso anno, ma sono stati rinviati a causa della pandemia; di conseguenza, gli appassionati non potranno recarsi in Giappone nel tentativo di ridurre al minimo il rischio di un’epidemia. Nel frattempo, nel tennis è in corso un dibattito sull’opportunità o meno per i giocatori di vaccinarsi, cosa che gli organi direttivi del gioco li hanno esortati a fare – alcuni, però, sono titubanti. “La vaccinazione è una cosa a cui tutti dovrebbero sottoporsi, è per la nostra salute“, sostiene Martinez. “La salute è la cosa più importante nella vita, quindi penso che saremo molto felici quando arriverà il nostro turno. Ovviamente ci possono essere dei dubbi sulle conseguenze, ma secondo me è estremamente importante farlo”.
Traduzione a cura di Michele Brusadelli