A. Karatsev b. [3] D. Medvedev 6-2 6-4 (Giorgio Di Maio)
Continua il poco feeling tra Daniil Medvedev e la terra battuta, anche se oggi a batterlo è stato un avversario di tutto rispetto come il connazionale Aslan Karatsev, che continua a stupire anche su questa superficie. Medvedev sembrava sicuramente poco felice di essere sulla terra ma ha provato comunque a lottare per un’ora e venti di partita, senza risultato. Troppo pesante e preciso il tennis di Karatsev, che aveva un’altra marcia rispetto il suo più illustre avversario. Daniil su questa superficie continua a sembrare un pesce fuor d’acqua, più a livello mentale (molto nervoso già dal primo punto) che a livello tennistico.
Poca storia nel primo set, sin dal primo momento è Karatsev a prendere il comando delle operazioni. Medvedev si sta anche impegnando oggi, ma tra le accelerazioni spaventose del suo connazionale e la poca adattabilità alla superficie il set gli scappa subito di mano. Il servizio pesante di Daniil non basta per essere competitivo e non riesce ad essere mai efficace nei turni di battuta di Karatsev. Tra frequenti soliloqui il numero 2 del mondo crolla già al terzo turno di servizio. Con due break consecutivi Medvedev regala un finale semplice di primo set a Karatsev, che chiude senza problemi con un netto 6-2.
La situazione di Medvedev migliora nel secondo set, con il russo che riesce a farsi sentire un po’ di più in risposta. La prima e unica occasione in partita di Medvedev arriva nel sesto game con uno splendido passante di dritto. Karatsev però non ne vuole sapere di abbassare il suo livello e tra rovesci incrociati al fulmicotone e comode chiusure a rete si salva. Il finalista degli Australian Open si innervosisce molto dalla strenua resistenza del suo avversario e Karatsev raccoglie i frutti del suo gioco nel game successivo. Il 27enne russo con la sua costante pressione offensiva riesce a disinnescare la difesa di un Medvedev sempre più disunito e nervoso e si prende il break nel settimo game.
Non ne arriveranno altri da entrambe le parti, ma è abbastanza per Karatsev per aggiudicarsi il derby e volare agli ottavi di finale per la seconda volta consecutiva, e la seconda in carriera. A Madrid era stato sconfitto da Bublik in tre set, qui invece troverà Reilly Opelka, vincitore ieri in maniera piuttosto netta contro Lorenzo Musetti e apparso in buona forma. Il russo è ovviamente favorito ma attenzione a sottovalutare la potenza di fuoco del bombardiere americano. Continua invece la passione di Medvedev sui campi in terra battuta, la cui presenza ormai sembra essere un vero martirio per il russo. Daniil sembra essersi autoconvinto che questa superficie non gli piace (legittimo) e non ci vincerà mai, basterà qualche vittoria per ritrovare fiducia e competitività sulla terra?
[4] D. Thiem b. M. Fucsovics 3-6 7-6(5) 6-0 (Carlo Galati)
Pur non giocando il suo miglior tennis, commettendo tanti, forse troppi errori (ne contiamo 27 alla fine dell’incontro) Dominic Thiem, dopo oltre 2h30 di gioco, bagna il suo esordio sulla terra di Roma battendo l’ungherese Marton Fucsovics con il punteggio di 3-6, 7-6(5), 6-0 e accedendo al terzo turno dove incontrerà il vincente del derby italiano tra Sonego e Mager.
I due, praticamente coetanei, ma con soli tre precedenti alle spalle, tutti a favore dell’austriaco, hanno dato vita ad un incontro che ha visto il proprio turning point nel decisivo tie break del secondo set, vinto dall’austriaco che, fino a quel momento aveva sempre inseguito il proprio avversario durante tutto l’incontro, grazie ad una prestazione solida di Fucsovics che ha giocato un tennis quasi perfetto, sempre votato all’attacco e non disdegnando più volete discese a rete impreziosite da volee d’autore. Ma come spesso accade, è stato nel momento decisivo dell’incontro, che, non arrendendosi a quella che sembrava una sconfitta scritta dall’altalenante e complicata prestazione finora mostrata in campo, l’austriaco è riuscito a piazzare la zampata decisiva al primo e unico set point fin lì avuto, cambiando di fatto la partita che nel terzo set non ha avuto storia, grazie al più classico dei 6-0-
IL MATCH
Nel primo set a partire subito col piede giusto e a marcare quel vantaggio che sarà proprio per buona parte del mach, è Fucsovics che, sfruttando la prima palla break, porta il parziale iniziale sul 2-0 a proprio favore. Vantaggio che dura fino al sesto gioco Thiem grazie ad un vincente di dritto riesce a raggiugere un’illusoria parità che dura pochissimo: dopo un game durato oltre 11 minuti, è l’ungherese a strappare nuovamente il servizio a Thiem grazie ad un tennis che trova l’esaltazione della propria aggressività, combinato al momento di difficoltà del proprio avversario in campo. I due game finali sono la logica conseguenza di quanto visto fino a quel momento e sono entrambi, ancora una volta, appannaggio dell’ungherese che tiene il proprio turno di battuta e consolida il punteggio con un ulteriore break finale, grazie ad un rovescio finito in rete di Thiem.
Il secondo set sembra partire sulla falsa riga del primo. È ancora l’austriaco a palesare una certa difficoltà ad inizio set ma questa volta, sotto 1-0 riesce ad annullare, nel proprio turno di battuta, due palle break che avrebbero forse indirizzato in maniera definitiva il match. Ma è qui che arriva la prima reazione da campione; grazie ad un vincente lungolinea, Thiem mette la parola fine ad un game che oseremo dire complicato. Ma è solo un rimandare. Nel quarto game le due palle break sono insormontabili per Thiem che, mandando in corridoio un dritto, concede il doppio vantaggio al magiaro. Quando però sembra tutto compromesso lo spirito del campione viene fuori, ancora una volta. Nella logica altalenante del set infatti, il controbreak sembra scritto nelle leggi aleatorie di questo sport: concedendo un solo 15, Thiem recupera il gap permettendo così al set di scivolare fino alla sua naturale conclusione figlia del 6 pari finale. È il tie break il momento cruciale dell’incontro, non solo del set. E vi assicuriamo, non sono fantasie o facili conclusioni ex post dello scrivente ma la logica alternanza del punteggio che, in assenza di mini break, dà a Thiem il primo ed unico set point fin lì ottenuto. A tremare questa volta è la solidità granitica di Fucsovics, fin lì inscalfibile. Palla in rete dell’ungherese e punto decisivo a Thiem.
Che fosse quello il punto decisivo non solo del set ma della partita, si è poi palesato nel terzo set. A vincerlo è il numero 4 al mondo nel più classico e mai troppo banale 6-0 finale, in cui segnaliamo soltanto tre palle del controbreak nel terzo gioco per Fucsovics, ça va sans dire, non sfruttate.
In conclusione una vittoria brutta sporca e cattiva per Thiem che per andare avanti nel torneo dovrà sicuramente ritrovare quella profondità di colpi, quella lunghezza di palla e quella solidità che oggi, mancando, lo hanno fatto tremare. Forse anche troppo.