da Parma, il nostro inviato
Ci siamo spostati di appena sette chilometri, dal Tennis Club Mariano che prende il nome da una frazione di Parma e dà a sua volta il nome al gatto soriano del circolo (e ha ospitato il WTA 250 stra-vinto da Coco Gauff) al Tennis Club President di Montechiarugolo, per seguire l’Emilia Romagna Open Mutti Cup. L’ATP 250 di nuova costituzione, in piedi grazie a una licenza temporanea, deve il suo nome allo sponsor principale fondato più di un secolo fa proprio qui a Montechiarugolo, che a differenza di Mariano è un comune a tutti gli effetti. A segnalare le eccellenze gastronomiche del territorio, tra gli altri sponsor, c’è anche Parmigiano Reggiano – che al tennis si era già affacciato facendo firmare un contratto di sponsorizzazione a Sinner.
Le qualificazioni sono iniziate sabato per concludersi domenica e hanno fornito un pass a Mikael Ymer (che ha battuto Matteo Viola), Martinez, Altmaier e il campano Raul Brancaccio, che battendo in due set Gabashvili si è assicurato la sua prima presenza in un main draw ATP dove affronterà Cecchinato. Esordio che in teoria dovrebbe andare in scena oggi, ma verosimilmente verrà rinviato a martedì perché le previsioni meteo sono nefaste per tutta la giornata – piove dalle 7:30 quasi ininterrottamente, c’è il rischio di non vedere alcun quindici (in programma ci sarebbero anche gli esordi di Caruso e Seppi, quest’ultimo opposto a Korda).
Visto che il lunedì si prospetta avaro di tennis, torniamo alla domenica che oltre alla sconfitta di Stefano Travaglia in due set contro Tommy Paul ha visto il successo del bravissimo Flavio Cobolli, anni diciannove, che dopo aver ricevuto la meritatissima wild card per il tabellone principale l’ha onorata al meglio battendo in tre set Marcos Giron (3-6 7-6 7-6), l’unico top 100 statunitense che non supera il metro e ottanta. Per Cobolli si tratta della prima vittoria nel circuito maggiore al primo tentativo, che il ragazzo nato a Firenze ma cresciuto a Roma si è guadagnato scalando 500 posizioni in un mese grazie alla prima finale challenger raggiunta in carriera, al Garden di Roma.
Oltre alla vittoria, c’è il come è arrivata. Giron qualche mese fa aveva battezzato l’esordio ATP di un altro italiano promettente, Luca Nardi, e dopo il 6-3 rifilato a Cobolli nel primo set deve aver pensato che tutto sommato l’urna poteva riservargli un avversario peggiore. Cobolli è sembrato a suo agio su questa superficie e nel palleggio prolungato, ma ha peccato di inesperienza nei punti più importanti. Nulla di sorprendente. Ha sorpreso di più il break ottenuto dall’italiano nel primo game del secondo set, grazie a una serie di ottime risposte profonde, e il modo in cui ha tenuto fino al 4-3, game in cui la perseveranza dell’americano dall’aspetto un po’ tracagnotto gli ha fruttato il pareggio e dunque l’approdo al tie-break. Qui Cobolli ha sorpreso di nuovo, prendendosi un gran bel punto a rete (fino a quel momento poco frequentata dai due) e poi dimenticando presto i due set point falliti per chiudere al terzo, con un gran rovescio lungoriga.
Nel terzo set Giron ha accusato il colpo e forse anche il sostegno dei presenti sugli spalti (il torneo è ancora chiuso al pubblico, ma l’ingresso è consentito a tutti i soci), oltre alla prima che ha iniziato a entrare solo una volta su due. Cobolli ha approfittato dell’atteggiamento un po’ remissivo per salire 5-2 e andare a servire per il match sul 5-3, dove la disabitudine a lottare per questi traguardi si è presentata in forma di break subito a trenta. Flavio ha mostrato il più classico dei difetti di chi deve ancora completare la transizione verso il tennis dei grandi: l’intensità diseguale dei colpi, soprattutto con il dritto. Il servizio di Giron oggi non è affidabile e nel game successivo Cobolli ha sfruttato una risposta vincente e un gratuito dell’avversario per guadagnarsi tre match point. Giron è stato molto attento ad annullare i primi due, ma in occasione del terzo è stato Cobolli a regalare col dritto.
Quasi banale da pronosticare, Flavio ha risentito dell’occasione mancata ed è finito sotto 6-5 40-15, costretto questa volta ad annullare due match point. Il primo è stato un regalo francamente fuori scala, un po’ come ricevere le chiavi di un’auto nuova per il compleanno da un vecchio zio di cui ricordi a malapena il nome: chiamato a mettere di là un rovescio sotto rete con il lungolinea tutto scoperto, Giron ha centrato il corridoio. Nel punto successivo Cobolli ha dovuto eseguire praticamente lo stesso colpo ma non l’ha sbagliato, poi ha annullato il terzo match point con un bel dritto carico sul rovescio avversario.
Si è dunque arrivati al tie-break, il cui epilogo merita di essere raccontato nei dettagli. 6-4 Cobolli con Giron al servizio, quarto match point della partita per l’italiano. Giron serve esterno, Cobolli (che ci dirà poi di aver sentito un crampetto colpendo quella palla) mette la racchetta e tira su un candelotto frutto di una mezza stecca che atterra dopo qualche secondo in fondo al campo, il punto continua e Cobolli riesce a guadagnarsi il diritto di colpire una volée che nonostante l’esecuzione un po’ artigianale picchia forte sul nastro e trova appena la forza di superare la rete per atterrare pochi centimetri dopo, imprendibile.
Francamente uno dei match point più assurdi che ci sia dato ricordare; Cobolli alza le braccia al cielo esausto, Giron è fin troppo composto nel tirare una sola racchettata al borsone. “Nun ce sto a capì un…” ci ha detto poi Flavio per il vialetto del circolo, stanco e felice. Al secondo turno lo attende Struff, ma in qualche modo il suo torneo l’ha già vinto. Anche con un po’ di cùlo, che male non fa.