Il debutto ha regalato buone sensazioni. Roger Federer ha battuto Denis Istomin senza mai farlo entrare in partita, guadagnandosi al secondo turno l’affascinante (forse un po’ impolverato) incrocio con Marin Cilic. Tra loro una finale di Wimbledon nel 2017 e quella dell’Australian Open nella stagione successiva, ultima puntata di un testa a testa in cui lo svizzero ha avuto la meglio nove volte su dieci. I rapporti di forza, in vista di giovedì, sono tutti da decifrare. Soprattutto sulla superficie che per entrambi non è quella eletta. Cilic è uscito precocemente da Montecarlo, Roma e Ginevra, lì dove Federer aveva fatto accendere la spia dell’allarme dopo il ko con Pablo Andujar.
A distanza di pochi giorni, in ogni caso, i progressi sembrano evidenti. “Ho pagato il prezzo del ritorno – ha raccontato dopo il successo sull’uzbeko -, su una superficie che non è per me la più facile per rientrare. Sulla differenza di prestazioni credo abbia anche influito la tipologia dell’avversario: qui sono riuscito a chiudere molti punti entro i cinque colpi, cercando quando necessario la discesa a rete, la smorzata o la giocata in anticipo. A Ginevra, per varie ragioni, tutto questo non ha funzionato al meglio“.
DUBBI E PRIORITÀ – Anche a Parigi, Federer non ha deviato dal sottolineare la presenza dell’erba in vetta alla gerarchia dei suoi obiettivi stagionali. “Quando l’anno scorso sono andato per la prima volta sotto i ferri, il mio obiettivo era rimettermi in piedi per Wimbledon. Poi la pandemia ha cambiato i piani e adesso sono felice di avere un’altra opportunità di tornare lì. Ho fatto un percorso lento di progressi costanti, per fortuna senza battute d’arresto. Certo, sarebbe uno shock se non ci fosse il pubblico, ma spero le cose possano mettersi nel migliore dei modi anche da quel punto di vista“.
Piena partecipazione, anche dal punto di vista emotivo. Perché lo Slam londinese, in questo momento, appare l’unica certezza nella programmazione immediata del fuoriclasse svizzero. Dal Roland Garros, infatti, si alza una significativa nuvola di dubbi sulla sua partecipazione al torneo olimpico. Federer va così ad aggiungersi all’elenco degli scettici – da Nadal a Serena Williams, fino a Osaka alle prese ora con altri problemi -, mai cospicuo come in vista di questa edizione. “Sono combattuto – spiega -, se le cose nel mondo andassero meglio io non lo avrei mai il dubbio se giocare o no l’Olimpiade. Il mio desiderio è quello di essere a Tokyo. Ma andarci deve avere senso per me, per il mio team, per la mia famiglia e per la Svizzera. Valuterò le evoluzioni tra due settimane, o comunque entro il prossimo mese“.