da Parigi, il Direttore
È la giornata di Djokovic-Berrettini, il n.1 del mondo contro un italiano. Si giocherà alle ore 20.
Qualche volta gli azzurri hanno battuto il n.1 del mondo, ma che accada anche stasera non sembra troppo probabile perché, salvo che per i primi due set con uno spumeggiante Musetti, Djokovic aveva sempre mostrato una ottima condizione di forma. Ma diffidate delle statistiche se non sapete interpretarle, diceva il grande maestro Rino Tommasi. E se non avete buona memoria per ricordare in quali circostanze certi risultati maturarono, aggiunge il sottoscritto.
Rileggendo quest’articolo pubblicato da Ubitennis la sera in cui Lorenzo Sonego sorprese Novak Djokovic nei quarti, potrete trovare qualche chiave di lettura. Di seguito, le sette vittorie di tennisti italiani contro numeri uno del mondo:
- C. Barazzutti b. I. Nastase 3-6 7-6 6-1 (Monaco di Baviera 1974, Quarti)
- A. Panatta b. J. Connors 4-6 6-3 7-5 (Stoccolma 1975, Finale)
- A. Panatta b. J. Connors 6-1 7-5 (Houston 1977, 1T)
- G. Pozzi b. A. Agassi 6-4 3-2 rit. (Queen’s 2000, 3T)
- F. Volandri b. R. Federer 6-2 6-4 (Roma 2007, 3T)
- F. Fognini b. A. Murray 6-2 6-4 (Roma 2017, 2T)
- L. Sonego b. N. Djokovic 6-2 6-1 (Vienna 2020, Quarti)
Di queste sette (due colte da Panatta) una sola la considero indimenticabile. Prima di tutto è la sola che fu giocata in una finale, e poi fu una partita fantastica. Fu quella di Stoccolma contro Jimmy Connors, che anticipò di pochissimo le finali ATP giocate nella stessa sede, la Kungliga Halle dove Panatta però non vinse una partita nel suo girone di ferro con Orantes, Ashe e Nastase.
In tutte le altre, salvo forse la prima vinta da Barazzutti a Monaco quando Nastase “sciolse” all’inizio del terzo – come si dice in gergo – ma ci aveva provato eccome a vincere in due, c’è sempre stata una discreta quanto involontaria complicità dell’avversario. Connors sulla terra battuta del River Oaks di Houston era chiaramente a disagio, soprattutto perché era un primo turno. Agassi con Pozzi al Queen’s era malmesso fin dall’inizio (anche se non come contro Stoppini… ma Andre una volta ha perso anche con Pescosolido).
Il Federer che perse contro Volandri era irriconoscibile. Fece 44 errori gratuiti e servì soltanto il 44% di prime palle. Era molto nervoso. Se non ricordo male era successo che un gossip riguardante lui e la nipote del suo allenatore Tony Roche aveva fatto infuriare Mirka, che aveva preteso il ‘divorzio tecnico’ fra Roger e Roche. Divorzio che Roger non avrebbe mai voluto compiere.
Anche il Murray che, esattamente 10 anni dopo, perse da un super Fognini in un’ora e 20 minuti al Foro Italico fu quasi impresentabile. Ma Fognini poteva dire di averlo battuto anche a Napoli in Coppa Davis, sia pure quando lo scozzese non era n.1, ma era reduce anzi da un lungo periodo di stop per quell’anca che lo ha sempre angosciato. Il ricordo di Djokovic a Vienna, dopo che Novak aveva saputo che avrebbe chiuso comunque l’anno a n.1, è recente e probabilmente lo avranno presente molti lettori.
Ribadisco che nessun exploit italiano contro un n.1 del mondo vale quanto quello di Panatta a Stoccolma.
NOLE VS ITALIA – Altra statistica, altra storia: Djokovic ha vinto 43 volte contro i tennisti italiani e perso solo in tre occasioni. Con Volandri nel 2004 a Umago, ma Nole aveva 17 anni e 2 mesi e quindi non conta. La seconda è quella con Cecchinato nel 2018 e se il nostro fu bravissimo, Djokovic era abbastanza in crisi, c’era la vicenda del guru, dopo la sconfitta fece capire che non era nemmeno più sicuro di giocare Wimbledon, andò in montagna con la moglie a fare trekking. La terza è quella con Sonego appena ricordata.
Nell’intervista fatta con il coach di Matteo, Vincenzo Santopadre, si è parlato della tattica che Matteo dovrebbe mettere in atto. Anche se Musetti è riuscito a prevalere nei palleggi sulla diagonale del rovescio con Djokovic – e quella è stata una gran sorpresa per tutti, compreso Djokovic che era talmente confuso che sullo 0-2 nel secondo tie-break ha lasciato rimbalzare una palla sulla riga credendola fuori, ma senza reagire sebbene avesse tutto il tempo – quello è uno schema che non si può davvero consigliare a Matteo.
Matteo è migliorato di rovescio, e anche parecchio, soprattutto quando si trova costretto a tirare un passante e allora lascia andare il braccio, ma altrimenti nei palleggio prolungati finisce spesso per giocare troppo corto. Lo si è visto in diverse occasioni anche con il coreano Kwon che gli prendeva l’iniziativa e il pallino del gioco.
Matteo deve contare, come al solito, sull’uno-due servizio dritto, ma certo contro il miglior ribattitore del mondo dovrà cercare di cambiare spesso angoli, di non dare mai battute uguali. Non facile, senza perdere qualcosa in percentuale di prime. Se si serve quasi sempre negli stessi angoli la percentuale sale, se si cambia di continuo è facile che scenda. Di certo sarà dura che gli resti una percentuale di punti trasformati del 90% quando gli è entrerà la prima, come è successo contro Daniel Taro o Taro Daniel che dir si voglia (nel torneo Berrettini è primo in questa statistica con una media dell’85%). Djokovic non è Taro Daniel, purtroppo per Matteo.
Quando Matteo ha incontrato, per l’unica volta, Djokovic sul campo indoor e veloce della 02 Arena nel 2019, si è sorpreso di come Nole riuscisse quasi sempre a rispondergli. Finì 6-2 6-1, un risultato non diverso rispetto a quello patito con il suo idolo Federer, 6-1 6-2 6-2 negli ottavi a Wimbledon. Lui è sembrato come intimidito al cospetto dei due grandi campioni. E a Wimbledon c’era stata anche la grande emozione di giocare sul mitico Centre Court a rendere più negativo il suo approccio.
Ma Vincenzo Santopadre ha tenuto a sottolineare nella chiacchierata dell’altro giorno che “alla seconda occasione con Federer, Matteo ha giocato molto meglio: perse 7-6 6-3, sempre alla 02 Arena, ma ci fu abbastanza equilibrio. Credo che anche con Djokovic sarà così, anche se pensare di poter battere Djokovic in un match tre su cinque… è dura”.
Matteo avrà chance, ne ho parlato anche nel video del giorno, se chiuderà i suoi punti nell’arco di quattro o cinque palleggi, non di più. Questa convinzione potrebbe però avere il rovescio della medaglia nella fretta che si potrebbe mettere per cercare di chiudere il punto prima possibile. Insomma, l’impresa è durissima e Djokovic non gli darà tregua sapendo che gli farebbe molto comodo anche evitare una maratona, visto che in semifinale ci sarà quasi certamente Nadal ad attenderlo. Lo spagnolo ha battuto 16 volte su 17 Schwartzman, difficile che ci perda questa volta.
UN PO’ DI STORIA E ORARI – Sono 16 i tennisti italiani diversi che hanno raggiunto i quarti al Roland Garros come Matteo, considerando anche le edizioni Pre-Open, per un totale di 35 presenze (dominano Pietrangeli e Panatta, rispettivamente sette e cinque presenze). Diventano 17 (e 36 le presenze totali) per chi conta anche Martin Mulligan, che giocò la Davis per l’Italia per un brevissimo periodo, quando gli fu scoperto un nonno in Veneto… e lo si tesserò come oriundo, perché nel calcio usava molto; Sivori, Maschio, Angelillo e decine di altri. Oltre a Pietrangeli e Panatta, meritano una menzione De Stefani, Cucelli e Merlo che hanno giocato i quarti tre volte ciascuno. Restringendo l’analisi alla sola Era Open, quella di Berrettini è la quattordicesima qualificazione italiana ai quarti di Parigi ottenuta dal nono tennista diverso – ben tre dei quali nell’ultimo quadriennio (Cecchinato, Sinner e appunto Berrettini).
In termini di esperienza ci corre una vita. Djokovic ha nove anni in più con i suoi 34 anni, ma soprattutto giocherà stasera il suo quindicesimo quarto di finale al Roland Garros. Matteo il primo. Ci sarà il pubblico, 13.146 spettatori e questo potrebbe essere un vantaggio per il tennista romano nel primo match notturno con spettatori del torneo. Il pubblico dovrebbe stare per il giocatore sfavorito. Inoltre Djokovic all’estero non ha tutto il pubblico dalla sua come ha sempre Federer. Berrettini è un ragazzo che piace, ha una bella immagine e il suo tennis che ricorda un po’ quello di del Potro – anche come fisico – ha l’arma della palla corta che al pubblico piace, perché offre sempre sviluppi diversi rispetto a palleggi talvolta monotoni ed estenuanti.
L’inizio è previsto per le 20 salvo che il match Nadal-Schwartzman, in campo non prima delle 16, non sfori (dopo i due quarti femminili che cominciano alle 11, Gauff-Kreijcikova e Sakkari Swiatek, unica top 10 superstite nel torneo). Magari potrebbe essere interessante la lettura di questo articolo su Barbora Krejcikova, una delle sorprese tra le prime otto del torneo.
Il coprifuoco francese slitterà dalle 21 alle 23 per la prima volta dall’inizio del torneo e questa sarà anche l’ultima sessione serale. Ironico che sia anche la prima con il pubblico: il probabile addio di Tsonga, Gasquet e Federer alla Francia è stato mal celebrato di fronte a nessuno; che tristezza! Alle 22,30 il pubblico verrà invitato ad andare a casa, e se il match fra Matteo e Nole non fosse finito sono quasi certo che risentirò gli stessi fischi che sentii a Roma quando all’inizio del terzo set fra Thiem e Somego la gente dovette lasciare il Grand Stand. I primi due set fra l’italiano e l’austriaco erano stati bellissimi, emozionanti. Proprio nessuno avrebbe voluto andare via.
Ciò ricordato, sarei più che contento se stasera alle 22,30 Matteo fosse ancora in gara. Salvo che avesse vinto lui in meno di due ore e un quarto. Direi che sarebbe un buon segno, il segno di una battaglia in corso.