Sette mesi di buio, ma Dayana Yastremska potrà tornare a sorridere, e a competere nel Tour “non appena possibile”. La giovane giocatrice ucraina era risultata positiva a un controllo antidoping lo scorso 24 novembre, a stagione agonistica già conclusa, e conseguentemente sospesa a partire dal sette gennaio. Ieri la buona novella: il tribunale antidoping indipendente dell’ITF ha accolto la difesa di Yastremska, scagionandola dalle accuse di negligenza e colpa relativamente all’assunzione di mesterolone. Il farmaco, principalmente utilizzato per trattare l’infertilità maschile, è uno steroide anabolizzante incluso nella lista S1 tra le “sostanze non specificate” vietate dalla WADA.
Accusata il 20 dicembre di violazione del programma antidoping ai sensi dell’articolo 2.1 (“presenza di una sostanza proibita o di uno dei suoi metaboliti o marcatori nel campione del giocatore”), Yastremska si era vista negare dal Tribunale la revoca della sospensione, richiesta dalla ventunenne da Odessa per poter disputare l’Open d’Australia, e anche il successivo ricorso al TAS non aveva dato i frutti sperati.
Il Tribunale indipendente ha dunque accettato la tesi della contaminazione, così aderendo alla strategia difensiva adottata sin dai primi giorni dai legali della tennista. Secondo la difesa, infatti, Dayana sarebbe entrata in contatto con la sostanza in occasione di alcuni rapporti sessuali avuti con l’ex fidanzato, il quale, negli scorsi mesi, era stato più volte sollecitato dal padre dell’ex numero 21 WTA a confessare di aver assunto la sostanza incriminata, per dar forza all’assunto facente perno sulla trasmissione della medesima.
Pur avendo la sentenza effetto immediato, Yastremska non potrà giocare a Wimbledon: il suo nome è stato infatti cancellato dall’entry list definitiva pubblicata domenica, quando la sentenza stessa non era ancora stata emessa. Da metà luglio, campo libero: la Federazione ucraina, tra le altre cose, potrebbe ritenere di convocare Dayana in vista dei Giochi di Tokyo.