Barty, Williams, Sabalenka, Kvitova, Swiatek, Muguruza. Secondo le agenzie di scommesse, queste erano le principali favorite della vigilia. A causa della pioggia il primo turno non si è ancora completato, eppure due di loro sono già fuori. Serena Williams sconfitta dal suo ginocchio, Petra Kvitova sconfitta da Sloane Stephens: 6-3, 6-4.
Di sicuro Kvitova non è stata fortunata nel sorteggio, e vanno sottolineati i meriti della vincitrice: quando Stephens è in forma e concentrata sull’impegno, offre un tennis da testa di serie, anche se al momento è ampiamente al di fuori (ranking numero 73). E non meravigliano le qualità di Sloane sull’erba; già a Wimbledon 2019 aveva giocato bene nei primi turni, salvo poi perdere contro Joanna Konta in un match quasi dominato nella prima parte, ma perduto alla distanza (3-6, 6-4, 6-1).
Contro Kvitova, Stephens ha dimostrato tutte le sue doti nella copertura del campo, e a queste ha aggiunto un dritto molto efficace, con angoli stretti che hanno spesso messo in difficoltà Petra. Poi però ci sono anche i demeriti di Kvitova. Mentalmente è apparsa incapace di accendersi sul piano agonistico. Nelle ultime edizioni di Wimbledon ha faticato a esprimersi come nei primi anni, forse per la troppa aspettativa con cui si presenta a Londra.
Sembra un paradosso, ma ormai Wimbledon è diventato il Major dove fa peggio. Dopo l’infortunio alla mano del dicembre 2016, Kvitova ha ottenuto negli Slam questi migliori risultati: finale in Australia (2019), semifinale al Roland Garros (2020), quarto di finale allo US Open (2017). Ma appena un quarto turno a Wimbledon (2019), accompagnato da una uscita al secondo turno e ben due uscite al primo.
Infine ci sono gli aspetti tecnici. Contro Sloane, Petra è stata deficitaria nei colpi di inizio gioco, architrave del suo tennis, come per tutto il tennis su erba. Non ha risposto bene, e si è trovata in difficoltà nel terzo colpo, in uscita dal servizio. Ma soprattutto ha servito molto lentamente. Zero ace (ripeto: zero), con una punta di velocità sulla prima di battuta di appena 104 miglia orarie.
Quando aveva vinto il torneo (edizioni 2011 e 2014), con la prima Petra arrivava a 113 miglia orarie. Tradotto in chilometri, quasi 15 di differenza: da 181 a 167 Km/h. Un decremento fondamentale. Per esempio: nei suoi ultimi turni di servizio, Stephens ha alzato la velocità di battuta e ha salvato l’ultima palla break con un ace a uscire da 111 miglia, spingendosi sino a 114 miglia nell’ultimo game.
Anche grazie a questo superiore rendimento al servizio, Sloane ha vinto molti più scambi brevi (1-4 colpi) di Petra: 50 a 41. Nove punti in più che hanno rappresentato quasi tutta la differenza del match (punti totali vinti: Stephens 64, Kvitova 52). Stephens meglio di Kvitova al servizio: non so in quanti, alla vigilia, l’avrebbero immaginato.