È più disteso del previsto, Roger Federer, all’ingresso della seconda settimana. Il suo stentato avvicinamento a Wimbledon (e la transizione dalla terra all’erba) non aveva disseminato promesse per strada, dando l’onesta impressione che tutto sarebbe stato guadagnato. E invece lo svizzero, a 39 anni, è arrivato all’inedito (e insidioso) incrocio con Lorenzo Sonego cavalcando un’inerzia favorevole. Non che ci fossero grandi dubbi, ma all’alba dell’ultimo Manic Monday è arrivata anche l’ufficialità della sua partecipazione ai Giochi di Tokyo. Il Comitato olimpico svizzero ha infatti diffuso, allo scadere della deadline, l’elenco dei 116 convocati per la spedizione in Giappone (mancavano il tennis, il nuovo e l’equitazione per chiudere il cerchio). La speranza di Federer, nell’immediato, è non far partire già da subito la macchina organizzativa per la trasferta giapponese. Significherebbe avere ancora giorni da vivere, nel suo Slam preferito.
“Sono stato estremamente felice di aver battuto Norrie – ha raccontato -, perché è un buon giocatore, gioca in casa e soprattutto è uno che ha fatto molto bene fino alla scorsa settimana, perdendo solo in finale al Queen’s. Non è arrivato fin qui perché ha beccato la giornata buona. Ho avuto un po’ di fortuna al primo turno per l’infortunio di Mannarino, sarebbe stato insidioso il quinto set contro di lui sotto il tetto e con l’erba fresca. Poi però sono cresciuto con il passare dei giorni. Mi sono dovuto adattare al passaggio da un mancino a un destro (Gasquet) e poi ancora a un mancino“. E a progredire è stata anche e soprattutto la sicurezza nei propri mezzi. “Ho cercato di giocare proiettato in avanti, aggressivo – la sua analisi – quando giochi così, come ho fatto con Gasquet, ovviamente sbagli qualcosa ed è importante accettarlo“.
E le buone sensazioni, anche dal punto di vista mentale, sono diventate sempre più corpose: “Mi sono sentito veramente in pace, tranquillo su tutto quello che stavo facendo: dove volevo servire, come volevo vincere i miei turni di servizio. Poi come ho assorbito gli errori e le scelte sbagliate, le ho semplicemente dimenticate e sono andato avanti. Ero seduto ‘senza pensieri’, né positivi e né negativi, semplicemente seduto a rilassarmi. Così è come vorrei essere, credo sia un segno positivo per me“
EMPATIA – A precisa domanda su quanta e quale sia la sua attenzione attuale alla classifica degli Slam di tutti i tempi – Djokovic può raggiungere lui e Nadal a quota 20 -, Federer ha indossato l’impermeabile: “No, è un obiettivo che non tengo in considerazione – le sue parole – e penso sia lo stesso anche per Rafa. In questo momento sto guardando solo a me stesso, il vero focus è riuscire a giocare ed essere competitivo dopo i problemi al ginocchio che ho avuto. È impressionante quello ciò che sta facendo Nole quest’anno. Ha vinto in Australia e anche a Parigi, è il grande favorito qui come in ogni torneo a cui partecipa. Ha lavorato molto duramente per arrivare a questo livello, è difficile da battere“.
Significativo e sentito anche il passaggio su Andy Murray, con cui ha condiviso un allenamento in avvicinamento al debutto. L’amarezza dello scozzese dopo l’eliminazione, il suo riflettere sull’opportunità di andare avanti o meno nel sostenere significativi sacrifici, non l’ha lasciato indifferente. “Ho guardato la sua partita con Shapovalov con un occhio, l’altro era concentrato su Svizzera-Spagna. Capisco cosa voglia dire, quando si esce da problemi fisici così significativi. A lui è stato qualcosa di più che un problema al ginocchio: devi costantemente scendere a compromessi, misurare intensità e durata degli allenamenti, oltre ai tornei a cui scegli di partecipare. Sono cose che alimentano punti interrogativi nella mente di un giocatore. Allo stesso tempo, deve anche essere felice di quello che ha fatto, nel circuito tutti hanno grande ammirazione per lui e sperano che la sua carriera prosegua. Ma, naturalmente – ha concluso – le prima cosa di cui ha bisogno sono la felicità e la buona salute”.