Primo italiano in finale a Wimbledon. “È davvero una grande sensazione – ha detto un felicissimo Matteo Berrettini alla platea di giornalisti internazionali – e lo sarebbe stata anche se non fossi stato il primo italiano…”.
La vittoria contro Hurkacz ha spalancato al n.1 d’Italia le porte della partita più prestigiosa del calendario tennistico, quella che si gioca la domenica alle ore 14 sul Centre Court dell’All England Club. Quasi non ci crede, ma sicuramente ci credeva quando era in campo, Matteo: “Oggi sono entrato con l’occhio giusto. Ero teso, perché ero teso, ma me la sono goduta. Non mi piace pensare che questa è una vittoria, perché voglio fare sempre di più, ma devo essere contento di quello che sto facendo, perché non è scontato, non è facile”.
Della partita con Hurkacz parla quasi con distacco: “Credo di aver gestito la situazione piuttosto bene. Sono sceso in campo sicuro delle mie possibilità, sapevo che potevo vincere la partita e credo di aver giocato il mio miglior match fino ad ora. Sono rimasto calmo dopo il terzo set, quando sentivo che comunque stavo giocando meglio di lui e non sono riuscito a chiudere la partita. Mi sono detto che stavo giocando meglio di lui e che bastava continuare per portare a casa il match. E questo è successo”.
Dopo un inizio anno complicato, con l’infortunio agli addominali che lo ha costretto a ritirarsi dall’Australian Open e a rimanere fuori dal circuito per due mesi, non era semplice regalarsi un risultato così prestigioso: “Avevo cominciato bene alla ATP Cup, poi mi sono infortunato di nuovo, ho cominciato a vedere i fantasmi del passato, ma sono tornato ancora più forte. Voglio godermi la finale domenica, chiunque giocherà con me sarò contento”.
In tribuna c’era la sua famiglia, con mamma Claudia, papà Luca e il fratello Jacopo: “Sono la mia famiglia, c’erano anche i miei migliori amici, non ho potuto incontrarli per motivi di bolla, ma li ho salutati da lontano. Ricordo quando eravamo bambini e portavamo le racchette da tennis quando andavamo in vacanza. Abbiamo giocato talmente tante volte, anche senza la palla, nel salotto di casa. Facevamo finta di essere i giocatori che adesso affronto per davvero. Ero tifoso di Federer da bambino, mi ricordo le partite viste in televisione, la finale vinta da Ivanisevic [nel 2001]”.
“Ma non ho mai sognato di vincere Wimbledon fino alla notte scorsa – puntualizza Matteo – per me un sogno è qualcosa che eventualmente si può anche avverare. Andare sulla Luna a piedi non può essere un sogno, perché non accadrà mai. Vincere Wimbledon ora è un sogno, perché so che può avverarsi”.
L’ultimo ostacolo tra Berrettini e il suo sogno sarà Novak Djokovic, n. 1 del mondo in striscia positiva da 17 partite da lui già affrontato nei quarti di finale al Roland Garros, in quel match nel quale il pubblico è stato mandato via prima della fine della partita a causa del coprifuoco: “La partita sarà diversa, la superficie innanzitutto sarà differente, e Novak gioca differente sull’erba, anche se è sempre lo stesso giocatore con le stesse caratteristiche. Sarà una finale e non un quarto di finale, e anche questo è da tenere in considerazione, ma cercherò di giocare e godermela come oggi”.
Naturalmente non possono mancare le domande sulla Nazionale di calcio che domenica a Wembley si giocherà la finale dell’Europeo, poche ore dopo la sua finale a Wimbledon: “Sarà una grande giornata sportiva. Sono contento che anche il tennis ora è uno degli sport più importanti d’Italia. A tutti gli appassionati che sono a casa voglio dire di comprare una bella televisione, se non ce l’hanno già. Domenica ci sarà da divertirsi”.