Solo due tennisti sono riusciti a rifilare un 6-0 a Roger Federer nel terzo millennio, ovvero da quando lo svizzero è un giocatore di vertice e non uno sbarbatello di talento: Rafael Nadal e Hubert Hurkacz. Se il maiorchino ce l’aveva fatta nel suo feudo parigino, in finale nel 2008, e sulla superficie meno cara a Roger, Hurkacz ha invece realizzato l’impresa nel giardino di casa dello svizzero a coronamento di una grande partita.
Il polacco, classe 1997, ha infatti giocato benissimo, mantenendo la calma dall’inizio alla fine, anche quando nel secondo set l’orgoglio aveva proiettato Federer sul 4-1. Questo storico successo gli ha spalancato le porte della semifinale, di gran lunga il suo miglior risultato in uno Slam finora (solo una volta aveva raggiunto il terzo turno, sempre a Wimbledon nel 2019). Prima di lui solamente Aga Radwanska (ben cinque volte, di cui tre a Wimbledon con una finale e due in Australia) e Jerzy Janowicz (Wimbledon 2013) avevano portato la bandiera polacca così avanti in Major in Era Open. Per gli amanti dell’antiquaria (e come prova d’orgoglio dattilografico di chi vi scrive) si potrebbero anche ripescare le tre finali giocate da Jadwiga Jedrzejowska nel 1937 a Wimbledon e US Open e nel 1939 al Roland Garros, ma insomma è giusto per completezza.
Hurkacz non ha però nessuna intenzione di fermarsi e, dopo aver vinto il suo primo titolo Masters 1000 a Miami qualche mese fa contro il nostro Jannik Sinner, si giocherà un posto in finale contro un altro italiano, Matteo Berrettini (trovate qui le chiavi tecniche di questa partita). Entrambi hanno nel servizio e nel tennis aggressivo le loro armi migliori, anche se comunque declinano il proprio gioco secondo moduli diversi. Matteo ha certamente qualcosa in più dal lato del dritto, mentre il polacco è più equilibrato e solido da fondo. L’italiano, se escludiamo il servizio, è in negativo per quanto riguarda il saldo vincenti/errori con i colpi da fondo, soprattutto dal lato del rovescio (16-59, mentre col dritto ha 60-76). Hurkacz invece fa registrare numeri decisamente migliori a conferma di quanto detto sopra: 59/49 col dritto e 23/38 dalla parte del rovescio.
Cresciuto in una famiglia di atleti – la madre è stata campionessa giovanile di tennis in Polonia, mentre il nonno è stato un pallavolista a livello internazionale – Hurkacz non ha raccolto impressionanti a livello junior, ma ha proseguito la sua crescita con costanza e pazienza, sotto gli occhi attenti del proprio coach Craig Boynton. Nel settembre 2018 è entrato per la prima volta tra i primi 100 giocatori del mondo per non uscirne più, anzi la sua classifica è migliorata di pari passo con i risultati fino a vedere da vicino la top 10. Da lunedì infatti sarà almeno numero 11 del mondo, ma continuando a vincere potrebbe persino irrompere nel club dei migliori dieci. Un cammino paziente e silenzioso, quasi sotto traccia, che ha nella forza mentale uno dei suoi pilastri.
Hurkacz ha dimostrato di saper mantenere la calma anche in situazioni nelle quali un po’ di tremore sarebbe senz’altro giustificato. Il polacco non ha mai perso una finale in singolare, gestendo alla grande le emozioni nella prima a Winston Salem nel 2018 e anche nella già citata sfida contro Sinner al Miami Open. Anche contro il proprio idolo di infanzia, sul centrale più famoso del mondo, Hubi non ha quasi battuto ciglio e non c’è ragione di credere che contro Berrettini in semifinale si faccia bloccare dalla tensione.
La partita si preannuncia dunque apertissima e difficilmente pronosticabile. Berrettini viene da un momento di grande fiducia, ama giocare sull’erba e sta facendo molto bene dall’inizio dell’anno; Hubert invece ha cominciato bene con due titoli nei primissimi mesi, ma tra il grande exploit a Miami e Wimbledon (precisamente tra la vittoria su Sinner e quella su Musetti, al primo turno dei Championships) ha vinto una sola partita, inanellando sei sconfitte consecutive. Sui prati londinesi però il polacco ha ritrovato confidenza con il proprio tennis e si è fatto largo a spallate all’interno di uno spicchio di tabellone nient’affatto agevole. Musetti, Giron, Bublik, ma soprattutto la testa di serie numero due, Medvedev, e il già citato Federer. Questi i nomi delle vittime di Hurkacz, che ha vinto tutti i suoi match in meno di due ore di gioco e vanta inoltre una striscia di quattro vittorie consecutive contro top 10 (Tsitsipas e Rublev a Miami, Medvedev e Federer a Wimbledon). Insomma Berrettini probabilmente partirà favorito, ma il margine non è così ampio e il polacco ormai ha dimostrato ampiamente di poter essere un cliente davvero ostico per chiunque ci sia dall’altra parte della rete.