E così il torneo femminile ha rispettato i pronostici: la testa di serie numero 1 Barty era favorita e ha finito per vincere, anche se Pliskova dopo l’avvio difficile ha saputo reagire impegnandola per tre set (6-3, 6-7, 6-3).
Con questo successo, la testa di serie numero 1 torna a conquistare i Championships. Dato banale? Non proprio, perché a livello femminile non accadeva dal 2016, e allora la protagonista era stata Serena Williams. Se poi scorriamo l’albo d’oro a ritroso, Serena Williams a parte, l’ultima numero 1 capace di confermare sul campo la gerarchie della viglia era stata Amelie Mauresmo nel 2006 (successo in tre set su Henin).
Ma in comune con Mauresmo, per Barty c’è anche un altro dato: Ashleigh e Amelie sono le ultime due giocatrici capaci di raggiungere il titolo assoluto dopo avere conquistato quello di Wimbledon junior. Mauresmo aveva vinto tra le ragazze nel 1996, mentre Barty nel 2011. Quindi entrambe hanno atteso dieci anni esatti per compiere il salto di qualità, arrivando anche al titolo delle adulte.
Tornerò martedì prossimo in modo esteso su Wimbledon 2021 e sulla partita conclusiva, dando soprattutto il giusto spazio alla vincitrice del torneo Barty. In questa piccola anteprima vorrei affrontare un tema apparentemente secondario, che riguarda la giocatrice sconfitta: i problemi con il lancio di palla da parte di Karolina Pliskova.
Premessa doverosa: direi che in generale Pliskova è piuttosto sicura in questo aspetto del servizio, anche se in alcune occasioni le capita di interrompere il movimento e ripartire da capo. Eppure in finale qualcosa non ha funzionato proprio nel movimento di preparazione. Qualche numero sul rendimento al servizio di Pliskova a Wimbledon 2021. Contro Sabalenka ha servito il 65% di prime, ottenendo 14 ace e 4 doppi falli. Contro Barty ha servito il 61% di prime con 7 ace e 7 doppi falli. Break subiti in semifinale: uno. Break subiti in finale: sei.
In pratica in finale, Karolina è stata breakkata più volte che in tutte e sei le partite precedenti messe insieme. Infatti ha perso la battuta tre volte nel primo set, due volte nel secondo e una volta nel terzo. Piccolo dato positivo: con il passare del match ha progressivamente aumentato l’efficacia del servizio. Però non abbastanza; anche perché la mia sensazione è che il break subito all’inizio del terzo set sia stato ancora una volta collegato alla scarsa efficacia del lancio di palla. Rispetto alla verticale ideale, infatti, diverse volte Pliskova si è trovata a impattare con la palla troppo a destra/in avanti.
Come mai questi problemi? A mio avviso la spiegazione più logica è legata a due aspetti: il valore di Ashleigh Barty e il peso di una partita tanto importante. Prima finale della carriera a Wimbledon e per di più contro una giocatrice nel corso del torneo era stata la migliore per percentuali di risposte in campo (85,1%).
Mi rimane però un dubbio. In questa finale, gli errori con il lancio di palla sono stati piuttosto frequenti, eppure Karolina ha quasi sempre deciso di proseguire comunque con il movimento, colpendo in condizioni non ottimali. Ha fatto bene? Difficile dirlo. Forse non voleva interrompere spesso il proprio flusso di gioco, o forse ha pensato che fermandosi più volte avrebbe reso troppo plateali le difficoltà che stava attraversando, concedendo un vantaggio psicologico all’avversaria. E chissà, forse anche l’atteggiamento del pubblico, che gridava continuamente tra un punto e l’altro, potrebbe essersi trasformato in un incentivo inconscio a proseguire in ogni caso.
Ma essendo un problema che normalmente non le capita, ho soprattutto il dubbio che l’abbia affrontato di istinto. E non sempre l’istinto suggerisce le migliori soluzioni. Con questa scelta, Karolina ha mantenuto la questione sotto traccia, ma rimane il fatto che la sua battuta è risultata meno incisiva rispetto ai turni precedenti, e sappiamo quanto il colpo di inizio gioco sia importante nella economia del tennis di Pliskova.