Novak Djokovic punta dritto alla storia del tennis e non lo nasconde. Il numero uno del mondo ha messo nel mirino la finale di Wimbledon contro Matteo Berrettini, consapevole che può trattarsi di una pietra miliare della sua carriera e non solo. “Sono qui per entrare nella storia e sono ormai solo a un passo – ha detto il fuoriclasse serbo nella conferenza stampa dopo la vittoria in semifinale contro Denis Shapovalov -. Arrivare a venti Slam vinti come Federer e Nadal per me significherebbe moltissimo. Sto giocando qui per questo motivo; prima di Wimbledon immaginavo la possibilità di lottare per un altro trofeo Slam e così è stato”.
Vincere domenica contro l’azzurro sarebbe un altro passo verso il completamento del Grande Slam, impresa riuscita per l’ultima volta a Rod Laver nel 1969. Ma Nole non si aspetta di patire troppo la pressione. “L’esperienza è dalla mia – spiega il serbo -. Come si è visto anche contro Shapovalov, in questo momento riesco a dare il meglio nei punti importanti. È una capacità che ho sviluppato nel tempo. Ogni volta che entro in campo so di essere stato in grado di attraversare qualsiasi cosa nell’arco della mia carriera, e riesco quindi a mantenere i nervi saldi anche nei momenti più critici”.
Djokovic, non prima di essersi speso in complimenti nei confronti dell’avversario in semifinale (“Denis è un giocatore di grande talento, ho vinto in tre set ma nei primi due si è espresso meglio di me. Deve continuare a crederci, perché uno che gioca così arriva in alto di sicuro”) si proietta ovviamente su Berrettini. “Ha vinto tantissimi match quest’anno sull’erba. Probabilmente nel 2021 è stato il migliore su questa superficie. Gioca bene, serve alla grande, è in forma. Sarà un match molto difficile per entrambi. Lui nell’ultimo anno è stato uno dei migliori giocatori del mondo, lo testimoniano i risultati che ha ottenuto. Ha un servizio e un diritto che lo aiutano su ogni superficie, come si è visto anche al Roland Garros, quando l’ho battuto in un durissimo match di quattro set”.
Nole ha già individuato quale sarà il fattore decisivo per la finale: “Dovrò rispondere al meglio delle mie possibilità, questo è certo. L’erba rende il servizio di Matteo ancora più pericoloso, come si è visto in questo torneo. Sarà dura trovare il ritmo in risposta. Ma devo dire che ho fiducia nelle mie possibilità di riuscirci, la risposta è un colpo che mi ha aiutato spesso durante la carriera – dice Novak, ed è difficile dargli torto -. Spero di essere in grado di mandare la palla di là quante più volte possibili e di aspettare le mie opportunità facendogli giocare sempre un colpo in più”.
Novak risponde poi a una domanda del direttore Ubaldo Scanagatta facendo un parallelismo con la sua prima finale Slam, nel 2007 a New York contro Federer. “Avevo vent’anni e persi in tre set tirati (7-6, 7-6, 6-4, ndr). Ricordo bene quanto fossi elettrizzato, ho avuto le mie possibilità ma probabilmente non ci ho creduto abbastanza – ricorda il serbo –. Matteo arriva a questo traguardo un po’ più avanti negli anni rispetto a me e con più esperienza di quanta ne avessi io ai tempi, visto che ha già raccolto diversi risultati importanti. Ma ci sta, ognuno fa il suo percorso. Mi aspetto che lui possa giocare a grandi livelli, perché lo ha fatto per tutto il torneo”.