32215 – i punti guadagnati da Novak Djokovic da inizio 2018 ad oggi. Proprio il gennaio di tre anni fa è stato forse uno dei momenti più difficili della carriera del campione serbo, che a fine 2016 aveva ceduto a Murray il numero 1 del mondo e nella prima metà del 2017 non era mai riuscito a imporsi negli appuntamenti importanti (aveva raccolto solo due titoli “minori”, a Doha e Eastbourne). Risultati per lui deludenti che avevano inciso nella decisione – dopo essere stato costretto al ritiro contro Berdych nei quarti di Wimbledon 2017 – di terminare anticipatamente la stagione per curare i continui dolori al gomito destro che lo limitavano nel rendimento.
Nel frattempo Roger Federer sembrava allungare definitivamente nelle classifiche che forse contano maggiormente per valutare la carriera di un tennista: il numero di Slam vinti, le settimane complessive e le stagioni terminate in vetta al ranking ATP e la somma dei tornei vinti tra Slam, Masters 1000, Giochi Olimpici e ATP Finals, definiti nel mondo del tennis “Big Titles“. Il fenomeno svizzero, proprio nel gennaio di tre anni fa, conquistava a Melbourne – sconfiggendo in finale Cilic – il suo ventesimo Slam. Quel trionfo lo avrebbe aiutato a tornare numero uno del mondo a fine febbraio, a distanza di sei anni dall’ultima volta, e trascorrerci altre sei settimane fino a raggiungere quota 310.
La situazione è questa: prima dei Championships 2018 Federer ha quasi 37 anni ed è a quota 20 Slam (Nadal ne conta 17, Djokovic è fermo a 12), è primo per numero totale di settimane al numero 1 del mondo (il maiorchino ne ha 177, il serbo 223), ha concluso per cinque anni la stagione al primo della classifica (Rafa lo ha fatto tre volte, Nole quattro) ed è persino primo a quota 53 nella classifica dei Big Titles (lo spagnolo è fermo a 50, il tennista di Belgrado è invece a 47).
Djokovic, tra l’altro, vive una prima parte di 2018 molto difficile, infarcita di sconfitte figlie di prove tecnicamente molto brutte: vince appena quattordici partite nei primi otto tornei a cui partecipa e viene sconfitto quattro volte da tennisti non presenti nella top 50 – due di queste sconfitte arrivano addirittura contro giocatori fuori dalla top 100, una circostanza che poi non si sarebbe più ripetuta fino ad oggi. Tre anni fa, quando in primavera si gioca sulla terra battuta, delude anche al Roland Garros dove perde ai quarti di finale contro Cecchinato.
Con l’inizio della stagione su erba per lui cambiano le cose: arriva in finale al Queen’s, dove si arrende a Cilic dopo una durissima battaglia. Da quella sconfitta subita contro il croato, dopo un anno e mezzo nel corso del quale Nole aveva perso ben 17 partite – a fronte di 50 vittorie – e vinto soltanto due titoli minori, parte una serie di 167 vittorie in 189 partite (88,3% di vinte). Grazie a questo straordinario rendimento arrivano otto Slam (Nadal da luglio 2018 ne ha vinti altri tre, Federer nessuno) e sei Masters 1000 (in questo periodo lo spagnolo ne ha messi altri quattro in bacheca, mentre lo svizzero solo uno, Miami 2019).
Nelle partite giocate nei tornei del Grande Slam a partire da luglio 2018 Djokovic ha perso solo quattro volte e solo in due casi terminando la partita: entrambe le sconfitte ‘complete’ sono arrivate al Roland Garros. Due anni fa è infatti superato 7-5 al quinto set in semifinale – dopo quasi quattro ore e mezza di partita – da Thiem e poi è stato battuto, questa volta nettamente, da Nadal nella finale del Roland Garros 2020. Le altre due sconfitte corrispondono invece al ritiro contro Wawrinka negli ottavi degli US Open 2019 e alla squalifica avvenuta lo scorso settembre nel match che lo ha visto impegnato contro Carreno Busta, sempre valevole per il quarto turno dello US Open.
Del resto, negli ultimi tre anni Djokovic ha scavato un vasto solco tra sè e i suoi avversari, come si può anche vedere dalla tabella che abbiamo preparato sommando i punti raccolti in queste tre stagioni e mezzo dagli attuali top ten: solo Nadal, nonostante abbia giocato relativamente poco, in qualche modo tiene la scia del serbo (e del resto Rafa ha chiuso il 2019 da numero 1 al mondo), totalizzando 7760 punti in meno di Djokovic. Nole, invece, quasi “doppia” Zverev, terzo tennista ad aver fatto più punti dal 2018 ad oggi, e fa effettivamente più del doppio dei punti del quarto, Thiem, e ovviamente del quinto (Medvedev) e sesto (Tsitipas).
Una generazione di ottimi tennisti ancora giovane (si passa dai quasi 28 anni di Thiem ai nemmeno 23 di Tsitsipas) che si è presa soltanto le briciole concesse dall’inevitabile invecchiamento di tre leggende del nostro sport, ma che non è riuscita – almeno sinora – a produrre un vero campione. Zverev, Tsitsipas e Medvedev da inizio 2018 hanno fatto molto bene nei tornei che contano meno (in questi tre anni e mezzo hanno vinto ad esempio più partite di Nadal), ma a parte qualche successo di una certa rilevanza- in particolare del russo, che ha portato a casa tre Masters 1000 e una ATP Finals – hanno sempre deluso quando potevano far compiere il definitivo salto di qualità alle loro carriere.
Gli ultimi tre anni, come si vede, hanno consentito a Djokovic di avere tanti numeri importanti dalla sua parte, tra cui quelli che gli consentono di essere l’unico tennista ad avere vinto almeno due volte ciascun torneo del Grande Slam o Masters 1000. Con la vittoria a Wimbledon in finale su Berrettini dalla scorsa domenica ha intanto anche raggiunto a 20 successi Federer e Nadal nella prestigiosa classifica che conteggia il numero di Major vinti.
Il serbo ha anche portato a 329 il conteggio delle settimane in vetta alla classifica (lo è stato in 106 delle ultime 119 in cui il ranking non è stato congelato a causa della pandemia) e con tre Slam di cui è attuale detentore del titolo è molto probabile che allunghi ancora di molto sulle 310 di Federer. Senza dimenticare l’ormai quasi certezza che Nole diventi il primo tennista della storia a chiudere per sette anni la stagione al primo posto (al momento detiene in coabitazione con Pete Sampras questo record – sei stagioni).
Per quanto riguarda il computo delle finali giocate nel triennio (e mezzo) preso in esame, anche qui Djokovic domina ampiamente: 24 totali – al secondo posto Medvedev e Tsitsipas con 18 – con 18 vittorie, otto delle quali arrivate negli Slam.
La stessa classifica dei Big Titles arride sempre di più a Novak, con 61 titoli, a fronte dei 57 di Nadal e dei 54 di Federer. Numeri, giusto precisarlo, che non vogliono avere la vana pretesa di stabilire una sorta di oggettiva gerarchia, ma solo di celebrare l’attuale dominio di Djokovic e, soprattutto, la grandezza assoluta di tre campioni che hanno fatto avvicinare al tennis, grazie alle loro sfide e rivalità, vari milioni di appassionati, ma che presto saranno costretti ad arrendersi, persino loro, alla carta d’identità.