Sono ancora tante le esperienze che Jannik Sinner deve fare in campo, ma dopo la giornata di ieri ce n’è una che può togliere dalla lista: perdere da John Isner per una manciata di punti. Lo score finale recita 5-7 7-6(4) 6-4 per l’attuale n. 26 del mondo e il rammarico dell’altoatesino è ancora maggiore se si pensa che a fine partita è stato lui quello ad aver vinto più punti. “Mi era già successo altre volte una cosa del genere e questa partita sarà dura da mandar giù“.
Per quel che riguarda la disamina della partita invece questo è il racconto che ha fatto al nostro Vanni Gibertini. “Nel primo set credo di aver giocato abbastanza bene e l’ho portato a casa, anche perché forse dopo i due set point che non ha sfruttato nel game successivo possono avergli pesato mentalmente, ha sbagliato due, tre cose. Ma con giocatori così non è mai semplice, non ti danno ritmo. Tirano anche con la seconda e non è facile. Nel secondo set, credo sul 4-4 0-30, avrei dovuto brekkare. Poi nel tie-break ho sbagliato quella palla lì sul 4-2. Ma il problema era sul 4 pari: avrei dovuto mettere almeno la palla in campo, farmi fare un vincente. Poi dopo ho servito male”.
A livello tattico invece l’errore è stato proprio quello di forzare la prima anziché optare per un colpo più conservativo ma efficace. “Avrei dovuto mettere la prima ma sono robe che ancora devo imparare in quei momenti lì. Nella mia testa mi sono detto ‘nel primo set sui set point hai fatto due ace’, e ho provato a fare il vincente anche durante il tie-break, ma in quel momento era sbagliato, dovevo solo mettere la prima“.
Oltre al focus sul proprio servizio, quando si affrontano tennisti di questo tipo gran parte della attenzioni vanno riposte nel servizio dell’avversario, e sotto questo aspetto Sinner si era preparato a dovere. “Insieme a Riccardo (Piatti, ndr) avevamo visto la partita tra Isner e Medvedev e volevamo giocarla in maniera simile. Rispondere sia alla prima che alla seconda molto da dietro e fargli fare sempre un colpo in più. Alla fine è quello che ho provato a fare. Mi ricordo di aver giocato contro un gran battitore in un torneo Futures a Trento, dopo Bergamo: era (Albano, ndr) Olivetti e poi adesso ho affrontato Isner. Quindi ci vogliono altre partite per imparare ad affrontare giocatori simili“.
L’esperienza di Jannik a Cincinnati però non si è conclusa perché sarà oggi impegnato in doppio al fianco dell’amico Hubert Hurkacz contro la coppia oro olimpica Mektic/Pavic. Ormai è tutto l’anno che ha preso l’abitudine di giocare anche in doppio e sembra intenzionato a proseguire su questa strada. “Per il momento gioco il doppio in tutti i tornei tranne gli Slam. Io anche quando vinco in singolare vado in campo ad allenarmi; credo sia meglio servire sul 40 pari sotto pressione che dieci palle in allenamento dove non c’è pressione. Poi certe cose vanno migliorate; cosa potevo far meglio? Dopo Washington forse avrei potuto allenarmi e non giocare il doppio, bisogna ancora immagazzinare queste cose. Comunque questo è il primo anno in cui gioco tutti i tornei che dovrei fare quindi anche per me è una cosa nuova; ho fatto tanti tornei per la prima volta. Io sto lì in campo per vincere, divertirmi e imparare. Direi che è un percorso normale“.
E proprio parlando di questo percorso, Sinner ha approfondito il lavoro comparativo che svolge con il suo team. “Noi prendiamo sempre come riferimento un giocatore che ha fatto la stagione molto simile alla mia, quando lui magari aveva la mia età o un anno di più o di meno. Vedendo anche i loro percorsi è anche normale quello che sto facendo io, con alti e bassi. Io sono qua per vincere il torneo, la mentalità deve essere questa. Sono qui a fare questo perché mi piace tantissimo. Poi ci sono giornate storte come quella di oggi ma sicuramente non smetto di ridere” ammette con una leggera risata. Non ha voluto fare i nomi dei tennisti che sta prendendo a modello come risultati ma ha ammesso che si tratta di Next Gen. “Alla fine non è che puoi prendere Rafa, è di un altro livello“. E già, ma con tutto questo lavoro non è detto che sia un livello irraggiungibile.