[2] S. Tsitsipas b. L. Sonego 5-7 6-3 6-4
L’attitudine gladiatoria di Lorenzo Sonego è ormai nota a tutti gli appassionati, specialmente dopo le memorabili battaglie al Foro Italico contro Thiem, Rublev e Djokovic, e anche il pubblico del Midwest americano ne ha avuto un assaggio durante il match di ottavi di finale tra Sonego e la testa di serie n. 2 Stefanos Tsitsipas.
Un match giocato come sempre gettando il cuore oltre l’ostacolo, tenendo per quasi due ore e mezzo il ritmo forsennato di un Top 3 e restando in partita fino all’ultimo game. Un match dal livello qualitativo elevatissimo, come dimostra il bilancio tra vincenti ed errori gratuiti di entrambi i protagonisti (+15 per Sonego, +9 per Tsitsipas), nel quale Sonego non ha molto di cui rimproverarsi, se non forse un diritto andato lungo di pochissimo su una palla break nel gioco che ha cambiato l’inerzia del match e probabilmente ha anche deciso il risultato.
Dopo aver vinto il primo set per 7-5, sfruttando un game giocato meno bene da Tsitsipas che ha commesso due gratuiti da fondo e ha chiuso con un doppio fallo sulla palla break, Sonego si è trovato con tre chance consecutive per breakkare di nuovo il greco nel game d’apertura del secondo set. L’ottima reazione di Stefanos e il successivo parziale di 13 punti a 3 ha dato un vantaggio di 3-0 a Tsitsipas che lo ha fatto giocare sempre da una posizione di vantaggio.
Da quel momento in poi Sonego si è sempre trovato a rincorrere nel punteggio: infatti dopo aver ceduto il secondo parziale per 6-3, ha subito il break in apertura anche nel terzo set, rimanendo comunque attaccato all’avversario fino alla fine del match, annullando per ben due volte chance per il doppio break a Tsitsipas, e costringendo il suo più blasonato avversario a sudarsi la vittoria fino alla fine.
“Devo ancora avere un po’ più di continuità con il servizio – ha detto Sonego dopo la partita – perché in certi momenti ho servito con meno energia e con meno percentuali. Purtroppo il secondo set è girato male all’inizio, quando ho sbagliato un diritto sulla palla break dello 0-40 e poi ho preso il break subito dopo con due diritti lunghi di poco. Queste partite si giocano su pochi punti, e si è visto che lui ha più continuità di me, ha più esperienza di partite a questo livello, e credo che tra qualche anno anch’io potrò esprimere questo gioco”.
[12] F. Auger-Aliassime b. [5] M. Berrettini 6-4 6-3
Nella notte di Cincinnati, anche l’ultimo italiano rimasto in tabellone nel Western&Southern Open è uscito dal torneo: Matteo Berrettini, testa di serie n. 5, ha ceduto piuttosto nettamente in poco più di un’ora e mezzo al suo grande amico Felix Auger Aliassime (i due abitano a poca distanza l’uno dall’altro a Montecarlo e le rispettive fidanzate sono cugine), senza mai riuscire ad esprimere il suo tennis migliore, probabilmente a causa del problema alla gamba sinistra che ormai lo perseguita dalla finale di Wimbledon.
Berrettini ha dovuto affrontare palle break in tutti i turni di servizio del primo set, arrivando poi a concedere battuta e set al decimo gioco. È stata necessaria oltre un’ora perché Matteo arrivasse in doppia cifra nel numero di vincenti, mentre gli errori gratuiti erano arrivati a 21 già nei 57 minuti del primo set. Una giornata con le polveri decisamente bagnate per il “martello” italiano, che si è lasciato andare anche a qualche inconsueto gesto di insofferenza come una pallina scagliata in tribuna, segno di grande frustrazione per l’incapacità di poter competere al meglio.
“Le mie armi non hanno funzionato al meglio, soprattutto il diritto, ma è normale quando non si gioca da un po’ di tempo e quando si ritrova una superficie sulla quale non si giocava da tempo – ha spiegato Berrettini dopo il match – poi mentalmente non sono entrato con il giusto atteggiamento. Felix ha sicuramente meritato la vittoria, si va avanti e si pensa al prossimo torneo. Ho preferito giocare con la fasciatura alla gamba perché mi sono reso conto di stare inconsciamente proteggendo l’area, causando quindi un superlavoro per le altre zone. Spero di poter giocare lo US Open senza la fasciatura, mi aiuterebbe parecchio anche dal punto di vista mentale. Ovviamente non sono nella migliore forma di quest’anno ma per fortuna ci sono ancora 10 giorni nei quali posso ancora lavorare per prepararmi al meglio. Non avevo giocato punti prima di arrivare qui, per cui credo che sfrutterò ogni giorno da qui allo US Open per stare in campo il più possibile”.