La giornata degli ottavi di finale al WTA 1000 di Cincinnati è partita con tre partite di prestigio. Scendevano infatti in campo sei campionesse Slam, alla ricerca di un posto nei quarti di finale del Western&Southern Open. Il match più atteso era quello programmato sul Campo Centrale, tra la detentrice del titolo Victoria Azarenka e la numero 1 del mondo e campionessa di Wimbledon Ashleigh Barty. Ebbene, delle tre partite sopra citate, questa è stata la più deludente. Barty ha dominato in lungo e in largo il match. Una prova di forza da parte dell’australiana, che ha chiuso in poco più di 70 minuti, lasciando solo due game ad Azarenka (entrambi nel secondo set).
La bielorussa ha dovuto aspettare ben otto giochi per arrivare a palla game: ha perso i primi dieci ed è andata vicino a subire anche un secondo 6-0, perché Barty, sopra 4-0 nel secondo, si è portata avanti 0-30 sul servizio di Vika. L’australiana è stata perfetta col dritto e in risposta, anche se Azarenka ha la colpa di aver spesso affrettato l’azione all’inizio del palleggio. Tuttavia, dopo aver conquistato il primo game della partita, l’ex numero 1 mondiale ha avuto la chance di recuperare uno dei due break e provare a rientrare in gioco, ma Barty ha saputo anche togliersi di dosso quella poca pressione che la sua avversaria ha provato a metterle sul finale del match. Si tratta della peggiore sconfitta della carriera per Azarenka in termini di game, a pari merito con altri due incontri di quasi quindici anni fa: per trovare gli altri due match in cui ne ha vinti solamente due bisogna infatti tornare indietro al 2007 (un doppio 6-1 subito sia da Knapp a Parigi che da Oprandi ad Amelie Island).
È una versione di gran lunga migliore di Barty rispetto a quella vista al debutto contro Watson. Le condizioni di gioco leggermente diverse rispetto a quelle del Campo Centrale (oltre che a tutte le difficoltà che si incontrano nel primo match di un torneo) hanno influito sulla sua prestazione. L’australiana ha debuttato sul Grandstand e ha detto che “tradizionalmente giocare sul Grandstand è sempre diverso rispetto agli altri campi, per qualche ragione. La palla è completamente diversa rispetto al Centrale”. Ashleigh ha messo comunque in fila due vittorie, tornando sul suo sentiero ideale dopo la sconfitta al primo turno a Tokyo in singolare. Nella conferenza post match ha confessato che “i Giochi Olimpici sono stati la perfetta distrazione dal pensiero di non poter tornare a casa. È stato come fare un reset e poi tornare al Tour che possiamo chiamare normale, perché il torneo olimpico è completamente diverso dagli altri”.
Si è chiusa in quasi due ore e mezza invece la partita che ha deciso l’avversaria della numero 1 WTA nei quarti. Barbora Krejcikova ha piegato Garbine Muguruza nella sfida tra giocatrici presenti nell’albo d’oro del Roland Garros. La ceca ha vinto rapidamente il primo set (6-1) e si è trovata sul punto di trovare il break decisivo nella seconda parte del secondo set, forte di una prova straordinaria al servizio (14 ace totali e grande facilità nel trovare prime di servizio precise per giocare lo scambio all’attacco). Muguruza ha mancato due palle break nel sesto gioco, ma ha dovuto tirar fuori il meglio di sé sul 3-3 30-40 e sullo 0-30 nel game di battuta successivo. La spagnola, sotto nel punteggio, ha avuto il coraggio di tirare colpi vincenti dal coefficiente di difficoltà nemmeno troppo basso. I più pesanti sono arrivati nella parte finale del tie-break, chiuso con una prima vincente 7 punti a 5.
Krejcikova però ha continuato a concedere pochissimo nei suoi turni di battuta (ha finito il match senza essere mai brekkata), trovando l’allungo decisivo sul 3-2. Tuttavia Krejcikova ha avuto bisogno di ben sei match point per chiudere la partita. Muguruza al servizio ha mancato invece due occasioni di accorciare sul 3-5. Per la giocatrice ceca si tratta della 25° vittoria nelle ultime 27 partite: una delle due sconfitte in questo gruppo di match è arrivata proprio contro Barty, 7-5 6-3 negli ottavi di Wimbledon.
Molto meno decifrabile la terza sfida tra Angelique Kerber e Jelena Ostapenko, match che è stato anche una semifinale Slam a Wimbledon 2018 (torneo poi vinto dalla tedesca). Ostapenko ha vinto il primo set 6-4 dopo aver salvato due palle break nel settimo e nel nono game: 7 dei 49 vincenti colpiti in tutto il match li ha trovati proprio nel decimo game del primo, in risposta. Kerber ha prontamente risposto con un netto 6-2: nel bel mezzo del set c’è stato anche spazio per un battibecco tra Ostapenko e il giudice di sedia Marija Cicak, che ha rimproverato la giocatrice lettone dopo averle dato un warning per il suo atteggiamento in campo (si sente l’arbitro dire: “Non puoi fissare le persone e dire qualunque cosa stai dicendo, non può accadere questo in campo. Basta!”)
Il terzo set si è rivelato ben più drammatico. Ci sono tanti rimpianti per Ostapenko, che ha dato l’impressione di essere la giocatrice più a suo agio in campo all’inizio del parziale: si è portata avanti 3-0 e poi 4-2. Nell’ottavo game ha recuperato con convinzione da 0-40, ma sulla parità ha commesso due doppi falli che hanno cambiato il volto della partita. Kerber ha preso il controllo e nonostante abbia concesso alla sua avversaria una seconda opportunità, non riuscendo a chiudere sul 5-4 e servizio, ha poi incassato la vittoria, 7-5 al terzo set. Ora dovrà affrontare nei quarti di finale Petra Kvitova, che non ha mai sofferto nei 64 minuti (6-1 6-2) giocati contro Ons Jabeur – apparsa poco brillante fin dai primi scambi. Emblematico il calcione tirato dalla tunisina alla pallina, peraltro in bello stile, a due punti dalla sconfitta.