Prosegue ciò che possiamo chiamare l’anteprima o l’assaggio di quello che sarà il circuito dopo l’uscita di scena di Federer, Nadal e Djokovic, citati in presunto ordine di sparizione. A dispetto di due eventi di livello Masters 1000, agosto è quasi “Big 3 free”, a parte la fugace apparizione nadaliana a Washington e lo US open, con annesso ritorno in campo di Nole, che comincerà il giorno 30. Sbrigata quella pratica, si ritornerà al futuro per un altro mese. Un mese come minimo.
Ma veniamo a quello che è successo nei primi quarti di finali del Western&Southern Open in una settimana per cui è sicuramente troppo scomodare l’aggettivo storica, ma della quale non possiamo non apprezzare, dopo un anno e mezzo di assenza, la ricomparsa dei numeri nella colonna points dropping della classifica ATP.
[1] D. Medvedev b. [7] P. Carreño Busta 6-1 6-1
“Se gioca come ha fatto oggi, può vincere facilmente un torneo Masters 1000” aveva commentato Daniil Medvedev dopo la sconfitta olimpica. Pablo Carreño Busta non ha invece “giocato così” in quest’altro oggi, anche perché l’avversario non gli ha lasciato alcun margine di manovra a partire già dal servizio, colpo in più per Medvedev che, in ribattuta, ha pressoché annullato quello spagnolo. Ma il numero 2 del mondo è stato superiore in ogni aspetto, come lascia facilmente intuire il punteggio netto maturato in appena 54 minuti che vale l’ottava vittoria consecutiva e lo tiene in corsa per la difesa dei mille punti che da due anni fanno parte del suo bottino.
IL MATCH – Medvedev si mette in mostra già nel secondo gioco, sfoderando risposte profonde, recuperi clamorosi e una regolarità inscalfibile. Carreño Busta si iscrive a referto al quarto gioco che resterà il solo del parziale a suo favore. Il problema dal punto di vista asturiano è che Daniil risponde quasi a ogni servizio e pure con efficacia, costringendo quindi l’avversario a lottare per accaparrarsi ogni quindici; ma, se i vincenti sono quasi tutti russi, da Gijon arriva la maggior parte degli errori e il 6-1 è inevitabile.
Si riparte con uno scambio da 27 colpi che Carreño fa suo, ma gli applausi che lo sottolineano non coprono la vocina di Daniil nella testa spagnola: ecco cosa devi fare per vincere un punto, coraggio, te ne bastano altri quarantasette. PCB annulla una palla break con un servizio che Hawkeye live valuta buono del minimo indispensabile, mentre Medvedev indica a Lahyani un segno fuori. Non fa molta differenza perché fa suo il game alla quarta chance. Il copione non cambia di una virgola rispetto alla prima partita e, nel momento in cui gli occhi rassegnati di Pablo guardano sfilare il drittone in corsa del 3-0 pesante, il bilancio negli scambi da fondo è di 28 a 10. Game della bandiera per PCB e settima semifinale in un Masters 1000 per Daniil che già vanta quattro titoli di categoria in bacheca. L’avversario sarà un amico e concittadino, sempre battuto nelle cinque precedenti sfide da professionisti. Scopriamolo subito…
[4] A. Rublev b. B. Paire 6-2 3-6 6-3
Il giorno successivo alla vittoria su Gael Monfils con due tie-break e arricchito da vomitate nel bidone della spazzatura, accuse di fingere perché in svantaggio e pace fatta nel giro di qualche minuto, Andrey Rublev affronta di nuovo un francese che si è rimesso a giocare sul serio dopo i mesi bui derivati dall’incapacità – certo comprensibile – di gestire le condizioni imposte a causa della pandemia. Proprio adesso che me li ritrovo davanti, avrà pensato il moscovita, che tuttavia ha la meglio anche questa volta, superando in tre set Benoit Paire.
Quasi non pervenuto nel primo parziale, Benoit ha trovato il suo gioco e dato un contributo determinante a un piacevole scontro di stili e caratteristiche; una diversità che parte dalla predilezione per uno dei due colpi al rimbalzo, passando per l’ attitudine nei pressi della rete, fino all’impostazione del gioco. Nel parziale decisivo, ha dunque prevalso la maggiore solidità di Rublev, mentre Paire, alla seconda volta nei quarti in un Masters 1000 (nel 2013 a Roma perse in semifinale da Federer), ha pagato l’esito di alcune di quelle soluzioni più fantasiose che lo avevano tenuto ampiamente in corsa per un’ora e mezza.
IL MATCH – Paire inizia al servizio e, con una sola prima in campo, deve fare subito i conti con il dritto di Rublev e con il proprio: micidiale il primo, impreciso il secondo e il break arriva rapido, così come la sua conferma. Il barbuto mette qualche buona prima e rimane in scia per un po’, ma perde rapidamente il settimo gioco iniziato con due doppi falli; accusa qualche dolore alla base del collo e chiede all’arbitro di chiamare il fisioterapista che arriva quando il rosso di Mosca si è comodamente assicurato il 6-2. Un veloce trattamento per quella che potrebbe essere una contrattura al muscolo trapezio e si ricomincia.
Il terzo game è già a rischio per Benoit che però si carica vincendo un gran scambio in difesa, con qualche complicità tutt’altro che sorprendente di Rublev nei pressi della rete. Adesso c’è partita, Paire riesce a scatenare il rovescio anche per l’assenza di prime avversarie e si procura la sua prima palla break: la prima esterna piatta è rispedita al mittente dalla risposta bimane, sulla quale un poco lucido Andrey sceglie di giocare di tocco – non esattamente il piatto tipico di chez Rubl e la smorzata non arriva alla rete. Il 196 cm di Avignone ha proprio deciso di portarla al terzo a giudicare da quanto si affanna quando è costretto a difendere da un contendente che cerca di asfissiarlo sul lato destro. Il massaggio non ha fatto sparire i doppi falli, ma Benoit rimedia con il rovescio e qualche chiusura al volo. Così, per sottolineare le differenze tra i due. Il numero 7 del mondo salva due set point consecutivi all’ottavo gioco, ma nulla può in risposta e Paire pareggia il conto dei set con un 6-3 caratterizzato dal dominio francese negli scambi brevi e, in generale, da una posizione più avanzata rispetto al primo parziale.
Toilet break per Andrey che rientra determinato, l’altro non accenna a diminuire e il punteggio segue l’ordine di battuta con entrambi che continuano a ottenere molto dalla prima, peraltro in campo poco più di una volta su due. È però puntualissima, nel sesto gioco che si allunga tra “numeri” e imperfezioni avignonesi, ad annullare tre opportunità di allungo russo, mentre la quarta registra il colpevole errore di Rublev che aveva lo scambio sulla diagonale favorevole. A “brekkarsi” è invece il laccio di una scarpa di Andrey e il coach Fernando Vicente è costretto a sfilarsi uno dei suoi: questi giovani che non hanno studiato Brad Gilbert (“nessuno ha mai perso un match per essersi portato troppa roba nella borsa”). Paire va di nuovo nei guai al servizio con l’avversario bravo a gestirne le smorzate, mentre la palla smecciata che suggella il 5-3 viene afferrata al volo proprio da Vicente. Paire non si arrende, raggiunge il 30 pari, ma Rublev piazza due ace che lo portano al bell’abbraccio a rete con il rivale e in semifinale contro Medvedev.