Fino a questo momento, l’estate sul cemento di Alexander Zverev è stata semplicemente perfetta, nonché vicina a ciò che ci aspettava da lui quando era esploso a Roma nel 2017: undici vittorie su undici incontri disputati, oro olimpico a Tokyo, vittoria al Masters 1000 di Cincinnati (dove non aveva mai vinto un match prima di quest’anno) e due soli set persi, peraltro contro i due migliori giocatori del 2021 numeri alla mano, vale a dire Novak Djokovic e Stefanos Tsitsipas.
Detto questo, però, un tale livello di gioco non può che distogliere lo sguardo degli addetti ai lavori da ciò che ha ottenuto per farlo posare su ciò che potrebbe ottenere di ancora più importante: era inevitabile, quindi, che la conferenza stampa seguita alla facile vittoria del titolo di Cincinnati si concentrasse primariamente sull’imminente US Open. Interrogato sull’argomento, Zverev è stato chiaro su quali a suo parere siano le gerarchie: “Novak sarà il favorito allo US Open, ovviamente, sarà fresco fisicamente. Però credo che anche altri, come Medvedev, Tsitsipas e Rublev, saranno in grande forma; sarà un torneo interessante. Non vedo l’ora di giocare, vedremo come andrà. In ogni caso manca ancora una settimana, e ho tanto lavoro da fare, dovrò trovare il mio ritmo a New York. […] Per quanto mi riguarda, so come sto e so come sto giocando, spero solo di poter continuare a lavorare e di poter giocare ancora meglio a New York”.
Le semifinali del Western & Southern Open hanno visto sfidarsi quelli che secondo molti sono gli eredi dei Fab Four dello scorso decennio, ma il N.4 ATP (ha superato Nadal stamattina) ha voluto ricordare agli intervistatori che Djokovic e Nadal, in particolare, sono vivi e lottano (ancora) insieme a noi: “I Big Three sono i più grandi di sempre, e non hanno ancora finito di vincere. […] Non so se noi quattro [lui, Medvedev, Tsitsipas e Rublev, ndr] saremo i migliori nei prossimi anni, Novak è ancora il numero uno, Rafa è ancora in Top 10, e sono sicuro che torneranno entrambi più forti di prima dai loro infortuni. Credo che sia un buon momento per il tennis, perché Novak è ancora al massimo della condizione ma anche i giovani sono molto forti – sarà interessante vedere come si evolverà la situazione nei prossimi anni”.
IL CONFRONTO CON LO US OPEN 2020
Lo scorso anno, Zverev raggiunse notoriamente la finale a Flushing Meadows in maniera un po’ fortunosa, arrivando però a due punti dal titolo dopo aver sprecato due set di vantaggio nella finale con Thiem. All’epoca, Sascha non si sentiva particolarmente bene, avendo giocato poco: “L’anno scorso non avevo aspettative prima dello US Open, ero fermo da sei mesi e avevo giocato in maniera mediocre a Cincinnati/New York [perse all’esordio con Murray, ndr]. Durante il torneo stavo ancora cercando di ritrovare il mio gioco e ci sono riuscito, visto che ho sfiorato il titolo”.
Nel 2021, invece, è successo il contrario, visto che il successo olimpico ha condizionato grandemente la sua preparazione: “Dopo le Olimpiadi sono tornato in Germania e ho dovuto visitare diverse città, ma poi sono tornato al lavoro a Montecarlo. […] Quest’anno è molto diverso, e non vedo l’ora di scoprire cosa posso fare allo US Open; vedremo come andrà una volta che sarò arrivato a New York“.
L’ultimo Slam dell’anno, infine, sarà il primo da Melbourne 2020 ad avere il pubblico al completo, una restaurazione che Zverev spera possa proseguire: “Spero che dopo lo US Open anche gli altri tornei potranno tornare alla normalità, credo che questo torneo sia già stato un grande successo, visto che nessun giocatore è risultato positivo al tampone nonostante la presenza del pubblico al completo. Credo che questo dimostri che lo sport possa tornare alla normalità, e spero succeda presto, è importante per noi avere il pubblico, lo scorso anno è stato strano giocare lo US Open in stadi vuoti, specialmente durante la finale con Dominic”.
LA FINALE CON RUBLEV
Nonostante lo Slam in arrivo, qualche domanda sulla facile vittoria ottenuta contro Rublev non poteva mancare: “Ovviamente mi sono sentito bene fin da subito, e dal primo break in avanti la partita è girata a mio favore, anche abbastanza rapidamente. Sono felice che sia andata così, perché quando Andrey prende ritmo può battere chiunque, e l’ha dimostrato sabato con Medvedev”. Nel primo set, Zverev non ha perso neanche un punto al servizio fino all’ultimo game, segno incontestabile del suo superiore magistero sull’avversario di giornata: “Non sapevo di non aver perso punti, ma di sicuro mi sono sentito bene fin dall’inizio. Sapevo di dover continuare a spingere dopo il primo break perché non volevo che lui entrasse in ritmo, come detto”.
LE PAROLE DI ANDREY
E a proposito del match di ieri, Rublev non ha che potuto ammettere la superiorità dell’amico e coetaneo: “Posso solo essere grato per la settimana che ho avuto, visto che ho raggiunto la mia seconda finale 1000 in un torneo dove avevo già grandi ricordi [a Cincinnati aveva battuto Federer nel 2019, ndr]. Non c’è molto da dire, la finale ovviamente non è andata bene per me, ma questo è lo sport, c’è un solo vincitore, e oggi Sascha ha giocato in modo incredibile“.
Ha anche voluto sottolineare come la semifinale con Medvedev, in cui ha ottenuto la prima vittoria in carriera contro il connazionale, non sia stata un fattore (anche perché la semifinale di Zverev era iniziata più tardi ed era durata più a lungo): “La partita di ieri non ha avuto un impatto, stavo bene, credo che la sconfitta sia dovuta più al mio cattivo inizio in entrambi i set, andare sotto di un break contro uno che serve bene come Sascha è difficile, anche perché avendo il vantaggio lui si ha lasciato andare i colpi persino di più. […] Sto cercando di imparare cosa fare in certe situazioni, ma quantomeno posso dire di essere migliorato sotto l’aspetto mentale, perché non sono mai andato nel panico […]”.
Il russo ha perso cinque volte su cinque contro Zverev da professionista senza mai vincere un set (0/11), nonostante il teutonico affermi che da adolescenti la situazione era opposta. Rublev ha quindi ammesso di soffrire particolarmente questo incrocio: “Ovviamente all’inizio ero un po’ nervoso, anche perché ho subito perso la battuta e sapevo che lui era in un momento di fiducia, avendo vinto le Olimpiadi e avendo giocato molto bene qui. […] In alcune circostanze lui mi ha battuto troppo facilmente, il nostro livello è abbastanza simile e quando ci alleniamo i nostri set sono sempre equilibrati, ma evidentemente c’è un aspetto mentale, perché quando ci affrontiamo nei tornei spesso mi dà un 6-2 o un 6-3 [solo una volta Rublev ha vinto più di quattro giochi in un set, ndr] – devo sicuramente trovare il modo di gestire questa rivalità”.
Al di là della sconfitta, però, Andrey sente di aver ritrovato un po’ della forma che a inizio 2021 l’aveva portato a raggiungere almeno i quarti nei primi otto tornei giocati (ATP Cup, Australian Open, Rotterdam, Doha, Dubai, Miami, Montecarlo e Barcellona): “Questa prova mi dà grande autostima, una cosa che per qualche settimana mi era mancata, visto che al Roland Garros ero uscito al primo turno e in generale avevo perso qualche partita di troppo. Quindi avevo bisogno di vincere un po’ di incontri, e qui sono anche riuscito a battere avversari che mi avevano sempre battuto come Gael [Monfils] e Daniil. Ora cercherò di prepararmi al meglio per lo US Open e vedremo come andrà”.