Cincinnati 2021 è stato forse il miglior torneo della carriera di Ashleigh Barty, che ha battuto tre campionesse Slam (Azarenka, Krejcikova e Kerber) sulla strada della finale raggiunta e vinta facilmente contro Jil Teichmann, il tutto senza perdere neanche un set. In conferenza stampa, la numero uno WTA era visibilmente soddisfatta: “Una settimana fantastica, sono migliorata progressivamente in quasi ogni aspetto del mio gioco. Oggi sento di aver giocato in fiducia, sono stata aggressiva; sono contenta di aver giocato tanti match in condizioni difficili, questa cosa mi aiuterà a New York. […] Ho tanti bei ricordi a Cincinnati, visto che qui ho ottenuto la mia prima vittoria su una Top 10 [contro Venus Williams nel 2017, ndr] e avevo già raggiunto le semifinali due anni fa; in più il trofeo è molto bello!“.
Le buone nuove sono arrivate soprattutto dal punto di vista tattico: “Per tutta la settimana ho cercato di attaccare in uscita dal servizio, sentivo che le condizioni avrebbero favorito un gioco basato su punti rapidi. Non è una cosa che rientra sempre nelle mie corde, ma volevo mettermi alla prova in questo senso, soprattutto con la battuta. Anche se non sono la più alta sento di poter sempre costruire bene i punti con il mio servizio. In risposta invece sono stata in grado di mettere pressione alle avversarie, e alla lunga mi accorgevo di quanto questa cosa le stancasse“.
LO US OPEN
Ora però le mire della due volte campionessa Slam si sposteranno su Flushing Meadows: “A New York le condizioni saranno diverse, ma amo giocare lì, soprattutto per l’atmosfera. Non vedo l’ora di giocare il torneo, non vado a New York da due anni“. Certo, per il momento il meteo non sta aiutando chi è rimasto in Ohio fino alla fine della settimana: “Innanzitutto dobbiamo cercare di arrivare a New York in sicurezza, visto che al momento una tempesta si sta abbattendo sulla città. Appena potremo voleremo in città, poi avremo un paio di giorni di riposo prima di iniziare ad allenarci“.
Detto questo, la sua preparazione per i Major dovrebbe essere abbastanza lineare: “Il mio allenamento pre-Slam non è niente di speciale, non ci sono aspetti su cui mi focalizzo particolarmente con il mio team. Cerco solo di capire come mi sento mentalmente e fisicamente: ormai con il team siamo diventati bravi a capire cosa potrebbe servire“. L’importante sarà non pensare che questa dominante vittoria la possa condurre automaticamente al titolo: “So che la preparazione è stata buona, ma non è una garanzia di alcunché, al prossimo torneo si riparte da zero, cercherò solo di fare del mio meglio. Quando non mi alleno cerco di praticare attività rilassante, passeggio a Central Park e vado in qualche café australiano“.
LE FATICHE DEGLI SLAM
Barty è dunque tornata a vincere un torneo dopo la delusione olimpica (dove, nonostante il bronzo nel misto, ha perso al primo turno in singolare e ai quarti in doppio femminile), riuscendo a gestire il surmenage: “Il piano è sempre stato di saltare Montréal, soprattutto dopo le fatiche di Wimbledon e delle Olimpiadi. Volevo giocare a tutti i costi a Tokyo sia per me stessa che per il mio Paese, ma ero certamente un po’ stanca, quindi ho preferito ascoltare il mio corpo e riposarmi, una scelta che mi ha aiutata a far bene questa settimana“. Ha poi aggiunto: “Ho avuto dei momenti difficili in cui il mio fantastico team ha dovuto cercare di risollevarmi, e ci sono riusciti creando un ambiente leggero che mi ha fatta di nuovo sentire bambina. Questa settimana non ci siamo concentrati minimamente sui risultati, volevamo soltanto far sì che arrivassi a New York con la miglior preparazione possibile; ora dobbiamo solo rifinire alcuni aspetti“.
Queste scelte sono figlie dell’esperienza del primo Slam vinto: “Parigi 2019 mi era costato molto sia fisicamente che emotivamente, ed ero riuscita a ritrovare le energie solo perché amo molto giocare sull’erba. Quest’anno dopo la vittoria a Wimbledon non ho avuto una ripresa simile, ero completamente svuotata, perché vincere quel torneo era sempre stato il mio sogno. Mi sono sentita quasi stordita, e forse lo sono ancora, ma alla fine sono riuscita a ritrovare la concentrazione in vista della stagione sul cemento senza mettermi troppa pressione“.
SULLE ORME DI GOOLAGONG
Non è un segreto che un grande punto di riferimento per Barty sia Evonne Goolagong, come lei campionessa Slam e come lei con radici fra le popolazioni native australiane. Oggi settantenne, Evonne ha vinto il titolo a Cincinnati nel 1973: “Sono felice che le connessioni fra me ed Evonne stiano crescendo anche nella storia del tennis e non solo in virtù del nostro comune retaggio. Sono orgogliosa di essere una donna indigena, e so che anche lei lo è, ed è fantastico poter condividere le nostre storie con il resto del mondo“.
Le due sono unite anche dalle loro attività a favore della loro gente: “Goolagong è stata la mia principale fonte d’ispirazione, quindi la crescita del tennis e dell’educazione scolastica fra i giovani indigeni australiani è molto importante per me. Non è solo questione di prendere in mano una racchetta, ma anche di studio e di opportunità, vogliamo dare ai giovani indigeni della prossima generazione la possibilità di lavorare in tutto il Paese e di capire che i loro sogni sono realizzabili“.
TEICHMANN SI COMPLIMENTA CON L’AVVERSARIA
La seconda classificata Jil Teichmann, reduce da una settimana fantastica in cui ha battuto Osaka, Bencic e Pliskova, non ha lesinato complimenti alla sua rivale di ieri: “Ovviamente avrei voluto vincere, ma Ash è stata troppo brava. Nel primo set mi sembrava di poter fare partita, invece le è bastato un mio piccolo passaggio a vuoto per vincerlo. Lei comunque ha giocato dei buoni punti, e nel secondo è cresciuta ulteriormente. Non ero particolarmente tesa, anzi, posso dire di esserlo stata molto di più alla vigilia del match con Naomi. Ho avuto qualche problema di vesciche ai piedi, è doloroso quando ci si appoggia, ma non era niente di troppo limitante, noi tennisti abbiamo sempre qualche piccolo acciacco da gestire“.
Abituata ad offrire palle diverse alle rivali, ieri è stata battuta al suo stesso gioco: “Non ho servito bene, ma lei è davvero una giocatrice completa, serve bene, ha un gran dritto e ti spezza il ritmo con lo slice, è davvero una numero uno eccezionale. Non ho scelto di giocare lontano dal campo, è lei che mi ha costretta a farlo, mi ha fatta muovere tantissimo e ha variato continuamente le rotazioni, e le cose non sono state più semplici nemmeno quando sapevo che colpo avrebbe giocato. Mi ha fatto pensare tanto, e mi ha fatto giocare male“.
Detto questo, il risultato di Cincinnati l’ha riportata in Top 50, ma soprattutto le ha dato la certezza di poter giocare ai livelli più alti: “Sono contenta di come ho giocato nel corso della settimana, sotto ogni profilo; ho servito bene e ho risposto bene, soprattutto contro le grandi battitrici, ho saputo quando avanzare e quando difendermi – sono molto contenta del livello che ho raggiunto“.