26 – le settimane trascorse in carriera da Camila Giorgi nella top 30, la fascia di classifica sinora più alta da lei occupata. Un buonissimo risultato per la grande maggioranza delle tenniste professioniste, ma non nel caso della giocatrice nata a Macerata, almeno rispetto alle aspettative da lei suscitate tra appassionati e addetti ai lavori sin da quando esplose nel circuito maggiore nel 2012, arrivando agli ottavi di Wimbledon dopo essere partita dalle qualificazioni e aver sconfitto due top 20 come Pennetta e Petrova.
Tre anni dopo quel suo primo exploit, nel giugno 2015 Giorgi vinceva il primo titolo WTA sull’erba di s’Hertogenbosch sconfiggendo Bencic in finale. In seguito a quel successo irrompeva tra le prime 30 tenniste al mondo: sembrava aver raggiunto la maturità tennistica e che quel risultato fosse solo un passo intermedio, non il picco (inteso come fascia di posizione nel ranking) della carriera. Non è andata come sembrava: sono dovuti passare altri tre anni per rivedere Camila raggiungere una serie piuttosto ravvicinata di buoni risultati: è il 2018 quando prima in luglio centra i quarti a Wimbledon (ad oggi il miglior piazzamento negli Slam, per lei che nei quattro tornei più importanti del circuito ha raggiunto solo tre volte la seconda settimana) e poi in ottobre vince il secondo titolo della carriera sul duro indoor di Linz. Dopo il successo in terra austriaca Camila ha ritrovato la top 30 per qualche mese, ma non certo (ancora una volta) la continuità sperata. Anzi.
Una statistica fa capire bene il lungo periodo buio (rispetto ai lampi di classe che ha fatto intravedere) da lei attraversato: da febbraio 2019 sino allo scorso giugno Camila ha giocato 35 tornei, nei quali ha raggiunto solo una finale all’International di New York e vinto complessivamente appena 33 partite. Dopo la brutta sconfitta patita tre mesi fa al Roland Garros contro Gracheva, allora 88 WTA, Giorgi ha però cambiato marcia con l’arrivo della parte della stagione che ama di più, quella che si gioca sull’erba, continuando poi l’inerzia positiva sul cemento. Dallo scorso giugno ha raccolto diciassette vittorie (tra le quali quattro contro top 10 e tre contro top 20) e incassato appena sei sconfitte (e solo una di queste, inflitta da Diyas sulla terra rossa di Losanna, contro un’avversaria con una classifica peggiore della sua). Una striscia che le ha consentito di vincere due settimane fa quello che sin qui è il titolo più importante della carriera, il WTA 1000 di Montreal e di risalire in classifica fino al 33° posto della classifica WTA.
L’azzurra ha così messo alle spalle stagioni avare di soddisfazioni. Per capire quanto Giorgi abbia raccolto meno di quel che è nelle potenzialità dei suoi colpi basti pensare che dal luglio 2016 sino a questo agosto, solo tra giugno 2018 e giugno 2019 è stata nella top 50, chiudendo sempre la stagione, ad eccezione appunto di tre anni fa, oltre la 75° posizione. Un problema dovuto anche a una certa fragilità fisica e a un bel pizzico di sfortuna – Camila è molto attenta alla preparazione atletica – concretizzatasi in una serie di infortuni, nessuno dei quali grave, ma ciascuno sempre capace di spezzargli la continuità agonistica.
Negli anni però Giorgi è stata soprattutto “accusata” di non saper leggere le situazioni del match, di avere ottimi fondamentali di rimbalzo e una buona prima, colpi con i quali poteva giocarsela anche con le migliori del circuito ma che il suo disordine tattico non era in grado di domare al meglio. Abbiamo provato a capire se la teoria che la vede nelle giornate migliori al livello delle più forti fosse solo una sensazione o una realtà confermata dai numeri. A tale scopo abbiamo preparato una tabella contenente il suo rendimento contro avversarie affrontate in diverse fasce di classifica, e lo abbiamo poi confrontato con l’analogo score di alcune sue colleghe. Abbiamo scelto alcune tra quelle attualmente nella top 100, capaci di raggiungere posizioni in classifica migliori della sua e/o piazzamenti più prestigiosi, escludendo le attuali top 10 o chi ha raggiunto in passato la top 3 del ranking WTA.
Confrontando le statistiche di Camila con quelle delle diciotto colleghe considerate, emerge come la nostra giocatrice abbia effettivamente un ottimo rendimento contro le top 10 (13 vittorie e 22 sconfitte, uno score corrispondente al 37,14% di successo). Paragonandolo a quello delle tenniste indicate nella tabella, solo Jabeur (aiutata dal minore numero di sfide), Ostapenko e Sakkari hanno fatto un po’ meglio di Camila. E che tali numeri per l’italiana non siano casuali viene confermato anche esaminando il bilancio di Giorgi contro tenniste che giocavano contro di lei partendo da una posizione compresa tra la 11° e la 20° del ranking: in questa tipologia di incontri Camila, col suo 43,75% di partite vinte, è inferiore solo a Brady (statisticamente aiutata dall’aver giocato solo 14 incontri di questo tipo) e all’ex numero 5 del mondo e finalista Slam Madison Keys.
I numeri confermano anche un aspetto negativo sinora manifestatosi nella carriera dell’azzurra: contro avversarie tecnicamente inferiori, Camila non è al livello della maggioranza delle giocatrici considerate. Infatti, Giorgi vince solo il 53,08% delle volte che affronta colleghe tra la 21° e la 100° posizione del ranking e peggio di lei in tal senso fanno solo Brady, Martic, Mladenovic, Wang e Vekic. Difficile dire se quest’estate, sulla soglia dei trenta anni, sia davvero arrivata la svolta della carriera Camila: di certo, quando la stagione è già ben oltre il giro di boa, Camila è 24° nella Race e in proiezione potrebbe finalmente migliorare il suo best career ranking di 26 WTA. In ogni caso, resta un piacere ammirare il suo tennis istintivo, così diverso da quello della maggioranza delle sue colleghe.