Il tennista scozzese Andy Murray ha incontrato la stampa per la conferenza di rito pre-US Open, lanciando come suo solito molti spunti interessanti. Nonostante il grande interesse costituito dal suo (affascinante) esordio contro Stefanos Tsitsipas, che ovviamente abbiamo messo in cima alla lista dei match che vi consigliamo di seguire nel day 1, nel corso della sua conferenza stampa è stato affrontato soprattutto uno degli argomenti più complicati dell’attualità non soltanto tennistica, il vaccino contro la COVID-19.
L’ex numero 1 del mondo si è espresso sul tema con parole non banali. “Penso che nei prossimi mesi le cose cambieranno molto“, ha detto il tennista scozzese, “So che le conversazioni per quanto riguarda l’Australian Open stanno già avvenendo. I giocatori vaccinati avranno condizioni molto diverse dai giocatori che non sono vaccinati“.
Murray ha poi proseguito evidenziando i problemi e malumori che si potrebbero creare nel tour in caso di regole più restrittive per i non vaccinati. “Penso che diventerà un grosso problema nei prossimi mesi. Se i tornei andranno avanti e si terranno come l’Australian Open, e molti giocatori continueranno a non sono vaccinati, per portare avanti il torneo probabilmente verrà permesso ai giocatori vaccinati di allenarsi e muoversi liberamente tra l’hotel e le altre strutture, potenzialmente senza l’obbligo di sottostare a misure come la quarantena“.
La previsione del due volte campione olimpico, per la verità non così difficile da ipotizzare, è che ci saranno discussioni all’interno del circuito ATP stesso, considerando anche il fatto che giocatori di altissimo profilo come Stefanos Tsitsipas e Novak Djokovic hanno detto pubblicamente di non essersi vaccinati. Il tennista greco, nello specifico, ha fatto sapere che prenderà in considerazione l’idea di vaccinarsi solo nel momento in cui dovesse diventare criterio obbligatorio di partecipazione ai tornei. “Ci saranno un sacco di conversazioni complicate tra chi decide nel circuito e tutti i giocatori coinvolti, per cercare di arrivare a una soluzione” ha ipotizzato Murray. “Anche qui a New York, per andare in palestra o al ristorante, devi essere vaccinato. […] Mi sento come se mi stessi godendo una vita abbastanza normale, mentre per i giocatori che non l’hanno fatto è diverso. Sono sicuro che saranno frustrati per questo“.
Il tennista di Dunblane ha poi calcato la mano sul ruolo degli atleti nell’incentivare le persone, e in particolare i tifosi, a vaccinarsi. “Immagino che il motivo per cui tutti noi ci stiamo vaccinando sia di prenderci cura del prossimo. Abbiamo una responsabilità, in quanto giocatori che viaggiano in tutto il mondo, di prenderci cura anche di tutti gli altri. […] Sono felice di essere vaccinato. Spero che sempre più giocatori scelgano di farlo nei prossimi mesi“.
Murray ha parlato anche di tennis giocato. Il vincitore dell’edizione 2012 dello US Open, che non vince due partite di fila in questo torneo dal lontano 2016 (si fermò ai quarti contro Nishikori), esordirà come anticipato contro la terza testa di serie del torneo, il greco Stefanos Tsitsipas. Non è certo il migliore dei sorteggi per un Murray ancora alla ricerca della forma migliore, ma il tennista scozzese non si è perso d’animo . “Quando non sei una testa di serie, questo genere di cose può accadere. Sarà un buon test per vedere a che punto è il mio gioco, quanto è migliorato da quando sono arrivato negli Stati Uniti. Mi sono allenato duramente, ho anche giocato qualche partita ovviamente. Sì, vedremo a che punto è il mio livello di gioco”.
Lo scorso anno, in un impianto tristemente vuoto (ricordiamo che invece quest’anno il torneo si giocherà con gli spalti pieni al 100%), Murray completò una rimonta epica contro Nishioka, match che lo ha proiettato in testa alla classifica dei giocatori capaci di rimontare più volte da uno svantaggio di 0-2 negli Slam. Lo scozzese scenderà in campo lunedì attorno alle 20 italiane e potrà godere del calore del pubblico dell’Arthur Ashe.