Affinché avvengano dei cambiamenti, il primo passo è che se ne inizi a parlare. Questo principio vale anche nel tennis e nel suo regolamento, e in questi primi giorni di US Open la polemica principale che ha tenuto banco è stata quella relativa al toilet break. Ad abusare di questa pausa tra un set e l’altro è stato Stefanos Tsitsipas il quale sia contro Murray che contro Mannarino in più occasioni ha lasciato il campo per recarsi in bagno, interrompendo così il match per 7-8 minuti. Lo scozzese è stato quello che l’ha presa peggio e ha fatto scaturire tante polemiche, creando un dibattito che si è esteso anche al tennis femminile. Intervistata dopo la sua vittoria su Gauff, Sloane Stephens ha detto la sua sull’argomento: “Non posso parlare nello specifico di quanto accaduto in quel match, ma so che tra le donne ce ne sono ancora molti di casi simili”.
Dopo il suo match di secondo turno, Tsitsipas si è difeso affermando che il regolamento glielo consente, ma Sloane ha subito chiarito la questione. “Si tratta di sportività. Io credo che la regola vada assolutamente cambiata; vengono fatte un sacco di modifiche per delle piccolezze, ad esempio hanno tolto un minuto dal riscaldamento. E se qualcuno va in bagno per otto, nove minuti nessuno dice niente. Ci sono così tante piccole cose che andrebbero riviste e non è stato fatto. Ora che se ne sta parlando credo che la questione riceverà maggior attenzione e il modo di giocare cambierà un po’”. La posizione di Stephens sulla questione assume ancora maggior importanza se si considera che la tennista americana dal 2019 fa parte del consiglio giocatori WTA e potrà certamente proporre eventuali cambiamenti nelle prossime riunioni.
Una pausa così lunga certamente spezza il ritmo e non è facile ripartire con la stessa intensità di prima. “Lasciare il campo per otto minuti è tanto; può cambiare completamente l’inerzia di una partita. Ti stai cambiando i vestiti? Che cosa stai facendo? Ricordo una regola di un paio di anni fa in base alla quale le ragazze potevano andare in bagno solamente per tre minuti. Se tu provassi a cambiarti un reggiseno sportivo bagnato sapresti quanto è difficile farlo, ma al massimo ci vogliono cinque minuti. Quando si arriva a sei, sette, otto, nove minuti uno si chiede che cosa tu stia facendo lì dentro. Ti serve una mano? Che sta succedendo?”
Uno dei temi che fino a poco prima dell’inizio del torneo sembrava avere la priorità (e casualmente vedeva coinvolto ancora il tennista greco) e che nella maggior parte del mondo è ancora di grandissima attualità, è quello relativo ai vaccini. Proprio poco prima dell’inizio del torneo era stato reso obbligatorio per il pubblico avere una prova della vaccinazione effettuata. A tirar fuori l’argomento è stata Victoria Azarenka la quale, dopo la sua vittoria sofferta su Jasmine Paolini, ha ringraziato il pubblico presente per essersi vaccinato.
Interrogata su questo in conferenza stampa, la bielorussa ha prontamente spiegato il suo obiettivo. “Io voglio iniziare una conversazione tra i giocatori, perché a me sembra un po’ strano che i tifosi debbano essere vaccinati e i tennisti no. Quindi penso che, secondo me, sia inevitabile che ad un certo punto ci venga imposto come stanno facendo altre leghe. Non vedo il motivo di temporeggiare, davvero, perché penso che tutti noi vogliamo essere al sicuro, tutti noi vogliamo continuare a fare il nostro lavoro, e so che ci sono molte discussioni al riguardo. Ma io rispetto l’opinione di tutti, purché non sia una teoria complottista. Sai, se hai una conoscenza decente dell’argomento e hai esaminato le ricerche e hai le tue conclusioni, le tue statistiche, è una conversazione diversa. Ma penso che quella parte della conoscenze di cui hai davvero bisogno per essere informato su quello di cui stai parlando manca a molti giocatori”.
“Spero che come associazione prenderemo la decisione migliore per la nostra attività, per la nostra salute, per i tornei, per il pubblico. E penso che dobbiamo iniziare questa conversazione, perché come ho detto, secondo me è semplicemente inevitabile“. Da notare come anche Azarenka è stata legata al consiglio giocatori WTA. L’ex numero 1 del mondo ne era entrata a far parte nel 2017 ponendo particolare risalto, durante la sua permanenza, ai problemi del calendario e del rientro dopo la maternità. A sorpresa però non era stata rieletta come membro nel 2019 e con disappunto fu costretta a lasciare il suo ruolo. La sua personalità fuori dal campo però non è stata intaccata e anche questa volta sta gettando le basi per un proficuo passo avanti nel mondo del tennis.