C. Alcaraz b. [3] S. Tsitsipas 6-3 4-6 7-6(2) 0-6 7-6(5)
È un match di grandissimo livello quello che ha visto Carlos Alcaraz imporsi al tie-break del quinto set su Stefanos Tsitsipas. Ma a impressionare addirittura oltre il livello di gioco espresso – e c’è stato da rimanerne sconcertati – sono state la tenuta mentale e la freddezza del diciottenne Alcaraz che, sostenuto dal pubblico dell’Arthur Ashe Stadium, ha saputo reagire al 6-0 subito nel quarto parziale quando ormai la benzina pareva finita per un quinto set in cui ha fatto registrare 18 vincenti e 6 unforced di fronte a uno Tsitsipas che non si è certo fatto da parte (13-6 il suo saldo).
Un inizio di match travolgente per Carlos che, come poi per per larghi tratti dell’incontro, ha imposto un ritmo che ha reso pressoché impossibile a Tsitsipas girare attorno alla palle per incidere con il dritto – tanti rovesci per lui, che praticamente mai ha voluto variare con lo slice; e, a proposito di variazioni, a fare spesso la differenza sono state le smorzate di dritto di Alcaraz. Sotto di un set e un break, Stefanos ha pareggiato i conti e aveva il terzo parziale in pugno di fronte a un avversario che non poteva mantenere la lucidità a quei ritmi e che eppure non si è scoraggiato e si è fatto trovare pronto quando l’altro ha commesso l’errore di allentare la presa. È stato quello l’unico momento in cui si può imputare qualche colpa a Tsitsipas, oltre forse a un paio di punti in cui è stato poco deciso nel tie-break finale, ma lì è stato il carattere di Alcaraz a metterli a nudo.
IL MATCH – Il più forte 2003 in circolazione ha iniziato a vincere incontri anche sul duro e i tre set a zero su Norrie all’esordio sono stati una chiara dichiarazione di intenti. Cosa dire allora dei primi quattro giochi di questa sfida, con il n. 3 del seeding certo non perfetto, ma è davvero one-man show da parte di Carlos. Tsitsipas sembra trovare qualche contromisura e recupera uno dei due break subiti, ma l’illusione dura poco perché, tenuta la battuta, Alcaraz mette di nuovo in difficoltà l’avversario rispondendo aggressivo e trasforma il set point con una difesa stellare.
Stefanos chiede l’intervento del fisioterapista (il pubblico non apprezza) che gli sforbicia via le fasciature a protezione delle piante dei piedi, uno dei quali già in sofferenza contro Murray. L’allievo di Juan Carlos Ferrero continua a pestare come un forsennato, difende da belva e in un attimo gira lo scambio facendo un buco per terra con il dritto; è così che si procura l’opportunità del 2-0 che il ventitreenne di Atene decide di giocarsi con il cavallo di battaglia: servizio esterno e dritto inside-in sul quale però Alcaraz replica con un colpo anche più profondo e pesante che forza l’errore dell’altro. Un brutto dritto sulla palla game tiene vive le speranze di Stef, che diventano realtà dopo due passanti spagnoli falliti, il secondo non impossibile.
Sul 3 pari, nel momento più difficile fino a questo momento di fronte a un avversario che finalmente riesce a non andare sotto negli scambi, Alcaraz cerca di salvarsi tra una smorzata perfetta e alcune incursioni a rete, ma alla fine capitola. Time violation per Stefanos che con le palle nuove consolida agevolmente il vantaggio assicurandosi la possibilità di servire per il set. Possibilità che sfrutta nonostante lo 0-40 che rischiava di compromettere quanto raccolto negli ultimi giochi, salvandosi con la complicità di Carlos che non approfitta di tre seconde consecutive.
Alcaraz ha perso punch rispetto al primo set e mezzo e Tsitsipas ha tempo per organizzarsi al meglio sia nei colpi che dal punto di vista tattico. Si salva una prima volta, il teenager, ma un suo attacco poco lucido e un punto ben comandato da Stefanos valgono l’allungo. Tsitsipas ha ormai il gioco in mano e strappa un altro turno di battuta salendo 5-2, ma Alcaraz non dà alcun segno di resa, rimane attaccato al match – forse l’altro ha già la testa al quarto – e, annullati tre set point, si riappropria della fiducia che gli permette di accorciare lo svantaggio. Chiamato a ritrovare l’intensità che lo aveva portato a un passo dall’incamerare il parziale, Tsitsipas subisce invece la rinnovata veemenza di Carlos che estrae pure una mezza volata, probabilmente percepita dall’altro come un affronto.
Entrambi fanno sentire la propria voce, ma è il n. 55 ATP a prendersi il 5 pari, per poi assicurarsi il tie-break mentre ormai è lotta aperta. Nel mezzo del gioco decisivo, babbo Apostolos suggerisce qualcosa al maggiore dei suoi quattro figli che gli costa il warning per coaching e soprattutto un doppio fallo, mentre Alcaraz tira forte, smorza e lobba e passa, e torna avanti di un set. Un set che, sembra incredibile, è lo stesso che era saldamente nelle mani greche che poco hanno raccolto con la seconda di servizio.
Accompagnato da un ufficiale di gara e dal brusio di disappunto di alcuni spettatori, Stef va a cambiarsi, questa volta impiegando un tempo assolutamente ragionevole. Alcaraz paga lo sforzo mentale e sicuramente anche fisico del parziale recuperato e delle quasi tre ore di gioco. Il quarto set scivola via veloce verso il 6-0 per Tsitsipas senza peraltro alcun segnale di nervosismo da parte di Carlos, che chiede una valutazione del fisioterapista per quella che potrebbe essere una lieve contrattura alla coscia destra; arriva il medico con un pasticca e si può ricominciare con Stefanos alla battuta e l’altro che, ritrovando un ritmo sempre più intenso, gli resta incollato.
Gli scambi da applausi si susseguono, soprattutto per quello che vale l’unica palla break del set, che Stefanos si guadagna al sesto gioco raggiungendo e lobbando con gran mano una splendida volée di Alcaraz, il quale la annulla inchiodando l’avversario nell’angolo sinistro. Con una personalità che non ha bisogno di aggettivi, Carlos tiene a zero il dodicesimo gioco, come se la situazione fosse per lui abituale.
Nel tie-break, la rispostona vincente su una seconda trattenuta manda avanti Alcaraz, che continua a consegnare delicate smorzate di dritto dopo aver spaccato la palla. È di nuovo il terzo più forte del mondo a essere timoroso, questa volta con lo schiaffo al volo, ed è 6-3. La risposta greca accorcia e lo schema dropshot-lob manca il campo di un paio di millimetri. Un secondo match point che sfuma così deve rimanere nella giovane testa. Invece no, perché nello scambio successivo continua a mantenere il sangue freddo e, con nonchalance, buca ancora il campo con il dritto per poi gettarsi a terra con le mani sul viso per festeggiare la vittoria in quello che per adesso è il miglior match e, non si può non dirlo, una pietra miliare della carriera di Alcaraz.
Sono allora ottavi US Open per lui che a 18 anni e 130 giorni è il più giovane negli ultimi sedici di uno Slam da Andrey Medvedev (17 e 281) al Roland Garros. Al prossimo turno sarà duello originale con il qualificato Peter Gojowczyk, in quattro set vincitore di Laaksonen.