C. Alcaraz b. [Q] P. Gojowczyk 5-7 6-1 5-7 6-2 6-0
L’immagine della partita sta tutta nell’ultima istantanea dei due protagonisti, proprio mentre l’ultimo diritto di Gojowczyk veleggia oltre la riga di fondo e sancisce la fine dell’incontro: mentre Alcaraz si lascia andare a un urlo di gioia verso il suo angolo, il qualificato tedesco che ha giocato l’ultimo set e mezzo praticamente senza gambe si piega in due fissando il cemento del Grandstand, consapevole della grande occasione che è appena passata.
A voler essere più realisti del re si potrebbe dire che la vittoria per Gojowczyk non è mai stata poi così vicina, dal momento che gli ultimi due set sono filati via abbastanza nettamente in favore di Alcaraz, e che l’infortunio alla gamba del tedesco gli ha precluso ogni ragionevole speranza di vincere l’ultimo set che lo separava dai quarti di finale. Ma forse si tratta di un’interpretazione un po’ troppo severa: in realtà il qualificato Peter Gojowczyk, n. 141 della classifica ATP, al suo settimo match del torneo si è giocato le sue chance fino in fondo, rimontando un primo set nel quale il teenager era scappato via subito con un break, controllando il ritorno del suo avversario nel terzo set quando si era trovato 5-5 dopo essere stato 5-3 e aver mancato un set-point. Giocando in maniera aggressiva ma accorta, dopo un secondo set scappato via troppo rapidamente, Gojowczyk era riuscito a tenere i suoi servizi con autorità, mantenendo Alcaraz lontano dal campo e trovando il modo di imporre il ritmo e la direzione degli scambi.
Tutto questo fino a quando il suo fisico ha retto: nonostante fosse stato lo spagnolo a chiedere l’intervento del medico per un risentimento alla coscia, sono state invece le gambe di Gojowczyk a cedere progressivamente, prima sul servizio, poi sul diritto e infine nei movimenti. La fine del match è stata quasi un calvario per il buon Peter, costretto ad appoggiare prime di servizio almeno 50 chilometri all’ora più lente del solito, e sempre più di frequente costretto a guardare immobile i colpi dell’avversario passargli accanto.
Davanti ai taccuini dei reporter Carlos Alcaraz è un po’ meno a suo agio che con la racchetta, dice più o meno le stesse cose che si ripetono sempre: sono supercontento di essere arrivato fin qui, ma ci sono ancora partite da giocare, rimango concentrato, ogni partita è durissima, devo ancora imparare tanto. Gli dicono che è il più giovane quartofinalista del torneo nell’era open: “Certo è una bella cosa, ma se poi non si raggiungono i risultati importanti che ci si prefigge non conta poi molto. Ogni giocatore ha il suo percorso, i conti si fanno alla fine”. Per ora continua a guardare i video del suo allenatore Juan Carlos Ferrero e di Rafael Nadal, “per provare a ripetere in campo quello che ho visto fare a loro”.
“Ogni volta che sono con loro cerco sempre di parlare poco e ascoltare molto – dice Carlos – perché solo così si riesce a imparare”. Forse ha già capito tutto.
[12] F. Auger-Aliassime b. F. Tiafoe 4-6 6-2 7-6(6) 6-4
Nella sessione serale della domenica di mezzo, quella a cavallo del Labor Day weekend, il pubblico dell’Arthur Ashe ha avuto in regalo la sfida tra due giovani virgulti, uno canadese e uno americano, che hanno fornito una prova di straordinaria prestanza atletica. Da bordocampo era quasi palpabile l’energia pura profusa dai due giocatori su ogni colpo, oltre alla loro grande mobilità. Il fatto che uno dei due fosse americano (e l’altro no) ha aggiunto quel tanto di pepe che bastava per innescare la polveriera dell’Ashe, adeguatamente alimentata da un’illimitata fornitura di “Honey Deuce”, il cocktail ufficiale dello US Open a base di vodka e liquore di lamponi.
Il guizzo finale alla fine del primo set da parte di Tiafoe era stato pareggiato dalla serie di quattro giochi consecutivi di Auger Aliassime nel secondo. Il match si è deciso nel terzo set, finito al tie-break dopo che il canadese aveva avuto due set point sul 5-4 e uno sul 6-5, e sul secondo di questi aveva messo in rete un diritto da metà campo. Nel tie-break un paio di palle corte forse evitabili da parte di Tiafoe, e un set point per lui cancellato da un servizio di Felix hanno fatto la differenza. “Se c’è un punto che vorrei rigiocare è quello sul 3-2 quando la mia smorzata si è fermata sul nastro – ha commentato lo statunitense alla fine del match – Potevo essere 4-2 invece di 3-3. Magari il drop shot non è stata una grande idea, ma a parte questo per cosa dovrei essere arrabbiato? Ha servito in maniera incredibile, davvero bravo.”
Auger-Aliassime sembra ora uscito da quella “secca” in cui sembrava entrato dopo aver raggiunto le semifinali di Miami e la Top 20 quasi due anni e mezzo fa. “Ciò che mi mancava è la fiducia nelle mie possibilità e quella sicurezza che viene con le vittorie”, ha detto dopo il match. Per lui, nel primo quarto di finale dello Slam ci sarà un altro esordiente, il diciottenne Carlos Alcaraz: “Un grande giocatore e una grande persona, si merita tutto quello che sta ottenendo”. Sarà il primo quarto Slam con due “millenial” in campo: forse il cambio della guardia è davvero arrivato.