US Open 2011, il 10 settembre è il giorno delle semifinali maschili.
US Open 2021, il 10 settembre è ancora il giorno delle semifinali maschili.
Due tornei accomunati da un calendario gemello e dal nome accanto alla casella del primo favorito: Novak Djokovic, che nel 2011 era appena diventato il più forte di tutti e quest’oggi lo è ancora, lanciato addirittura verso il traguardo del Grande Slam. Ma la data del 10 settembre 2011 ce la ricordiamo per un altro motivo, che ha a che fare con il concetto di Match Point e della sorte beffarda.
Il monologo iniziale di Match Point, film del 2005 di Woody Allen ispirato a Delitto e Castigo di Fedor Dostoevskij, ci ricorda da un lato come sia sciocco non tributare il giusto peso alla sorte e dall’altro come, da questo punto di vista, una partita di tennis sia efficace metafora dell’esistenza.
Proprio riascoltando l’incipit di Match Point tornano in mente partite in cui il momento decisivo non soltanto è al centro della cronaca, ma fa capolino nella storia, potremmo dire perfino nell’epica sportiva. Il pensiero non può che andare all’edizione di dieci anni fa, in particolar modo a un incontro che si è disputato dieci anni fa esatti. Il 10 settembre 2011 Novak Djokovic si presenta alla semifinale da favorito e dall’altra parte della rete c’è Sua Maestà Roger Federer.
Sono in molti a scommettere su Djokovic, che è in forte ascesa e si è appena issato alla prima posizione del ranking mondiale dopo una prima metà di stagione magica: ha vinto l’Australian Open e Wimbledon, mentre al Roland Garros – dove si era presentato forte di una serie di 41 (!) vittorie consecutive – è stato fermato proprio da un Federer versione deluxe, una delle migliori versioni mai viste sulla terra battuta.
La semifinale comincia con un primo set tiratissimo che Federer riesce ad aggiudicarsi per 9-7 al tie break. Poi lo svizzero si scioglie, e vince anche il secondo 6-4. Da qui in avanti, però, forte anche di una maggiore freschezza atletica, Djokovic non sbaglia più: vince il terzo set 6-3, e il secondo addirittura 6-2.
Quando l’inerzia sembra passata dalla parte del serbo, contro ogni pronostico Federer inizia a tirare fuori un coniglio dopo l’altro dal suo inesauribile cappello a cilindro: tra l’entusiasmo (e forse l’incredulità) del pubblico, si avvia a servire per il match, sul 5-3 nel quinto. Si procura due match point: a quel punto, in particolare sul primo punto che potrebbe rivelarsi decisivo, si potrebbe dire che la regia della partita passi a Woody Allen.
Non c’è di mezzo un nastro, ma una risposta incredibile di dritto da parte di Djokovic su una prima palla di Federer che, normalmente, dovrebbe valere quasi il punto diretto. Talento purissimo e volontà d’acciaio, certo: ma, forse, Nole non ce ne voglia, anche un pizzico di fortuna nel trovare proprio quella risposta in quel momento. Fortuna che, come ricordava Gianni Brera, “non spreca i suoi favori: per solito li concede a chi li merita”.
In quel momento, in quel magico 2011, Djokovic è il migliore, ha sfiorato il Grande Slam e anche la sorte gli sorride. Quel sorriso, anche quel sorriso, gli vale la vittoria in un match straordinario, e gli permetterà di conquistare poi il titolo, in finale con Nadal. E con negli occhi quel ricordo, ci prepariamo a nuove sfide, a palline che colpiscono il nastro e possono cadere da una parte e dell’altra, a colpi meravigliosi e inattesi, a scontri senza quartiere e a emozioni senza fine: a tutto ciò, insomma, per cui il tennis, finalmente tornato in campo, non smette di appassionare.
Genovese, classe 1985, Damiano Verda è ingegnere informatico e data scientist ma anche appassionato di scrittura. “There’s four and twenty million doors on life’s endless corridor” (ci sono milioni di porte lungo l’infinito corridoio della vita), cantavano gli Oasis. Convinto che anche scrivere, divertendosi, possa essere un modo per cercare di socchiudere qualcuna di quelle porte, lungo quel corridoio senza fine. Per leggere i suoi articoli visitate www.damianoverda.it