[1] N. Djokovic b. [4] A. Zverev 4-6 6-2 6-4 4-6 6-2
Ci si aspettava una battaglia, e battaglia è stata. Magari non sempre bellissima, ma ci sono comunque stati momenti di grande spettacolo con scambi mozzafiato che hanno intrattenuto il pubblico di New York in una notte che nelle gradinate alte dell’Arthur Ashe Stadium si era fatta anche piuttosto freddina.
Novak Djokovic è riuscito a prendersi la rivincita sulla sconfitta di Tokyo e c’è riuscito giocando una partita che però ricorda molto di più il match giocato dai due allo scorso Open d’Australia, perché ci sono stati diversi momenti in cui si aveva la netta sensazione che il risultato dipendesse più da Zverev che da Djokovic, ma il tedesco non è riuscito a concretizzare in punteggio questo vantaggio di gioco. Zverev avrebbe dovuto probabilmente vincere il terzo set, nel quale ha avuto tre palle break in due occasioni, ma si è fatto trascinare alla volata finale dove, sul 4-5 ha commesso tre errori gratuiti che gli sono stati fatali.
Forse non è stato fortunato a dover servire per secondo in tutti e cinque i set, ma in almeno una occasione ha soltanto se stesso da biasimare: sotto 2-5 nel secondo set, ha giocato un turno di battuta piuttosto distratto, cedendo il set 6-2 e concedendo a Djokovic il turno di battuta iniziale del terzo set che potrebbe aver spostato la dinamica del gioco in favore del serbo.
Djokovic è stato abilissimo a cambiare il volto tattico della partita secondo la sua convenienza, soprattutto quando il servizio di Zverev è sceso di intensità e gli ha permesso di tessere le sue trame. Ha allungato gli scambi alla fine del terzo set, ottenendo il break decisivo, e una volta andato in svantaggio all’inizio del quarto ha accelerato il gioco per evitare di sprecare troppe energie in un set probabilmente compromesso.
LA PARTITA – Il match inizia con una buona mezz’ora di ritardo, per la gioia dei venditori di cocktail, sembra per restrizioni dovute all’arrivo a New York del presidente Joe Biden in vista delle manifestazioni per l’11 settembre, di cui quest’anno cade il 20° anniversario. Il pubblico è nettamente dalla parte di Djokovic, e molto più silenzioso di quanto non fosse stato nelle serate precedenti. I primi game filano via rapidamente: anche se i punti si giocano principalmente da fondocampo (quando non vengono decisi direttamente dalla battuta), i servizi dominano nei primi sei giochi con solo sei punti conquistati da chi è alla risposta. È Djokovic a dover affrontare la prima palla break, salvata con un bel servizio vincente esterno. E poi il diritto lo abbandona per un attimo: quattro errori gratuiti lo inguaiano sul 4-4, Zverev spinge sul gas e con un doppio fallo cede il servizio che gli costa il set. Zverev fa il suo dovere e dopo 37 minuti conquista il primo set per 6-4: è la decima volta quest’anno che Djokovic cede il primo set in un torneo dello Slam.
La battuta del n. 1 del mondo balbetta un po’, Zverev manca un diritto per andare 15-40, ma il primo game è per Djokovic, nonostante due parità. Ma quando sembrava che l’inerzia fosse tutta dalla parte del tedesco, è proprio la sua battuta a prendersi una pausa. Una sola prima su sei punti, il doppio fallo sulla palla break e Djokovic vola sul 3-0. Il regalo ricevuto da Zverev è davvero una manna dal cielo per Nole che non si fa pregare e riparte come un treno al servizio. Non ha nemmeno bisogno di chiudere il set con la battuta, perché Zverev completa un altro game di battuta davvero disinvolto e concede il 6-2. Dopo un’ora e 13 minuti (quattro minuti in meno di quanto è occorso per il primo set di Djokovic-Berrettini) il punteggio è di un set pari.
Nel terzo set il livello non sale, gli errori sono tanti e la sensazione è che la partita sia sulla racchetta di Zverev che si vede annullare una palla break da un servizio vincente nel primo game, ma soprattutto non riesce a sfruttare un 15-40 sul 2-2 in un gioco nel quale Djokovic sbaglia due brutti colpi da fondocampo. Il serbo difende i turni di battuta con le unghie, Zverev cede quattro punti in quattro turni. Ma sul 4-5, quando i servizi cominciano a essere meno efficaci e si gioca di più sugli scambi prolungati, Djokovic si mette a fondocampo a palleggiare ed è Zverev a mancare tre diritti consecutivi per lo 0-40. Il primo set point lo sbaglia Djokovic, sul secondo Zverev mette a segno un diritto vincente dopo uno scambio da 53 colpi, mentre sul terzo il serbo avanza su un colpo più corto e chiude con lo smash il 6-4 finale.
Gli scambi prolungati continuano anche all’inizio del quarto set, ma non sembra che giochino troppo a favore del n. 1 del mondo, perché al terzo game, sul servizio di Djokovic, Zverev risale da 30-0, si vede la prima palla break annullata da un servizio centrale, ma sulla seconda lascia partire un missile lungolinea di diritto che lascia fermo il suo avversario. Indietro di un break il serbo comincia a lasciare andare maggiormente i colpi, probabilmente per risparmiare qualche energia in vista del quinto set. Zverev protegge il suo servizio fino alla fine senza troppi patemi, e il match arriva al parziale decisivo.
Qui Zverev compie lo stesso errore che aveva commesso nel secondo set, quando ha subito il break immediatamente facendo involare Djokovic sul 3-0. Un doppio fallo e due errori di rovescio gli sono fatali, perché sul 30-40 Nole mette a segno uno schema palla corta-passante che fa alzare in piedi tutto l’Arthur Ashe, ancora quasi pieno nonostante l’ora tarda. Con Djokovic in vantaggio il set si trasforma in una passerella perché Zverev si fa rimontare da 30-0 anche nel turno di battuta successivo e con due errori gratuiti, tra cui uno smash, dà il break della sicurezza a Djokovic. Certo, il serbo si innervosisce un po’ e non riesce a chiudere con il servizio a disposizione sul 5-1, ma la fine dell’incontro arriva poco dopo.
MENO UNO – Rimane quindi solo un passo da compiere a Novak Djokovic per realizzare il Grande Slam e aggiudicarsi il 21° Major della carriera. Domenica pomeriggio, alle 16 locali (le 22 in Italia) dovrà affrontare il n. 2 del ranking mondiale Daniil Medvedev, che ha battuto in 5 delle 8 precedenti sfide, inclusa anche la finale dell’Australian Open lo scorso febbraio. “Giocherò la partita come se fosse l’ultima partita della mia carriera” ha detto il serbo subito dopo la vittoria in semifinale. Anche se probabilmente non sarà l’ultima, sarà certamente la più importante.